Vigorello di San Felice. I primi 50 anni del Supertuscan nel sud del Chianti Classico

12 Lug 2022, 19:49 | a cura di

Vigorello di San Felice. La storia del vino

Ci sono alcune etichette (non sono molte in realtà) che hanno cambiato la storia del vino italiano. Sicuramente di questo esclusivo club fa parte il Vigorello, tra i prodotti di punta di San Felice, importantissima realtà vinicola dell’areale di Castelnuovo Berardenga, nella propaggine meridionale della denominazione Chianti Classico. Con la vendemmia 2018, in uscita sul mercato proprio durante questo 2022, il Vigorello spegne le sue prime 50 candeline. Abbiamo ripercorso alcune tappe di questa lunga storia con Leonardo Bellaccini, enologo dell’azienda.


Qual è l’idea che ha ispirato la nascita del Vigorello?

Vigorello nasce nel 1968, da un’idea di Enzo Morganti che in quegli anni, in anticipo sui tempi, per primo intuisce le grandi potenzialità del sangiovese e inizia così a vinificarlo in purezza, cambiando per sempre l’approccio alle rigide norme del disciplinare di produzione del Chianti Classico che allora prevedevano il taglio con uve a bacca bianca. Fu una piccola rivoluzione, che ha rappresentato un punto di rottura con il sistema di produzione tradizionale, ma anche il punto di partenza verso lo sviluppo di un intero territorio e del suo vitigno d’elezione.

Come è cambiato il Vigorello nel tempo?
Dalla nascita a oggi, Vigorello ha compiuto un percorso in costante evoluzione attraverso la definizione degli uvaggi che ne hanno determinato lo stile fino a quello attuale: nel 1979 il sodalizio tra Sangiovese e Cabernet sauvignon; nel 2001 l’inserimento nel blend del Merlot, che nel 2006 sostituirà interamente il Sangiovese; nel 2011 la svolta, con l’introduzione del Pugnitello, vitigno
autoctono riscoperto attraverso gli studi nel nostro Vitiarium (vigneto sperimentale che raccoglie oltre 270 varietà di uve per salvaguardare l’importante patrimonio genetico viticolo), che da allora compone, insieme a Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit  Verdot, il blend del Vigorello e ne segna l’unicità.

Cosa dobbiamo aspettarci dal Vigorello ‘18?
L’annata 2018 è stata caratterizzata da un’estate non particolarmente calda con piogge regolarmente distribuite durante tutto il periodo vegetativo. Alla raccolta le uve si presentavano ben mature e attraverso un’attenta cernita, che ha ridotto la quantità del 30%, siamo arrivati a una qualità eccellente. Le diverse varietà sono state fermentate separatamente in tini di rovere e affinate per 20 mesi in barrique. Alla fine, il blend ha prodotto un vino ricco e concentrato, ma con tannini morbidi che danno carattere ed equilibrio; l’annata ideale per celebrare un anniversario così importante.

Quali sono per lei le più grandi annate del Vigorello?
Parlando di grandi annate recenti non si può non citare la 2016 e la 2015. Scorrendo il calendario sicuramente degne di nota sono la 2010, la 2007 la 2001. Se facciamo
una selezione delle migliori vendemmie degli anni Novanta, emergono senz’altro la ‘97, la ‘95 e la ‘90. Grande versione anche quella del 1988. A un recente assaggio ho trovato ancora in buona forma anche la ‘78, la ‘75 e addirittura la ‘69: in queste ultime naturalmente la variabilità tra bottiglia e bottiglia è un aspetto da tenere in considerazione.

San Felice. Relais&Chateaux immerso nelle vigne e nella storia

La storia di San Felice affonda le sue radici già agli inizi dell’’VIII secolo d.C., quando queste terre furono oggetto di contesa tra i vescovi di Arezzo e Siena. La storia recente dell’azienda vinicola, invece, possiamo spostarla molto più avanti nel tempo: protagonista ne fu Giulio Grisaldi del Taja, la cui famiglia entrò in possesso del borgo e dei suoi terreni nel '700. Intuendo le grandi potenzialità agricole della tenuta, il conte, intorno agli anni Venti del Novecento, investì nelle attività rurali e diede il suo contributo alla fondazione del Consorzio del Chianti Classico nel 1924. Nel corso degli anni ‘70 San Felice fu acquistata dal Gruppo Allianz, che avviò una profonda opera di rinnovamento del Borgo, con la creazione di un’azienda vinicola all’avanguardia, e più tardi, nel 1991, con l’imponente opera di restauro delle strutture e la conversione di queste in albergo diffuso, l’unico resort del Chianti Classico a entrare nel circuito internazionale dell’hotellerie di lusso Relais&Chateaux. Ma San Felice non è la sola cantina del Gruppo, che negli anni si è guardata intorno, in Toscana, a investire in altri due territori al vertice della vitienologia regionale, prima a Montalcino, con il marchio Campogiovanni, e poi a Bolgheri con Bell’Aja.

San Felice. I numeri

  • 685 ettari totali
  • 188 ettari vitati: 150 ettari nel Chianti Classico; 23 ettari a Montalcino; 15 ettari a Bolgheri
  • 15.000 piante di olivo
  • 1,2 mln di bottiglie/anno
  • 65% export
  • 20 etichette
  • 18 volte Tre Bicchieri

 

San Felice | Castelnuovo Berardenga (SI) – loc. San Felice
05773991 - sanfelice.com

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