Addio

Pippo Baudo, il conduttore più amato d'Italia, che portava la Sicilia (e la caponata della mamma) nel cuore

È morto il 16 agosto a 89 anni il più grande presentatore della televisione italiana. Nei suoi ricordi più intimi c’era la Sicilia

  • 18 Agosto, 2025

È morto il 16 agosto, a 89 anni, Pippo Baudo, il più grande presentatore della televisione italiana. Tra i tanti ricordi che lo accompagnavano, uno in particolare era legato al cibo: la caponata preparata da sua madre.
«Se chiudo gli occhi – raccontava in un’intervista a Corriere della Sera – mi riporta indietro nel tempo e mi ricorda mia madre. Ci metteva una mattinata intera per prepararla. La caponata ha degli odori particolari, un misto di melanzane, zucchine, pomodori, peperoni. Ma va fatta con molta attenzione, perché bisogna cucinare i vari ingredienti separatamente per poi riunirli e farne un sapore unico».

Festival di Sanremo 1968. Pippo Baudo, presentatore, al centro, con la coppia di vincitori: a sinistra Roberto Carlos, a destra Sergio Endrigo, in gara con «Canzone per te». Wikicommons

Festival di Sanremo 1968. Pippo Baudo, presentatore, al centro, con la coppia di vincitori: a sinistra Roberto Carlos, a destra Sergio Endrigo, in gara con «Canzone per te». Wikicommons

Radici siciliane

Parlava della sua Sicilia con nostalgia e orgoglio, come di un filo che non si è mai spezzato. Militello in Val di Catania non era solo il paese in cui era nato, ma il luogo delle estati spensierate, dei giochi all’oratorio e degli odori che rimangono impressi per sempre «Quando vado lì nella mia casa, sento il senso dell’appartenenza. Respiro un’aria antica, come tornassi con mio padre, mia madre, i parenti. Io questo cordone non voglio spezzarlo, non lo farò mai».

La cucina materna era parte di quel mondo: sapori intensi, a volte poco digeribili, come confessava lui stesso, «infatti poi bisognava fare lunghe passeggiate». La caponata era il suo piatto della nostalgia, ma insieme ai piatti restava vivo anche il ricordo del vino. Non le etichette celebri di oggi, bensì il rosso di Noto e il Nero d’Avola venduto sfuso: un carrettiere lo portava di casa in casa, spillandolo direttamente dalla botte. «Mi sembra di sentirne ancora gli odori… non era imbottigliato e si vendeva sfuso, costava poco, era eccezionale. Oggi è un trionfo, ma già allora non mancava mai sulla nostra tavola».

Foto cover:  Italian magazine Radiocorriere, Public Domain

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