C’è chi la notte la chiude in discoteca e chi l’alba la apre in pista: niente alcol, solo bassi e caffè bollente. I coffee rave promettono di trasformare il risveglio nella nuova ora d’oro del clubbing, sostituendo la nebbia del post-sbornia con la lucidità caffeinata e un dancefloor pieno già alle otto del mattino. Un rituale che mescola adrenalina e moka, pensato per chi vuole ballare forte ma svegliarsi presto, e che in molte città è già diventato più virale di un afterparty a sorpresa.
L’antenato più citato è Morning Gloryville, nato a Londra nel 2013 e rapidamente diventato network internazionale di feste mattutine senza alcol, antesignano di un “conscious clubbing” che permette di entrare in ufficio con l’adrenalina di un after, ma la mente lucida. La formula intercetta esigenze molto 2025: economia del tempo (prima del lavoro), inflazione del divertimento serale (costi alti), desiderio di socialità offline. E funziona: è meno impegnativa del notturno, più inclusiva (arrivano anche genitori e runner) e abbastanza Instagram-friendly da generare passaparola.
Le capitali dove la tendenza si vede meglio? A Londra, Morning Gloryville continua a presidiare l’alba con party mensili e una community fedele: l’idea “rave your way into the day” resta il manifesto del format, nato in East London e poi esportato in decine di città. Accanto al capostipite, si fanno spazio format più recenti come Fresh Sesh, “morning coffee rave” dove musica, connessioni reali e community si incontrano già al mattino, senza sbronze e con molta caffeina. Coffee Culture ha inventato invece Run to Rave, che abbina una corsa leggera di 5 km a un DJ set e coffee shots energetici al Kasa Café di Fitzrovia. Più alternativa la proposta di Dear Coco, che ha animato il The Gessner di Tottenham Hale con un “End of Summer Coffee Rave” promosso su Instagram. A Barcellona l’etichetta è più letterale: The BCN Coffee Rave ha occupato a luglio lo spazio Flax & Kale Tallers per un “Vol. II” con specialty coffee, brunch e un DJ set daytime. A Mosca, infine, secondo Reuters, i caffè del centro si trasformano in dancefloor mattutini: luoghi che, almeno per qualche ora, fanno da palco a una socialità danzante senza alcol o frenesia notturna
L’etichetta “coffee rave” in Italia non è ancora esplosa, ma i segnali ci sono e passano spesso da luoghi che hanno già una comunità forte attorno al caffè e alla colazione allungata. A Milano, Tipografia Alimentare (Martesana, Nolo) ha sperimentato format di brunch musicali e DJ set diurni ribaltando l’idea che la musica da ballo appartenga solo al dopocena. Non è (ancora) un calendario strutturato come a Londra o Barcellona, ma è la prova che l’infrastruttura culturale c’è: bar di quartiere con identità, forni interni, una programmazione di micro-eventi e un pubblico abituato a vivere il canale già al mattino. Se la corsa dei prezzi notturni continuerà e il bisogno di socialità “sobria” resterà alto, è verosimile che il modello trovi casa anche qui, cominciando, com’è logico, dai caffè che hanno già la musica in playlist prima di mezzogiorno.
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