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È morto Alfio Sassella, custode ribelle del Bitto Storico

Fondatore del movimento Storico Ribelle e voce autorevole della resistenza casearia valtellinese, è scomparso a 55 anni. Difensore instancabile delle pratiche casearie tradizionali, lascia una grande eredità umana e culturale

  • 10 Agosto, 2025

È morto a 55 anni Alfio Sassella, allevatore di Talamona e figura simbolo della resistenza contadina in Valtellina. Malato da tempo, ha continuato a salire in alpeggio finché le forze glielo hanno permesso. Dopo il diploma di perito meccanico, aveva scelto di dedicarsi alla Bruna Alpina e alla conduzione dell’Alpe Cavizzola, sulle Orobie. Inconfondibile con il cappello calcato in testa, era tra i fondatori del Consorzio di salvaguardia del Bitto storico, impegnato nella difesa delle pratiche di pascolo e caseificazione tradizionali. «Per me è l’unico modo che conosco per vivere. Credo sia meglio essere stanchi e sfiniti alla sera, ma soddisfatti», amava dire. Lascia la moglie Sonia Marioli, casara e compagna di lavoro, e i figli Manuela e Michele.

Lo Storico Ribelle e la difesa di un’economia di montagna

Verso la metà degli anni Novanta, i produttori della Valtellina cominciarono a dissentire rispetto al nuovo disciplinare del Bitto DOP, che apriva a una produzione più industriale. Sassella, poco più che ventenne, fu tra i primi a ribellarsi: nacque così la “resistenza casearia” e il Bitto Storico, divenuto dal 2016 Storico Ribelle. Prodotto solo in alpeggi a quote elevate, con latte crudo di vacche Brune originali e capre Orobiche, segue regole rigorose.
«Addio Alfio» scrivono dalla pagina Facebook ufficiale dello Storico Ribelle «Alfio è sempre stato guida ed esempio per noi e per tutti i colleghi produttori, insieme alla splendida moglie Sonia, alla famiglia e ai collaboratori integerrimi interpreti della vera, storica cultura del Bitto. Con passione e dedizione, sacrificio e coraggio ha creduto in un mondo che si credeva perduto: razze rustiche di montagna, sistemi di allevamento rispettosi dei ritmi naturali, conduzione dell’alpeggio in modo rigoroso per rispettare in pieno la biodiversità del pascolo e la meraviglia dell’ambiente alpino di cui Alfio si sentiva parte»

Il ricordo di Slow Food

«In altre estati Alfio sarebbe stato all’Alpe Cavizzola, commenta Slow Food Italia – Si sarebbe alzato all’alba per mungere e accudire le sue Brune originali. Se n’è andato nel pieno della stagione in malga, che amava così tanto, in un momento in cui le ragioni delle sue battaglie sono di nuovo in discussione».

Un’eredità vada oltre il lavoro in stalla: è l’idea che le pratiche contadine possano essere un presidio culturale e ambientale. Un’eredità che la moglie Sonia, impegnata a concludere la stagione in alpeggio, ha promesso di portare avanti.

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