Ricorrenze

Occupato dai tedeschi, utilizzato dagli americani per giocare a biliardino, amato dalle star di Hollywood. L'incredibile storia di un antico hotel di Roma

100 anni di Roma raccontati dalle sale di un albergo unico: una storia di arte e artisti che ancora si intreccia dietro a piazza del Popolo

  • 13 Luglio, 2025

Si chiama Locarno come la cittร  svizzera, perchรฉ รจ da lรฌ che arrivavano i fondatori di questo hotel nel cuore di Roma. Un nome assegnato un po’ per nostalgia, un po’ per quel tocco di esotismo che poteva aumentarne l’appeal. Siamo nel 1925, Anno Santo come lo รจ questo 2025 in cui spegne cento candeline, lโ€™hotel fa il suo esordio come โ€œprima categoriaโ€ o โ€œmaison di prim’ordineโ€ (secondo la classificazione dell’epoca, paragonabile a un odierno 5 stelle). Per pubblicizzarlo i proprietari commissionarono un manifesto โ€“ oggi bellissimo logo in stile Liberty dell’hotel โ€“ ad Anselmo Ballester, famoso illustratore del cinema muto e dei grandi capolavori di Hollywood, che gli assicura l’attenzione dell’ambiente cinematografico; e subito si impone come indirizzo di riferimento per i divi dell’epoca. Cosรฌ va avanti fino all’incombere della guerra, quando l’hotel viene occupato: tedeschi prima, americani poi. Nel bar avevano sistemato flipper e biliardini, e raccontano i vicini che finita finalmente la guerra arrivavano i ragazzini per giocare. Ne parla Caterina Valente, attuale proprietaria dell’hotel. Che รจ un 5 stelle indipendente, frutto di una storia imprenditoriale tutta al femminile.

Una nuova vita

Il dopoguerra รจ faticoso, l’economia ancora a pezzi e la parabola dell’hotel Locarno a un certo punto pare finita per sempre: la proprietร  frammentata, l’albergo sempre piรน logoro. A un certo punto arriva Maria Teresa Celli, classe 1932, separata con due figli piccoli. รˆ intraprendente, bellissima, risoluta. Una donna moderna in una cittร  che voleva aprirsi al futuro ma nascondeva ancora tra le pieghe una mentalitร  molto chiusa. In quegli anni acquista a poco prezzo piccole case da ristrutturare, attici mignon senza ascensore, li sistema e poi li vende agli stranieri. Celli un giorno arriva su via della Penna per vedere un appartamento, nell’attesa si accorge di questo hotel un po’ fatiscente, ma ancora pieno di fascino: decide di dirottare le sue finanze per prenderne un pezzetto, pochi metri quadri al secondo piano. Siamo a metร  degli anni Sessanta.

ยซAll’epoca c’erano i fitti bloccati per rilanciare l’economia. I mensili erano bassissimi, l’inflazione galoppava, ad affittare non ci si guadagnava nienteยป racconta Caterina Valente che di Maria Teresa Celli รจ figlia. Dopo qualche anno il proprietario della licenza vuole disfarsene, lei si fa avanti, intenzionata a riportare questo spazio agli antichi fasti. L’hotel era ancora attivo, perรฒ aveva perso smalto; ma i nomi noti non mancavano mai: artisti squattrinati, alcolizzati, geniali ma un po’ pazzi. Si ricorda ancora la nottata alcolica di Jack Kerouac e Gregory Corso che rientrarono non si sa bene come nelle loro stanze. Ma erano anche gli anni della Dolce Vita: Cinecittร , la Hollywood sul Tevere, richiamava a Roma le star di tutto il mondo. Con il fiorire dellโ€™industria cinematografica l’hotel riprese presto prestigio: i paparazzi rubavano gli scatti dei divi al bar del Locarno mentre la Scuola di Piazza del Popolo animava le cronache artistiche e quelle mondane. Lรฌ vicino c’era tanto fermento artistico, tante gallerie, l’Attico di Fabio Sargentini e La Tartaruga di Plinio De Martiis. Era una societร  vibrante e scapestrata, un po’ decadente, totalmente sregolata. ยซOgni mattina c’era qualcosa che succedevaยป, dice Caterina Valente.

Il Bar Rosati e il Locarno erano i punti di riferimento di un popolo di scrittori, pittori, registi, attori, tanti passavano di qui anche per andare dai fratelli Bulla, la piรน antica litografia del mondo. รˆ stata una stagione leggendaria, quella: Federico Fellini e Giulietta Masina erano di casa โ€“ abitavano a via Margutta โ€“ lui trascorreva qui intere giornate quando voleva stare tranquillo a lavorare, e lei quando si annoiava andava a fare shopping con Carmela, la governante del Locano, altra figura mitica: scappata a Roma per rifiutare il matrimonio riparatore, ยซcon mia madre รจ la donna che ha fatto il Locarnoยป. Erano presenza fissa anche Alberto Moravia ed Elsa Morante che abitavano a via dell’Oca. ยซArtista chiama artistaยป, dice Valente per spiegare come il Locarno sia diventato, praticamente da subito, il ritrovo degli artisti.

Il merito perรฒ va anche a Maria Teresa Celli, alla sua gestione irrituale. Si ispira allo spirito degli annรฉe folles dei primi del Novecento, gli artisti sono i benvenuti con tutte le loro stranezze. Si beve molto in quel periodo, girano anche molte droghe. ยซMia mamma vietava, sequestrava, teneva in ordine i geni sregolatiยป che qui si sentivano a proprio agio, liberi di esprimersi e di mostrarsi come erano, protetti e coccolati. Al Locarno si viene per bere, chiacchierare, creare, qualcuno dipingeva pure nelle stanze; era un periodo sfrenato, ยซuna volta, erano gli anni โ€™70, dovette smontare una porta per mandare via due artistiยป. Insomma: ยซera un inferno, ma ci divertivamo come pazzi. Era magnificoยป. Negli anni ’70-’80 continua per la sua strada, crescendo sempre un po’. Comincia una lunga opera di rinnovamento, Celli vuole conservare il piรน possibile di quell’anima e quei dettagli.

Locarno: casa d’arte e di artisti

Negli anni โ€™80, se da una parte il cuore della cittร  si svuotava e le persone si spostavano in quartieri satellite come Fleming o Appia Antica, dall’altra le grandi catene alberghiere si affacciavano nella Capitale mentre arriva il turismo d’Oltreoceano. Celli vuole dare gli stessi standard elevati ai viaggiatori americani, ma vuole anche creare qualcosa di unico e magico, vuole che il Locarno sia come una casa: ogni stanza deve essere diversa, ยซsi puรฒ considerare come prodromico dei boutique hotel dei primi anni 2000ยป, commenta Valente. In quegli anni mette a disposizione gratuitamente ai clienti delle bici. Ma la vera caratteristica dellโ€™hotel รจ sempre stata la presenza costante di artisti: entravi e trovavi uno scrittore sdraiato tutto il giorno sul divano, incontravi personaggi come Basquiat e Borges. Tano Festa stava qui quella volta che lo trovarono sul cornicione, vittima di uno scherzo di altri artisti: aveva paura dei fantasmi e lo avevano terrorizzato a morte. Carlo Cecchi tornava tardi, dopo la performance in teatro, e si svegliava altrettanto tardi. La colazione non aveva orari, e ancora oggi รจ cosรฌ: ยซi clienti mangiano quando vogliono e dove vogliono: al bar, nelle salette, nella seconda terrazza che diventa un privรฉe. Anche alle 4 del pomeriggioยป. Ricorda Valente la volta che uno scrittore stava lavorando al suo libro davanti al camino, dopo un aperitivo chiede un’amatriciana, ยซallora avevamo un ristorante, quando gli chiedono di spostarsi, lui replica che sta creando… Alla fine ha mangiato lรฌ. E noi abbiamo dismesso la sala ristorante. Ora se uno vuole stare al bar e mangiare lo puรฒ fare e senza orariยป.

Caterina fa la gavetta, a 20 anni giร  รจ al lavoro. Nel 1993 vince โ€“ unica italiana โ€“ una borsa di studio per un master alla Cornell University Hotel School. ยซUn’esperienza pazzescaยป, la definisce. Quando torna a Roma, la madre le dร  fiducia e responsabilitร . ยซEra dura, mi controllava, ma non era in competizioneยป. Lei impone il suo stile nella gestione del personale, il Locarno continua la sua evoluzione: ยซMia madre teneva tutti a bada con poche parole e riusciva a gestirci. Era leggendaria, come il Locarnoยป, sorride. Con un archivio protetto dai beni culturali, due romanzi intitolati proprio Hotel Locarno, un libro di fotografie d’arte, un film, uno spettacolo teatrale, e moltissimi quadri ambientati qui, con tanto di lavoro fatto da Enzo Cucchi sulla locandina, il Locarno รจ una vera istituzione nel mondo dell’arte. Nonostante questo, perรฒ, allโ€™interno non ci sono grandi opere: ยซla mamma aveva bisogno di soldi, non accettava di essere pagata con quadri autografi come spesso si faceva all’epoca… altrimenti avrebbe avuto una collezione d’arte pazzescaยป. Da sempre il loro hotel ha rappresentato una casa per artisti di ogni genere ed epoca: ยซPraticamente tutti i vincitori del Premio Strega hanno vissuto e festeggiato da noiยป. Per non parlare di sceneggiatori, videomaker, stilisti di ogni epoca: da Fellini a Wes Anderson.

La cura dei particolari

Negli anni ’90 รจ un tre stelle, ยซil migliore tre stelle di Romaยป lo incorona il Gambero Rosso nel 1993. L’albergo continua la sua crescita, mantenendo la stessa declinazione. I lavori di ristrutturazione conservano decori e dettagli originali, ยซper fare la manutenzione ti viene il mal di testaยป dice Caterina che elenca rubinetti diversi in ognuna delle camere, lampadari antichi che rimettere a nuovo in caso di rottura รจ complicatissimo, il pavimento bullettonato dei primi del ‘900 da salvare. ยซLa manutenzione e la pulizia sono faticose, ma lo facciamo con amoreยป. Quando si fanno i lavori il tempo si ferma: ยซPer un bagno di 10-12 metri ci abbiamo messo 4 mesi, l’abbiamo rifatto 4 volte con mastri veneziani perchรฉ non veniva bene il colore di recupero di un pavimentoยป.

Ci sono stati grandi lavori โ€“ anch’essi impegnativi โ€“ quando nel 1998 hanno accorpato un secondo edificio d’epoca con affreschi, cassettoni, maniglie antiche in bronzo fuso. E poi ancora nel 2010, quando sono passati da 67 a 49 camere per dare piรน importanza alle toilette e far vivere l’esperienza anni ’20 della sala da bagno. Allora hanno organizzato una performance con 2 artisti, per tranquillizzare gli ospiti che non sarebbe cambiato nulla. ยซHanno intervistato 100 clienti, facendo poi raccontare le loro storie a degli attori, e in ogni stanza ricreato i suoni degli ospiti con dei registratoriยป. Un vero lavoro sulla memoria, il tutto per assicurare che il maggiore comfort non avrebbe stravolto gli spazi. La sensibilitร  artistica รจ una costante, anche per chi lavora qui: ยซTra le altre cose, durante i colloqui, chiediamo se sono interessati al mondo dell’arte. Allo staff faccio corsi di storia, li porto a visitare alcuni studi, come quello di Luigi Ontani, gli racconto del mondo dell’arte degli anni ’60, un’epoca bellissimaยป. E non รจ un caso che molti sono giovani studenti di cinema o arte, che magari proprio qui trovano i loro ingaggi. ยซMa tutto succede in modo molto spontaneo: understatement chiama understatementยป.

รˆ il Locarno style, ยซsi crea un bellissimo clima, gli artisti si rincontrano e diventano amici. Lucio Dalla veniva spesso. Cosรฌ Ezio Bosso: diceva che il Locarno era un’isola che gli aveva fatto benvolere Roma, prima non accettava concerti qui. Era una persona deliziosa, eravamo molto amiciยป. Tanti vengono qui a scrivere dall’estero, clienti long stay che si fermano anche due mesi. Peter Greenway una volta stava facendo un kickoff meeting di un film, c’era un gran rumore per i lavori in corso e lui disse che era come stare dal dentista senza sentire dolore… In tanti passano a vedere chi c’รจ, sono ormai di casa. Qualcuno discute una sceneggiatura al bar, qualcun altro si lancia in commenti vari: ยซA me diverte molto, sento tutti i consigli dei clientiยป. Una volta uno degli ospiti l’ha fatta desistere dall’idea di fare una grande Spa con palestra. Le disse: ยซNon mi far vedere mai nessuno in questo giardino uscire sudato e in calzoncini, noi vogliamo solo vedere gente elegantissima, fantastica, intellettualmente rilevante e vogliamo ubriacarci, non essere healty. Non farmi sentire in colpa se sto bevendoยป. Cosรฌ la Spa รจ stata ridotta (oggi รจ una piccola palestra customizzata) per fare spazio a una grande cantina. ยซQui c’รจ l’indulgence, se vuoi sentirti healty vai altroveยป. I frequentatori sono chic, fuori dalle mode ma pieni di stile: ยซC’รจ chi esce con un pigiama viola, un enorme panama, scarpe di vernice bianche e nereยป. E l’atmosfera con il famoso cortile coperto, il ferro battuto, gli specchi liberty, la porta d’ingresso e il bancone del bar in stile, รจ quella giusta. Un po’ Midnight in Paris, un po’ Dolce Vita.

La vita al bancone

Il bancone รจ da sempre uno dei fiori all’occhiello da quando โ€“ in tempi non sospetti โ€“ decisero di puntare al bar. All’epoca a Roma non c’era l’abitudine, negli hotel non ci si andava. Cosรฌ quando hanno voluto aprire alla clientela esterna, hanno fatto un po’ di comunicazione tra i loro contatti, attirando quello stesso mondo che loro frequentavano. Non c’รจ voluto molto per creare nuovi riti. ยซIl Financial Times ci ha messo tra i migliori posti al mondo in cui bereยป. Il bar รจ nelle loro corde, perchรฉ divertente, informale, capace di ammaliare anche piรน della ristorazione.

Nicholas Pinna. Foto: Adriana Forconi

ยซA Nicholas Pinna, il nostro barman che sta qui da una decina d’anni, ho dato poche indicazioni: mi piace che racconti i suoi drink. Quando qualcuno arriva ordina sempre qualcosa che giร  conosce, magari il solito Aperol Spritz; ma al momento del secondo drink chiediamo allโ€™ospite se vuole provare qualcosa di particolare, scoprire un nuovo gusto. Ai nostri barman piace presentare i loro signatureยป. E tra i signature, oggi, c’รจ il cocktail centenario, รจ lui a raccontare la storia del Locarno.

Un twist sul French 75: gin, Champagne e succo di limone โ€“ ยซricordo dei miei giorni seduto al bancone dellโ€™Harryโ€™s Bar di Parigiยป, spiega Pinna โ€“ cui si aggiungono alloro e polvere di visciole (particolare che rimanda al classico dolce capitolino, ovvero la torta di ricotta e visciole) e profumo di glicine, che invece rimanda al giardino dellโ€™Hotel Locarno. Cosรฌ il barman fa incontrare Roma e il Locarno in un drink chiamato Grande Dame. E lo accompagna con originali segnalibri, opera di una artista che fa parte della โ€œfamigliaโ€ del Locarno e ha illustrato anche il menu e la carta dei cocktail. Negli ultimi anni, le classifiche internazionali continuano a tributargli quel merito che artisti di mezzo mondo gli hanno sempre riconosciuto.

Hotel Locarno – Roma – via della Penna 22 –ย +39 06 3610841 –ย https://www.hotellocarno.com

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