La denuncia

“Fermare il maxi-impianto fotovoltaico che minaccia il Monferrato”. Il grido d’allarme del viticoltore Luca Ferraris

Proteste in Piemonte per il progetto agrifotovoltaico di 10mila metri quadrati. Cittadini e produttori denunciano il rischio idrogeologico e le conseguenze per quella che viene definita una "follia paesaggistica"

  • 13 Ottobre, 2025

È in corso «una follia paesaggistica, destinata a deturpare in modo irreversibile una delle aree più iconiche e identitarie del Monferrato». A scriverlo in una lettera di denuncia è il viticoltore piemontese Luca Ferraris (produttore di Ruché a Castagnole Monferrato) a proposito del progetto di un maxi-impianto fotovoltaico tra Altavilla Monferrato e Montemagno Monferrato.
Per il produttore, non si tratta di una semplice opposizione ad un progetto poco gradito, ma di una vera e propria necessità di salvaguardare una zona scelta dall’ Unesco: «Sono un imprenditore, un innovatore – scrive – da sempre favorevole a tutto ciò che porta lavoro, sostenibilità ed economia al territorio. Ma i progetti vanno collocati dove hanno senso: in aree artigianali o industriali, ben definite e integrate, non nel cuore del paesaggio rurale che ci rende unici nel mondo».

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Un maxi-impianto fotovoltaico

Il progetto, presentato dalla società agricola Avellana, intende installare l’impianto su un’area di circa 10mila metri quadrati. Un’iniziativa, al momento approvata con una Dila, che non è stata presa bene dagli agricoltori (e non solo) della zona, nonostante preveda, al di sotto dei pannelli, attività di apicoltura e coltivazione di fiori.
«Leggere che sotto i pannelli “si potrà fare agricoltura” è un insulto all’intelligenza e alla dignità di chi vive e lavora la terra ogni giorno – è il punto di vista di Ferraris – L’agricoltura non può essere un contorno decorativo per giustificare operazioni speculative: chi sostiene queste tesi ridicolizza un mestiere nobile e fondamentale per l’economia e l’identità del Monferrato».

Il rischio idrogeologico

A preoccupare i residenti è soprattutto la tenuta idrogeologica della zona. In un documento inviato alla Regione, i firmatari denunciano, infatti, la pericolosità del sito prescelto: «Un’area che con le piogge di primavera e autunno esonda regolarmente e che non può essere trattata come terreno agricolo stabile». La richiesta è di sospendere l’autorizzazione fino a quando non saranno effettuati nuovi rilievi tecnici e un sopralluogo congiunto delle autorità competenti. «La sicurezza del territorio viene prima di tutto. Non vogliamo un altro disastro idrogeologico annunciato», concludono.

La minaccia per l’enoturismo

L’altro aspetto, messo in evidenza da Ferraris è quello enoturistico: «Dopo decenni di “campionati di Serie B”, oggi il nostro territorio sta finalmente vivendo una nuova stagione di orgoglio e riconoscimento. Il Monferrato è diventato una delle mete più amate dal turismo nazionale e internazionale: un paesaggio che molti definiscono la “Toscana del Nord”, dove colline dolci, vigneti, campi coltivati, girasoli, boschi e pioppeti convivono in una biodiversità unica. Questo equilibrio, frutto di secoli di lavoro agricolo e di cultura contadina, non può e non deve essere compromesso da uno scempio come quello che si intende autorizzare nella buffer zone del Patrimonio Unesco. Mi chiedo: quando migliaia di visitatori saliranno sulla Torre di Viarigi per ammirare il paesaggio del Ruchè, che immagine si troveranno davanti? Non più colline armoniose, ma un mare di pannelli, simbolo di una visione cieca».

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