Una volta varcata la soglia del locale, inserito in un contesto bello com'è Palazzo Pfanner e il suo giardino nel verde, comincia un autentico viaggio gastronomico in compagnia di Cristiano Tomei e il suo staff, capitanato da Marta Passaseo e abbigliato - non a caso - come il team di bordo d'un aereo. Non c'è carta: l'unica scelta è che percorso fare e quante tappe, da 6 a 10, per lasciarsi poi sorprendere da accostamenti arditi e sapori inconsueti, ma dal gusto assicurato. Difficile raccontare nella loro dialettica e riuscita complessità piatti come le zucchine al pomodoro con ostrica marinata e base di scarpaccia; la cecina, un totem locale, qui servita con lentisco, maionese al pepe nero e mortadella; la triglia con daino, burro di pinoli e loro fondi; o gli incredibili agnolotti ripieni di lattuga alla brace, burro di arachidi e salsa al vermouth. Solo esempi peraltro, perché i piatti sono in continua evoluzione in base alle stagioni e all'estro inesauribile di Tomei. Cantina a sua volta per nulla banale, con molte etichette di cosiddetti naturali e piccoli artigiani, e chance per pairing validissimi. Servizio curato, attento e rilassato.