Storie

Che cos'erano le cucine economiche e perché hanno segnato la vita delle famiglie italiane

Introdotte nell’Ottocento, non servivano solo a cucinare ma anche a scaldare le case, asciugare i panni e deumidificare l’aria: oggi qualcuno le usa ancora, come Giorgione, che racconta come funzionano

  • 22 Agosto, 2025

In alcune case di montagna è ancora possibile vederne qualcuna, rimasta lì come memoria di un’arte culinaria povera e contadina che oggi non esiste più. La cucina economica a legna ha segnato la vita di migliaia di famiglie, diventando il fulcro della loro quotidianità. Un unico strumento serviva a cucinare, riscaldare l’ambiente, deumidificare l’aria (mettendoci sopra un contenitore con acqua), asciugare i panni, in un’epoca in cui il cibo scarseggiava e le risorse economiche erano solo quelle della terra e dei boschi.

Che cos’è la cucina economica

I primi modelli di cucina economica a legna compaiono nell’Ottocento in Inghilterra. Erano realizzati con materiali come ghisa e acciaio, capaci di condurre e trattenere a lungo il calore. Alimentandole con la giusta tipologia e quantità di legna era possibile regolare l’intensità della fiamma e gestirla per diversi tipi di cottura, da quella lenta a quella più veloce. Come spiega Giorgione: «Anche per la legna si fa la scelta giusta: se si vuole subito la fiamma si usa quella delle conifere, per una fiamma più bassa e duratura si preferisce la quercia».

I modelli più antichi erano dotati di un piccolo sportello da aprire per introdurre la legna, nella quantità necessaria ad accendere il fuoco. Giorgione racconta: «Si mettono prima i legnetti piccoli e poi si aggiungono i ciocchi più grossi», proprio come nell’accensione di un camino. Se la fiamma tarda ad avviarsi, «ci si può aiutare anche con un po’ di carta da pane». La regolazione del fuoco avveniva attraverso il tiraggio dell’aria: «Se si vuole fiamma più alta, si apre l’aria; se si vuole meno fiamma, si chiude», quasi come con un moderno fornello a gas. In dieci minuti la cucina arrivava già a temperatura.

Questi modelli disponevano anche di un vano per scaldare le vivande e di un tubo per lo scarico dei fumi della combustione. Alcuni, molto antichi, avevano persino delle piccole asticelle di ferro poste in orizzontale, che fungevano da supporto per i panni stesi ad asciugare al calore.

Cucina economica oggi e l’esperienza di Giorgione

Oggi esistono modelli più innovativi, dotati di forno, doppio forno, piano cottura e persino piastra a induzione. Un tempo, però, la dotazione era essenziale: un forno e una piastra su cui bollire l’acqua, cuocere a fuoco lento nei tegami, preparare il caffè con la moka e molto altro ancora. Nella parte inferiore era presente un vano raccogli-cenere, la cui polvere poteva essere riutilizzata, come ricorda Giorgione, «anche come concime per l’orto».

«In montagna ho ritrovato una stufa economica degli anni Sessanta e me la sono portata a casa in Umbria. Con quella cucino di tutto: stracotti, pasta al sugo e persino fettine di carne», racconta Giorgione, che si è innamorato di questo strumento grazie alla sua tata tirolese. «Lei ne possedeva una molto grande in Val Pusteria, dove trascorrevo quattro mesi all’anno».

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