La Commissione europea ha autorizzato l’accordo di partenariato con il Mercosur, che adesso dovrà essere approvato dai 27 paesi Ue. Contestualmente è stato dato l’ok anche all’aggiornamento dell’intesa tra Ue e Messico. «Una pietra miliare – secondo la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – Le imprese e il settore agroalimentare dell’Ue beneficeranno di tariffe più basse e costi ridotti. Diventeranno più competitive a livello globale».
Tra i settori che potranno trarre beneficio dalla nuova intesa, c’è il vino che, dopo la batosta statunitense, ha bisogno di guardare a nuovi sbocchi: «L’apertura al Mercosur è un segnale importante in favore del libero mercato proprio in un periodo in cui sembrava se ne fossero perse le tracce. Questi sono gli accordi commerciali che ci piacciono», è il commento del presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi, che aggiunge: «Per il mondo del vino, il partenariato con una popolazione latina da 270 milioni di abitanti rappresenta certamente un’opportunità di business. Oggi, con i dazi statunitensi, la parola d’ordine è diversificare uno spettro commerciale ancora troppo concentrato su pochi mercati di sbocco, Usa in primis».
Le tariffe all’entrata verso i Paesi del Mercosur – Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay – al momento sono parecchio alte (fino al 27%), ma l’accordo prevede il graduale abbassamento della percentuale. Con il Messico, invece, il regime tariffario è già dello 0%, ma la nuova intesa prevede un wine agreement volto a semplificare regole non tariffarie e dare maggior protezione alle indicazioni geografiche.
«Siamo chiari: Brasile e Messico non possono compensare le perdite che subiamo nel mercato statunitense. Tuttavia, rappresentano mercati vinicoli dinamici, dove i vini europei sono molto apprezzati e dove intravediamo importanti opportunità di crescita – ha dichiarato Ignacio Sánchez Recarte, segretario Generale del Ceev – Nell’attuale periodo di incertezza tariffaria, il nuovo accordo eliminerà il dazio brasiliano del 27% sui vini dell’Ue, un grave ostacolo alla competitività e alla crescita delle nostre aziende».
Ora, però, bisognerà lavorare sui tempi di ratifica, come ricorda la presidente del Ceev, Marzia Varvaglione: «Invitiamo il Parlamento europeo e il Consiglio a portare avanti rapidamente il processo di ratifica affinché le aziende vinicole e i consumatori di vino di entrambe le parti possano beneficiare senza indugio di questi accordi storici». Un percorso non facilissimo, visti i tanti ostacoli lungo la strada. E non è ancora detto che tutti i Paesi dell’Ue saranno favorevoli.
Ma quanto vino spedisce l’Europa verso questi Paesi? Secondo il Ceev, le esportazioni di vino dal Vecchio Continente verso il Brasile hanno superato i 200 milioni di euro, mentre quelle verso il Messico hanno raggiunto un livello simile (198 milioni di euro). In Particolare, secondo l’Osservatorio Uiv, il Brasile – primo buyer tra i 4 Paesi Sudamericani – ha chiuso il primo semestre con una crescita tendenziale in valore degli ordini di vino italiano del 5,5%, a 18,5 milioni di euro con i fermi/frizzanti a +8,5%. In un mercato che anche per effetto dei dazi è dominato dal produttore cileno (186 milioni di euro) e dai vini argentini (90 milioni), il primo fornitore è il Portogallo (75 milioni di euro), seguito dalla Francia (50 milioni) e dall’Italia con 40 milioni di euro. Numeri questi destinati a crescere considerevolmente in virtù del possibile progressivo azzeramento di un dazio che oggi pesa per il 27%.
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