Leoni di Sicilia. La storia della famiglia Florio

19 Gen 2020, 10:00 | a cura di
Una saga familiare romanzesca sullo sfondo della storia d'Italia e dell'evoluzione industriale: è la storia della famiglia Florio, raccontata nella sua ascesa dalla prima alla terza generazione.

Florio chi? I mercanti di spezie? I Florio del tonno oppure quelli del Marsala? O ancora quelli della corsa automobilistica, la leggendaria Targa Florio che animò le strade della Sicilia dal 1906 al 1977. Tutti questi insieme, e molto di più: chinino, zolfo, battelli a vapore (e poi la prima compagnia di navigazione italiana), assicurazioni. C'è stato tanto, quasi tutto, in mano a quella famiglia di bagnaroti che, a fine '700, andarono a Palermo in cerca di fortuna dopo gli sconquassi del terremoto in Calabria. Partirono dal basso: una putìa in cui stipare le merci e i primi commerci, alla luce di una povertà arcaica da lasciarsi alle spalle e una voglia di farcela che li spingeva a bruciare le tappe. Mercanti nati, i Florio: Paolo e Ignazio prima e poi Vincenzo - seconda generazione – che con intuito, coraggio e una certa spregiudicatezza cominciò ad allargare lo sguardo prendendo un po' ovunque, passando attraverso la terribile epidemia di colera e i primi moti rivoluzionari che spingevano a Sicilia a liberarsi dal giogo dei Borbone. È lui il protagonista di questo romanzo che mescola fatti storici e storie private, sullo sfondo di una Palermo dove un'aristocrazia sempre più stracciona cedeva a malincuore il passo a una borghesia ormai ricca e potente, mentre passava il '48 e si faceva l'unità d'Italia.

copertina del libro I leoni di sicilia

Vincenzo Florio

Vincenzo Florio seppe estendere gli affari, azzardò - e con successo -  in tanti ambiti diversi facendo crescere di pari passo capitale, dimore, prestigio. Non abbastanza per Palermo: in tanti ancora lo consideravano un un facchino, ricco sì, ma volgare e indegno di entrare nel bel mondo, di accostarsi a quella nobiltà che viveva di espedienti, prestiti e rattoppi pur di non abbassarsi a lavorare. Inconcepibile. Figurarsi lui, don Vice, giovane, rampante e pronto a mordere il freno e lanciarsi in avventure commerciali mai troppo spericolate.

Come quando decise di avvicinarsi al mondo del vino, in un mercato fino ad allora ad appannaggio degli inglesi: “loro fabbricano vino da smerciare ai militari... noi, invece, punteremo sul pregio”. Acquistò terreni (con accesso al mare, già pensando al commercio e a nuovi mercati) ben sapendo che di lì a poco avrebbero visto crescere il loro valore, comprò vini fermentati o uve e così cominciò l'avventura che ancora oggi lega il nome Florio al Marsala.

 

La tonnara di Favignana, poi, è una cattedrale in cui si celebra il rito arcaico della mattanza, ma anche quella in cui nasce il tonno sott'olio che fino ad allora si conservava sotto sale. Un'invenzione che coinvolse, nella lavorazione, intere famiglie isolane, uomini e donne impiegate nella cottura e nell'inscatolamento del tonno che, proprio grazie a questa invenzione, cominciò a viaggiare in mezzo mondo. La corsa imprenditoriale dei Florio continua con toni sempre più romanzeschi e slanci arditi, mescolandosi alla vita pubblica siciliana (Vincenzo Florio fu anche senatore ed ebbe stretti rapporti con Francesco Crispi) fino a raggiungere il suo culmine nel nuovo secolo. Ma Vincenzo, don Vice, non fa in tempo a vedere quel che avverrà dopo: muore nel 1868 lasciando tutto in mano al figlio Ignazio che continuerà ad alimentare l'impresa familiare.

Il libro finisce qui, senza raccontare di quel passaggio al '900 in cui la luce dei Florio sarà sempre più lucente, anche grazie al mecenatismo dell'ultima generazione, quella che attirò in Sicilia i grandi d'Europa intorno a quella famiglia leggendaria: Ignazio Junior (quarta generazione) e sua moglie donna Franca (L'Unica secondo la definizione di Gabriele D'Annunzio) e il fratello di lui, Vincenzo, creatore della Targa Florio. Una storia segnata da tragedie e cambi i fortuna che li vide cadere in bancarotta tra le due guerre, quando la fiamma di Florio si esaurì insieme ai loro capitali.

Leoni di Sicilia – Stefania Auci – Nord – 437 pp. - 18€

a cura di Antonella De Santis

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