Storie

Chi è Samin Nosrat, cuoca, scrittrice e personaggio TV

Da "Salt, Fat, Acid, Heat" a "Good Things", il percorso professionale e umano della cuoca che ha trasformato il sapere in empatia

  • 03 Ottobre, 2025
  • 03/10/25

Samin Nosrat è entrata nelle nostre cucine (e nei nostri cuori) nel 2017 con Salt, Fat, Acid, Heat, libro-cult e serie Netflix che hanno reso familiare la sua filosofia culinaria. La giovane americana-iraniana diventa all’improvviso una delle voci più ascoltate della cucina internazionale come punto di riferimento di un nuovo modo di raccontare il cibo: nessuna ricetta spettacolare, ma principi elementari, spiegati con immediatezza.
Ma dietro il successo, l’approccio amichevole e la risata contagiosa c’è una storia fatta anche di dubbi, burnout e ricostruzioni. Oggi, a distanza di anni, Nosrat torna con un nuovo libro e con un approccio diverso: meno ansia da prestazione, più attenzione alla vita reale, alle tavole condivise con amici, e ai gesti quotidiani che riportano equilibrio.

Samin Nosrat, gli inizi

Samin Nosrat nasce il 7 novembre 1979 a San Diego, da genitori iraniani immigrati. Dopo gli studi alla University of California a Berkeley, sceglie di entrare nel mondo della cucina. Inizia a lavorare al ristorante Chez Panisse, fondato da Alice Waters: nasce lì la sua formazione pratica, compiendo il passaggio da busser (aiuto sala) a pastaia, assorbendo dalla visionaria fondatrice l’impatto etico di quel modello di cucina legata al territorio.
Dopo l’esperienza a Berkeley, Nosrat va a vivere in Italia per un periodo: lì studia con il macellaio toscano Dario Cecchini e con la chef Benedetta Vitali, fondatrice con Fabio Picchi del ristorante Cibrèo, approfondendo la cucina italiana tradizionale e i meccanismi dietro ai piatti quotidiani. In Toscana, in particolare, collabora con Vitali e si confronta con la ribollita, il soffritto, le tecniche regionali, che più tardi riprenderà anche nelle sue esplorazioni gastronomiche. Al ritorno negli Stati Uniti, insegna cucina, lavora in ristoranti nella Bay Area e comincia a seguire una traiettoria da scrittrice e formatrice.

La cucina di Nosrat è racconto, memoria e identità culturale

Il libro Salt, Fat, Acid, Heat: Mastering the Elements of Good Cooking pubblicato nel 2017 segna una svolta. Il testo interpreta quattro elementi – sale, grasso, acido e calore – come chiavi sensoriali per cucinare bene, in sostanza attribuendo più valore agli elementi fondamentali del gusto che alle ricette. Il libro vince premi tra cui un un James Beard Award, e genera la serie Netflix omonima, che porta Nosrat a viaggiare, tra gli altri luoghi, in Italia per esplorare la dimensione fondamentale del “grasso” nella cucina. Non c’è però solo l’ascesa. Dopo il successo, Nosrat attraversa un periodo difficile: depressione, pressione creativa, crisi identitaria e burnout, che la costringono a ridisegnare il proprio legame con la cucina e a ripensare la soglia della performance professionale. In alcune interviste racconta come la notorietà ha amplificato le fragilità che si era tenuta dentro.

Riemergendo dal buio

Piccoli rituali semplici come le cene del lunedì, “Monday dinners” con gli amici, hanno contribuito a farla risalire dal vuoto emotivo e a dare sostanza al suo rapporto con il cibo e con gli altri. Dal 2020 conduce il podcast Home Cooking, nato durante la pandemia per aiutare le persone a cucinare con gli ingredienti in dispensa. E poi la scrittura di un nuovo libro diventa veicolo per ricollegarsi al piacere quotidiano della cucina. La sua nuova opera, Good Things: Recipes and Rituals to Share With the People You Love, pubblicata nel 2025, è concepita come un libro più intimo: 125 ricette che riflettono le sue abitudini personali, i rituali domestici, l’attenzione alla convivialità. Oltre il “come cucinare”, attraverso questo nuovo libro Nosrat si interroga sul “perché cuciniamo”.

samin nosrat
Tra i temi che emergono dal nuovo libro ci sono la resistenza al dogma delle ricette precise, e l’idea che qualcosa di “buono” nel cibo non deve per forza essere “perfetto”. Soprattutto Nosrat contesta l’idea che chi scrive di cibo debba “solo cucinare”, rivendicando la libertà di parlare di identità, memoria, cultura. Durante un recente viaggio in Italia, ha partecipato a un workshop sull’estratto e la passata di pomodoro in Sicilia con Anna Tasca Lanza, insieme alla sua compagna Ebony Haight, registrando momenti di consapevolezza sul rapporto tra cibo, cultura e industria gastronomica moderna.

Il percorso di Nosrat insegna che il compito di una voce dell’universo culinario oggi va oltre il mero “insegnare a cucinare”, bensì restituire autenticità, presenza e un senso del mangiare che è innanzitutto gioia.

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