Più tempo per tavolini e pedane all’aperto. Un emendamento del relatore al ddl Semplificazioni, ora all’esame del Senato, proroga fino al 30 giugno 2027 il regime “semplificato” per i dehors introdotto durante la pandemia da Covid, oggi in scadenza il 31 dicembre 2025. Nella stessa proposta si concede al governo un anno aggiuntivo per attuare la delega prevista dalla Legge annuale per la concorrenza 2023: il termine per il decreto legislativo che dovrà riordinare e coordinare le norme su concessioni di spazi e aree pubbliche di interesse culturale o paesaggistico (installazione di strutture amovibili) slitterebbe quindi al 31 dicembre 2026. Ad oggi, la scadenza è fissata a 12 mesi dall’entrata in vigore della legge (16 dicembre 2024), dunque il 16 dicembre 2025.
L’emendamento, presentato in Commissione al Senato nell’ambito del ddl Semplificazioni, dovrà essere approvato e, successivamente, dovrà passare al vaglio dell’Aula di Palazzo Madama insieme al provvedimento. In caso di via libera, il testo passerà alla Camera per la seconda lettura. Eventuali modifiche di Montecitorio costringerebbero a un nuovo passaggio al Senato; in assenza di cambiamenti, il ddl sarà trasmesso al Quirinale per la promulgazione e poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con l’entrata in vigore secondo i tempi indicati.
Resterebbe la scadenza attuale del 31 dicembre 2025 per i dehors “liberi”: da gennaio 2026 i Comuni potrebbero ripristinare autorizzazioni ordinarie, canoni e vincoli estetici più stringenti, chiedendo — ove previsto — l’adeguamento o lo smontaggio delle strutture non conformi. Sul fronte della delega, il governo dovrebbe chiudere il decreto riordino entro il 16 dicembre 2025, con il rischio di una corsa contro il tempo e di vuoti regolatori in caso di ritardi. Per esercenti e amministrazioni significherebbe incertezza nei piani di investimento e possibili contenziosi sulla permanenza dei dehors in aree sensibili, specie nei centri storici.
Con l’approvazione della proposta del relatore, invece, si aprirebbe una finestra di transizione di 18 mesi in più per mantenere l’attuale modello e arrivare a regole stabili e uniformi, allineando i tempi del settore con la stesura del nuovo quadro normativo.
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