Tradizione e Innovazione

L'assalto a Bruxelles del Magistero dei Bruscitti per difendere le tradizioni dai novel food. Ma chi sa cosa sono i bruscitti?

I paladini della cucina del Varesotto, in alta uniforme, volano da Busto Arsizio a Bruxelles in nome di un cibo tradizionale che in pochi conoscono. Ma chi lo ha detto che per tutelare qualcosa sia necessario schierarsi contro l'innovazione?

  • 03 Ottobre, 2025
  • 03/10/25

I quotidiani del Nord ne hanno parlato ampiamente: i “confratelli” del Magistero dei Bruscitti in alta uniforme sono volati da Busto Arsizio a Bruxelles per incontrare la parlamentare leghista Isabella Tovaglieri con la mission di «preservare e promuovere il cibo tradizionale, minacciato dalle politiche pseudo-green dell’Europa, che ci vuole imporre il cibo alternativo prodotto dalle grandi multinazionali, colpendo i piccoli agricoltori e allevatori che garantiscono la genuinità degli alimenti e, attraverso la filiera corta e il chilometro zero, anche la loro sostenibilità».

Così afferma la leghista fotografata tra i delegati del Magistero bustocco (paladini della cucina del Varesotto) coperti da mantelli rossi con tanto di stola e paramenti d’ordinanza all’interno del Parlamento Europeo. Eppure c’è una cosa che non ci torna: va anche bene difendere il cibo tradizionale (anche se non si capisce perché “contro” qualche altra cosa!), ma basta parlare con chi abita da Firenze in giù per rendersi conto che quasi nessuno sa cosa siano questi bruscitti a rischio estinzione.

Ecco cosa sono i Bruscitti

Se diciamo “carne coltivata“, tutti capiamo più o meno di cosa si parla. Se nominiamo la “farina di grillo“, si intuisce a cosa ci si riferisca. Se diciamo “burger vegano” – anche se c’è chi vorrebbe vietare l’uso collegato di aggettivo e sostantivo – comprendiamo che si tratta di una polpetta a base vegetale. Ma i bruscitti – che i Cavalieri di Busto Arsizio vogliono difendere a Bruxelles – cosa saranno mai? Su questo, neppure mezza riga nei quotidiani del Nord che danno la notizia del blitz “pro-tradizione” senza spiegarci la cosa fondamentale.

Intanto, diciamo subito che – secondo quanto affermava lo storico sindaco socialista di Busto Arsizio, Carlo Azimonti (in carica dal 1914 al 1922) – stiamo parlando del «il re dei piatti della cucina bustocca». In realtà, in dialetto bruscitti significa briciole: si tratta dunque di manzo tagliato finemente a coltello e a lungo stufato (con burro, aglio, semi di finocchio, strutto o pancetta e poi sfumato con uno dei vini rossi importanti del Nord, Barbera o Nebbiolo) per essere poi consumato – né troppo brodoso né troppo asciutto – accanto a polenta, riso o purè.

La battaglia contro le politiche europee

Bene, un bel piatto invernale a lunga cottura, di quelli che ci ricordano le brumose serate padane. Un piatto della memoria, tanto che il Magistero dei Bruscitti ne tiene in vita l’usanza attraverso feste, simposi, banchetti. Anche attraverso un sito che però – francamente – appare più vecchio e polveroso anche dei mantelli e dei paramenti che gli stagionati cavalieri bustocchi indossano nelle loro manifestazioni.

La riflessione che ci si pone, però, è un’altra: ma perché per difendere i bruscitti dobbiamo gettare fango e improperi sulle «politiche pseudo-green dell’Europa»? E perché prendersela con le «grandi multinazionali del cibo alternativo», per poi andare a comprare la carne dei bruscitti magari dalla grande multinazionale italiana fornitrice unica di McDonald’s Italia dal 1996? Alla faccia dei piccoli produttori e allevatori tutori della sostenibilità! Senza nulla aver da dire verso la multinazionale, ma un po’ di coerenza non ci starebbe mica male nei “nostri” politici!

Ripensare al concetto di tradizione

Del resto, se tutti ormai sanno cosa sia la “carne coltivata” e pochi conoscono invece i bruscitti, una riflessione andrebbe fatta. Forse, non ha senso difendere la tradizione come se fosse un dogma ideologico, un atto di fede. Anche perché la tradizione è l’evoluzione costante dell’uso quotidiano: la tradizione di domani nasce oggi. Quindi, se i bruscitti si presentano come un piatto da museo, come una curiosità folkloristica a Bruxelles, come si può pensare di conquistare i giovani che hanno tutt’altro approccio al cibo e tutt’altro stile di linguaggio e di comunicazione? Magari, sarebbe stato più divertente – e anche meno polverosamente compassato – organizzare una seduta di assaggio a base di bruscitti fatti col manzo e bruscitti fatti con carne coltivata, per vedere quale avrebbe “vinto”: una competizione che sarebbe rimasta sicuramente nelle menti e nelle coscienze ben più di un blitz mantellato a Bruxelles.

Se è vero – come amano ripetere continuamente, come un mantra, gli chef da Cedroni a Cracco, da Mantarro a Beck – che «non c’è innovazione senza tradizione», è vero anche il contrario, ovvero che “non c’è tradizione senza innovazione“. Perché senza evoluzione, la tradizione muore.

 

Le foto sono screenshot dal sito del Magistero dei Bruscitti di Busto Arsizio

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