Intervista

"Sbagliato trasformare i trabucchi in ristoranti. È anacronistico, dobbiamo proteggerli"

Intervista a Matteo Silvestri, presidente dell’associazione Rinascita dei Trabucchi Storici, onlus che si occupa della salvaguardia delle antiche strutture marinare situate sulla costa garganica

  • 12 Settembre, 2025

Fino a 15-20 anni fa erano scheletri di legno, enormi ragni scomposti abbandonati sulla costa adriatica dal Chietino fino al Gargano. Oggi queste antiche macchine da pesca sono tornate a vivere, con carcassa e ossa rimessi a posto, e hanno ripreso a respirare, ad abbassare e sollevare la grande rete. In Abruzzo sono chiamati trabocchi, sono una trentina distribuiti in circa 40 chilometri di costa e sono tutti ristoranti. Nel promontorio pugliese il loro nome è trabucchi e sono 15 (su 36 fino agli anni l’50), concentrati prevalentemente a Peschici e a Vieste, ma hanno due anime distinte: imprenditoriale e culturale.

Peschici e Vieste, due visioni del trabucco

Due espressioni diverse di turismo, due attrattori con obiettivi differenti. Uno per offrire il piacere di mangiare pesce e sorseggiare un calice di bianco con vista mare e sul mare, una strada percorsa a Peschici, dove i 5-6 trabucchi attivi sono quasi tutti ristoranti. L’altra per far rivivere agli ospiti una tradizione marinaresca tipica del territorio garganico e un’antica esperienza di pesca, percorso seguito a Vieste dove nel 2012 è nata l’associazione La Rinascita dei Trabucchi Storici, onlus fondata da anziani trabuccolanti e appassionati del posto che ha un preciso obiettivo: il ripristino e la salvaguardia di questo patrimonio storico e culturale del Gargano.

Trabucco di Molinella a Vieste penisola (foto Matteo Nuzziello)

Trabucco di Molinella a Vieste penisola (foto Matteo Nuzziello)

Il trabucco-ristorante

«Per noi è sbagliato trasformare un trabucco in ristorante – fa categorico Matteo Silvestri, ingegnere edile e presidente dell’associazione – l’abbiamo scritto nel nostro statuto. Primo perché si trovano nel demanio marittimo, secondo perché sono macchine da pesca, terzo è anacronistico farli diventare locali di ristoro, sono cambiati i tempi, è cambiata la normativa. Si poteva fare negli anni ’60, ’70 perfino ’80 – precisa il concetto Matteo – in stagione i trabuccolanti pescavano e somministravano quello che avevano catturato, mangiavano insieme agli ospiti il pesce fresco di lì, a chilometro zero. Aveva un senso, una coerenza. Oggi invece, queste arcaiche macchine da pesca non pescano più e chi vuole fare ristorazione acquista il pesce, fresco o congelato. Ai nostri giorni che differenza c’è tra mangiare su un trabocco o in un ristorante? Nulla!».

Trabucco di Punta Lunga a Vieste (foto Francesco Ruggieri)

Trabucco di Punta Lunga a Vieste (foto Francesco Ruggieri)

Trabucco come attrattore culturale

Quella di Matteo Silvestri non è una crociata contro i “colleghi” di Peschici. «Non ci interessa quello che fanno altrove, anzi li rispetto – aggiunge il presidente di Rinascita – hanno avuto un ruolo, pensiamo al trabucco che ha vinto la puntata di 4 Ristoranti dedicata al Gargano (nel 2019, n.d.r.), ma sia chiaro: i trabuccolanti non sono ristoratori, i trabucchi sono beni che devono essere1io e importante, quasi sacro. Lo faceva suo nonno: con i soldi dell’attività ha fatto studiare il figlio. «Per avere un trabucco bisogna saperlo costruire e mantenere, possedere conoscenze tecniche di alto livello, tecniche non scritte tramandate fra generazioni – entra nel dettaglio – . Oggi, grazie ai proventi delle donazioni, diamo ai trabuccolanti la possibilità di ristrutturare queste strutture: cambiare una vite, sostituire un palo o una fune, riparare le reti o gli ancoraggi».

Trabucco di Molinella a Vieste (foto Matteo Silvestri)

Trabucco di Molinella a Vieste (foto Matteo Silvestri)

La legge della Regione Puglia

Queste testimonianze di “architettura vernacolare” nate nell’Ottocento, che insieme ad altre situate in altre parti del mondo sono state oggetto di una mostra fotografica del visionario architetto austriaco Bernard Rudofsky al MoMA (Museo di Arte Moderna) di New York, allestita nel 1964 e intitolata “Primitive Architecture”, sono tutelate e sostenute da una normativa. Consapevole del ruolo sinergico di queste arcaiche macchine da pesca nella crescita e nello sviluppo del territorio, la Regione Puglia ha emanato la legge n. 2/2015 (modificata dall’art. 44 della recente L.R. n. 1/2016) per normare la salvaguardia dei trabucchi storici situati lungo la costa pugliese in quanto “beni patrimoniali di grande valenza identitaria e paesaggistica”, stanziando un “finanziamento di 200mila euro destinati a interventi di recupero, valorizzazione e fruizione dei trabucchi per impieghi di natura turistica, formativa e culturale”.

Pesca a trabucco

Le attività dei trabucchi di Vieste

A Vieste i trabucchi restaurati funzionanti sono 9 – Isola di Chianca, Torre Porticello, Molinella, Punta Lunga, San Lorenzo, Punta La Torre o Santa Croce, Punta San Francesco, Scialmarino, Trabucco della Ripa – più uno, Trabucco Punta della Testa, in fase di costruzione, tutti dati in affidamento all’associazione Rinascita. Le esperienze proposte dai trabucchi viestani vanno dagli incontri di pratica yoga all’alba e al tramonto alla pesca con gli anziani mastri trabuccolanti. Al termine, contributo volontario per sostenere la “causa”, anche attraverso l’acquisto di modellini di trabucchi in legno e tela realizzati dai vecchi trabuccolanti, il miglior souvenir di questo angolo di Puglia tra terra e mare da portarsi a casa.

La Rinascita dei Trabucchi Storici – Vieste (FG) – trabucchidelgargano.org

 

In apertura il trabucco San Francesco

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