
«Nei posti più belli d’Italia, vedo ristoranti turistici terribili». Nella giornata della ristorazione 2025, organizzata da Fipe-Confcommercio, Oscar Farinetti punta la lente di ingrandimento sui problemi che non sono tanto fuori dai confini nazionali, ma dentro.
«Basta andare a Piazza Navona o a Fontana di Trevi per vedere un’offerta non all’altezza – dice l’imprenditore dalla Camera di Commercio di Roma, a piazza di Pietra – Questo non vuol dire che imporrei solo ristoranti stellati, ma vorrei più osterie, che invece al momento si trovano soprattutto nella provincia italiana».
Sui motivi di un’offerta così deprimente nei centri storici, il fondatore di Eataly prova a fare delle ipotesi con il Gambero Rosso. «Non so perché sia così. Immagino sia una questione di affitti cari. Magari chi spende tanto per l’offerta culinaria e il personale, non può poi permettersi certi costi di locazione. Per questo ho voluto parlarne con Fipe che magari può provare a buttare giù un progetto per far tornare i ristoranti e il vero Made in Italy anche nei centri storici».
C’è anche una questione di risorse economiche, quindi. «I patrimoni del nostro Paese – e la cucina italiana lo è – vanno sostenuti anche economicamente. Allo stesso modo con cui si fa, per esempio, con la lirica o anche con il resto dell’agricoltura».
Sono due, quindi, le questioni sollevate da Farinetti, che in qualche modo di intersecano: «Far trovare la vera offerta Made in Italy ai turisti che vengono in Italia e sostenere, anche economicamente, la ristorazione italiana». Quest’ultimo un punto fondamentale per l’imprenditore piemontese perché altrimenti, avverte «la rete delle osterie scomparirà. Le famiglie non ce la fanno più e i figli di chi le ha fondate presto non farà più quel mestiere».
Infine, Farinetti, che in questi giorni è in tour per presentare il suo libro “Hai mangiato” (Slow Food Editore), fa un ultimo appello: «Servono più competenze nei luoghi chiave. Dai ristoranti a luoghi del potere. Purtroppo, a mano a mano che si sale la piramide troviamo sempre meno competenze. Per dirigere gruppi di lavoro, devi aver studiato. Se devi fare il ministro, devi essere il più competente di tutti – butta là l’imprenditore che, però, dopo questa frecciatina, chiude con l’ottimismo che lo ha sempre contraddistinto: «Sono sicuro che l’Italia ce la farà, perché la vita è un film a lieto fine».
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