I social hanno trasformato il cibo in un fenomeno spesso ben lontano dal semplice gusto o dalla tradizione. Negli ultimi anni, una bevanda in particolare ha dominato i feed di Instagram e TikTok: il tè matcha. Con il suo colore verde brillante, l’aura zen e la reputazione di elisir salutista, il matcha è diventato un simbolo della generazione Z, un tocco modaiolo da aggiungere a cappuccini, frullati, dolci e perfino cosmetici. Ma non tutti sono disposti ad accettare questa ondata verde senza riserve. In Germania, un barista ha deciso di alzare la voce – e il livello dello scontro – con un messaggio tanto netto quanto provocatorio: “Consumatori di matcha non ammessi. Questo è un locale da caffè. Rispettate i chicchi”.
L’autore del gesto è Dritan Alsela, volto ben noto tra gli appassionati di caffetteria per la sua latte art e per la sua attività di formazione nel settore. Alsela non è uno qualunque: gestisce tre caffè e una scuola per baristi, ed è seguito online da oltre un milione di follower su Instagram e quasi tre milioni su Tik Tok. Tutto è iniziato con un cartello affisso nel suo locale, che ha rapidamente fatto il giro dei social. Il tono era ironico, ma il messaggio chiaro: nel suo spazio il caffè è sacro, e le mode non sono benvenute.
Da una parte, il caffè, bevanda rituale e quotidiana, spesso legata a esperienze personali e culturali profonde. Dall’altra, il matcha, con la sua estetica curata e il fascino orientale esportato e adattato per il mercato occidentale. È vero, la polvere di tè verde ha una lunga e rispettabile storia in Giappone, ma il modo in cui è stata “trendyficata” l’ha trasformata in qualcosa di molto diverso: una tendenza da consumare più con gli occhi che con il palato.
La reazione online è stata immediata e polarizzante. C’è chi ha applaudito la scelta di Alsela, stanco di vedere le caffetterie trasformarsi in set fotografici per influencer alla ricerca del prossimo drink instagrammabile. Altri lo hanno attaccato, accusandolo di snobismo e chiusura mentale.
Qualcuno ha colto l’occasione per ironizzare: “Il matcha è per la gente divertente, il caffè è per le anime traumatizzate”. Ma il dibattito è tutt’altro che superficiale. In fondo, non si tratta solo di una bevanda: c’è chi sceglie l’intensità del caffè come ancora di realtà, e chi preferisce il tono delicato e rilassante del matcha come alternativa più soft.
Dritan Alsela ha ribadito la sua posizione anche online, con post che sembrano manifesti di una resistenza culturale: “Amanti del caffè di tutte le nazioni, unitevi contro il matcha”. Tra slogan esagerati e sarcasmo dichiarato, il barista ha toccato un nervo scoperto: quello di un pubblico stanco di inseguire l’ultima moda e pronto a difendere un rito antico, magari imperfetto, ma autentico.
Certo, vietare una bevanda non cambierà le abitudini globali, né fermerà l’ascesa del matcha nel mercato del wellness, anche se dovremmo smettere di bere tè matcha visto che questa popolarità sta mettendo a dura prova i produttori giapponesi.
Foto credit, Instagram dritanalsela
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