Colorata, speziata e rinfrescante, la mangonada (o chamoyada), tipico del Messico, è un simbolo dell’estate, venduto nelle strade e amato da generazioni. Se la granita siciliana è pura freschezza, la mangonada è un gioco di contrasti: dolce, salato, acido e piccante si rincorrono in un abbraccio tropicale che conquista al primo assaggio. Nato come street food nelle bancarelle di frutta di Città del Messico, è diventato negli anni un’icona centroamericana, fino a diffondersi oltre i confini nazionali grazie alla sua inconfondibile esplosione di sapori e colori.
La sua storia si intreccia con quella delle paleterías e delle carretas de helados, i carretti di gelato ambulanti che, da decenni, rinfrescano le giornate nelle città e nei paesi del Centroamerica. Le origini precise non sono facili da tracciare: alcuni sostengono che sia nata negli anni Novanta a Guadalajara, altri la attribuiscono alla creatività delle comunità messicane in California, che l’avrebbero poi riportata oltreconfine. In ogni caso, oggi la mangonada è un’icona dello street food rinfrescante, servita in bicchieri trasparenti che mettono in mostra i colori vividi e l’effetto “marmorizzato”.
Il cuore della ricetta è il mango maturo, frullato fino a ottenere una crema vellutata e stratificato con chamoy. Il chamoy, quasi sconosciuto in Italia, è un condimento dal carattere deciso che combina dolcezza, acidità e piccantezza, realizzato tradizionalmente con frutta in salamoia (come albicocche o prugne), peperoncino e agrumi.
Gli altri ingredienti sono semplici ma mai banali: mango fresco, peperoncino in polvere — spesso il popolare Tajín, che unisce peperoncino, lime e sale — ghiaccio tritato e, in alcune varianti, succo d’arancia o lime per amplificare la freschezza. A completare il tutto, una guarnizione scenografica: una caramella gommosa al tamarindo infilata su una cannuccia ricoperta di chamoy e spezie, dettaglio che aggiunge un tocco irresistibile.
In Messico, mangiare una mangonada è un piccolo rituale di strada. C’è chi, prima di affondare il cucchiaino o sorseggiarla con la cannuccia, mescola tutto con decisione per amalgamare colori e sapori, e chi invece preferisce assaporarla “a strati”, alternando la dolcezza cremosa del mango alle pennellate rosso fuoco del chamoy.
I più golosi pescano per primi i pezzi di frutta imbevuti di salsa piccante, mentre altri lasciano la caramella al tamarindo per l’ultimo morso, come premio finale. Ogni venditore ha il suo tocco distintivo: c’è chi decora il bordo del bicchiere con un anello di Tajín per un’esplosione di gusto sin dal primo sorso, e chi aggiunge mango a cubetti per regalare più morsi alla degustazione.
Credits TikTok @stephaniepena
Negli ultimi anni la mangonada ha superato i confini nazionali, conquistando soprattutto gli Stati Uniti, dove le comunità latine l’hanno adottata come simbolo identitario. Da Los Angeles a Houston, è ormai una presenza fissa nei menu di bar e caffetterie specializzate in cucina messicana contemporanea, che la reinterpretano in versioni innovative: in California, si trova spesso in formato “extra large”, mentre in alcune città del Nord America si arricchisce con topping insoliti come pezzi di cocco fresco e sciroppo alla fragola. Pur non tradizionali, questi aggiunte mantengono intatta l’identità giocosa e sorprendente della mangonada, fatta di contrasti visivi e gustativi.
Il fascino di questa bevanda non sfugge al mondo dei social, dove circolano video di bicchieri colmi di mangonada impreziosita dai topping più stravaganti, conquistando anche i palati sempre più audaci delle nuove generazioni, per le quali la combinazione tra dolce e piccante — lo “swicy” — è ormai una vera e propria bandiera. Per un italiano, la mangonada potrebbe ricordare una granita, ma il paragone è solo parziale: se la granita è un momento di pura freschezza, la mangonada è un gioco di contrasti, un equilibrio vivace tra dolce, salato, acido e piccante.
Ingredienti:
– 2 mango maturi
– 1/2 tazza di chamoy
– Succo di 1 lime
– Ghiaccio tritato q.b.
– Tajín q.b. (per guarnire)
Procedimento:
Sbuccia il mango e frulla la polpa fino a ottenere una purea liscia. Versa un po’ di chamoy sul fondo e lungo i bordi di un bicchiere alto, per decorare e aggiungere sapore. Aggiungi uno strato di ghiaccio tritato. Versa metà della purea di mango, spruzza un po’ di succo di lime e aggiungi un altro strato di ghiaccio. Ripeti gli strati, terminando con un filo di chamoy in superficie. Spolvera con Tajín a piacere e servi con cannuccia o cucchiaino
Immagine di copertina credits: David Malosh for The New York Times. Food Stylist: Simon Andrews.
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