Oltrepò. Terroir antico, vini contemporanei

10 Dic 2016, 13:51 | a cura di

Area ad alta vocazione viticola, è tutelata dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, istituito nel 1959 grazie a un convegno di vigneron.

Le porzioni di vigna delle valli dell'Oltrepò sono divise dall'antica Postumia, oggi chiamata via Emilia,una lunga e bella strada. Da subito si intuì quanto sarebbe stato importante creare condivisione, guardare al futuro e difendere un'identità. Oggi il Consorzio si impegna ad aiutare i produttori, a esplorare nuovi scenari nel panorama vinicolo regionale, fare comunicazione e marketing e realizzare manifestazioni e degustazioni su scala locale, regionale, nazionale e internazionale guardando all'estero e in particolare all'Europa, all'America, alla Svizzera e al Giappone. Incontriamo tra le vigne Michele Rossetti, che di questo Consorzio è Presidente, per parlare del futuro dei vigneti e della ricca storia che si è intrecciata negli anni con quella del Gambero Rosso.

 

Com'è nato il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese?

Tutto cominciò da un’associazione di produttori, fondata ufficialmente il 4 agosto 1960. Il suo slogan era “Qui il vino è vino”. Nel 1977 il Consorzio divenne Consorzio Volontario Vini Doc Oltrepò Pavese ed ebbe come primo presidente Antonio Giuseppe Denari, illustre e lungimirante protagonista di uno dei momenti storici più importanti della produzione enologica oltrepadana. Da allora il Consorzio ha ampliato le sue aree di intervento con gli enti istituzionali a partire dal Ministero delle Politiche Agricole e dalla Regione Lombardia. 

Quali fini e obiettivi si prefigge di raggiungere?

La libera associazione dei produttori si è nel tempo notevolmente evoluta e oggi, attraverso i suoi uffici, cura le pubbliche relazioni dell’Oltrepò del vino, per far crescere il marchio e il valore collettivo di un territorio che si evolve. Il Consorzio è presente su Internet e sui principali social network in modo molto attivo. Qui mondo del vino significa qualità nel bicchiere, ma anche chance di crescita economica: le cantine vogliono creare enoturismo e itinerari culturali agganciati alla rete della ricettività, come testimonia il progetto "Guidando con Gusto" (www.guidandocongusto.com), nato da una sinergia tra Consorzio e Strada del Vino e dei Sapori dell'Oltrepò Pavese.

 

Certamente uno dei vini più blasonati prodotti dalle singole aziende dell'Oltrepò è il Pinot Nero spumantizzato: quante bottiglie vengono esportate all'estero e quali i Paesi in cui c'è maggiore richiesta?

L’export dell’Oltrepò Metodo Classico è all’inizio. I primi Paesi target sono Stati Uniti e Svizzera. Segnali arrivano oggi anche dal Giappone. Certo noi abbiamo una grande storia spumantistica da raccontare al mondo. Gli ampelografi ipotizzano la presenza di genotipi ancestrali del Pinot nero sulle colline dell’Oltrepò già dall’epoca dei Romani. Citazioni più certe risalgono poi al 1500 ma è nella seconda metà del 1800 che, a Rocca de’ Giorgi, si impiantano con successo diversi ettari di cloni francesi. È l’inizio di un’avventura che coinvolgerà tutto il territorio, caratterizzandolo soprattutto per una fortissima vocazione spumantistica. Nel 1912 il cartello pubblicitario “Gran spumante Svic” (Società Vinicola Italiana di Casteggio) svetta accanto alla statua della Libertà di New York: siamo stati i primi a esportare spumante Classico negli Usa. Seguono anni febbrili e numerosissimi riconoscimenti ottenuti da svariati marchi aziendali. Nel 1970 arriva la Doc Oltrepò Pavese, mentre nel 2007 nasce la Docg Oltrepò Pavese Metodo Classico. Oggi dobbiamo prendere questa storia e farne patrimonio presente.

 

E il Bonarda?
Trasversalità, pronta beva e piacevolezza sono le caratteristiche che rendono unico e inimitabile il Bonarda dell'Oltrepò Pavese Doc, di cui si producono 22 milioni di bottiglie all'anno e che certamente è il prodotto più rappresentativo del territorio in termini di numeri. Nasce dai nostri 4.000 ettari di uva croatina, coltivati in collina, e dalla sapiente opera di tante aziende vitivinicole che ne hanno fatto un vino quotidiano di alta qualità. Altro suo pregio è la versatilità: risulta infatti facilmente abbinabile a uno svariato numero di piatti, a partire da quelli della tradizione lombarda.

Quale aspetto del vostro consorzio avete sviluppato assieme al Gambero in questi trent’anni?
È stato stimolante condividere il percorso di crescita ed evoluzione delle nostre denominazioni vicino a un player vincente e innovativo come Gambero Rosso. Da questa sinergia abbiamo appreso molto e, speriamo, di aver anche dimostrato che i piccoli produttori hanno bisogno dell’attenzione dei grandi editori per farsi conoscere e andare lontano, migliorando la loro qualità percepita.

Quando è nata la collaborazione con il Gambero?
Il rapporto con il Gambero Rosso si è instaurato durante l'anno 2000 e da allora è proseguito in crescendo. Negli ultimi due anni, in particolare, il nostro non è stato più solo un dialogo finalizzato a promozione e pubblicità ma anche per sviluppare insieme eventi e percorsi di valorizzazione delle nostre denominazioni e del nostro territorio nel suo insieme. Inoltre il Consorzio ha avuto la possibilità di comunicare il proprio dinamismo e le proprie attività ad una sempre più ampia e qualificata platea di operatori professionali e winelovers.

Quanto è importante il mondo dell'editoria oggi?
C’è chi ritiene vecchia la stampa verticale. Io trovo che non la sia affatto, perché oggi raccontare le denominazioni e i territori è una sfida centrale per un mondo del vino che, viceversa, rischia d’interrompere il rapporto virtuoso con il mondo consumatore. In particolare bisogna far crescere una nuova cultura del vino tra i giovani. Le Guide? Contano molto per raccontare la qualità, ma a mio avviso conta ancora di più promuovere l'unicità più che la mera tipicità: essere tipici non basta se non si è anche unici.

Come vi vedete tra trent'anni?
Vogliamo e dobbiamo internazionalizzare l’Oltrepò Pavese, che per dimensione e capacità produttiva deve concentrarsi per allungare il proprio scaffale. Immagino un territorio maggiormente protagonista a livello mondiale, in particolare negli Stati Uniti e in Giappone, così come in Germania, Svizzera e nel Nord Europa.

 

www.oltrepopavese.com

a cura di Stefania Annese

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