Goffredo Fofi, scomparso oggi a Roma allโetร di 88 anni, รจ stato uno degli intellettuali piรน coerenti, radicali e inclassificabili della cultura italiana. Educatore, critico cinematografico e letterario, fondatore e animatore di riviste come Quaderni Piacentini, Lo Straniero, Gli Asini, ha attraversato piรน di sessantโanni di dibattito civile portando sempre con sรฉ unโidea precisa di cultura: mai fine a se stessa, mai spettacolo, ma strumento di emancipazione e trasformazione sociale. Ha lavorato accanto a Danilo Dolci nella Sicilia degli anni โ50, ha scritto testi fondamentali sul cinema italiano, ha difeso la centralitร dellโinfanzia e ha contestato il conformismo della sinistra istituzionale.
Tra le molte voci del suo pensiero, ce nโรจ una piรน sommessa, comunque significativa: quella che lega il cibo, il vino, la convivialitร alla costruzione di un mondo piรน giusto. Nella vita quotidiana, nei gesti minimi, Fofi vedeva il riflesso di unโetica, di una politica, di una scelta. ยซNon accettoยป, diceva, citando Aldo Capitini, suo punto di riferimento nel pensiero nonviolento. E questo rifiuto, testardo e pacifico, si estendeva anche al piatto.
Nel 2022, Fofi pubblica per Contrasto Non mangio niente che abbia gli occhi, un breve saggio autobiografico e insieme pamphlet etico. Il titolo, volutamente diretto, racchiude decenni di riflessioni sul vegetarianesimo come atto di consapevolezza e responsabilitร . ยซLโidea di diventare vegetariano nasce dalla constatazione di unโingiustiziaยป, scrive. Per lui, mangiare carne significa accettare una forma di dominio: ยซMangiare carne รจ frutto di unโabitudine radicata, che non si interroga sulle sofferenze che provocaยป. Nessun ascetismo e nessuna moda, una presa di posizione netta: ยซIl vegetarianesimo non รจ una religione, ma una via di conoscenza e di rigore, un cammino in cui si imparano la misura e il rispettoยป. La convivialitร , in questโottica, non รจ un semplice momento conviviale, ma una pratica quotidiana che puรฒ contrastare lโatomizzazione e ricostruire legami: ยซSedere a tavola con altri รจ un modo per imparare a stare insieme, e per capire chi si รจยป. Anche il vino, nella sua visione, non รจ un dettaglio ma una presenza culturale: ยซIl vino vero, quello che racconta un territorio, una storia, รจ parte di unโeducazione sentimentale al gusto e alla vitaยป.
Nel libro Le nozze coi fichi secchi (E/O, 1999), Fofi ritorna sul valore delle cucine popolari, della sapienza contadina, delle ricette che si tramandano a voce e a mano. Il cibo, in questa prospettiva, รจ racconto, รจ memoria viva: ยซLe ricette della tradizione sono racconti di vita, testimonianze di una saggezza popolare che si trasmette attraverso il ciboยป. La tavola diventa cosรฌ un luogo di resistenza culturale, dove si celebra la diversitร e si tiene viva lโidentitร collettiva. La sua riflessione sul cibo e sulla vita quotidiana non รจ mai stata nostalgica, ma piena di tensione etica e civile: ยซDovremmo ricominciare da ciรฒ che รจ elementare: da quello che mettiamo nel piatto, da chi lo produce, da come lo condividiamoยป.
Oggi che Fofi non cโรจ piรน, resta la sua ereditร testarda e generosa. In un tempo che accelera e dimentica, la sua voce ci ricorda che rallentare, ascoltare, scegliere con coscienza sono ancora forme di ribellione. E che, forse, un altro mondo comincia proprio dal piatto.
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