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Da Asian Inn a Sinosteria: la storia di Jun Ge, ristoratore cinese di Roma appassionato di vini

La tavola mantiene la barra a dritta sulla cucina originale cinese, ma la cantina si apre a suggestioni sempre piรน eterodosse, di dichiarata matrice natural, passando tra piccoli e piccolissimi produttori, etichette talvolta introvabili, sperimentali e autarchiche. Jun Ge presenta Sinosteria di Roma.

  • 08 Settembre, 2020


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รˆ un oste – Jun Ge โ€“ e un’osteria รจ il suo locale. Per la precisione Sinosteria. A spiegare senza indugi quel mix originale tra cucina cinese ed enologia italiana, nel pieno dell’onda del vino naturale, qualsiasi cosa si voglia intendere con questa formula.

Le origini: Asian Inn

Nato a Pechino e arrivato in Italia a 12 anni, Jun Ge rappresenta la seconda generazione di ristoratori, con la prima ancora saldamente al comando del locale di Roma. โ€œEra il 2012. Quando abbiamo aperto Asian Inn e non sapevamo cosa potesse piacere al pubblico romanoโ€. Bastano pochi mesi per attirare la comunitร  cinese, non i residenti di lungo corso in Italia, ma diplomatici, impiegati di compagnie aeree o grandi aziende. Gente โ€“ insomma โ€“ che non ha perso il contatto con la propria terra. โ€œAllora abbiamo definito meglio la nostra cucina, spaziando tra diverse tradizioni: in Cina i ristoranti fanno piatti di piรน regioni. Mio padreโ€ continua โ€œha studiato la scuola di Pechino, di Shandong e Sechuan negli anni ’80. La sua, in un certo senso, รจ una cucina incontaminataโ€. Incerti della risposta della clientela italiana, per un po’ tengono separati i due menu.

รˆ con l’ingresso di Jun a tempo pieno nel ristorante โ€“ nel 2015 โ€“ che le due carte si fondono in un percorso non privo di cambiamenti, anche per far conoscere piรน ricette ai clienti e capire cosa piaceva. Facile? Non tanto: le differenze sono tali che รจ complesso anche solo rendere i nomi dei piatti: โ€œla presentazione รจ importante. In Cina รจ breve e senza l’elenco degli ingredienti. Abbiamo cercato di dare una logica al menu, ma ancora ci sono problemi di traduzione. Per questo continuo a studiare e a farmi raccontare, anche nella teoria, la cucina tradizionale da mio padreโ€

filetti di maiale croccanti in salsa agrodolce di soia Sinosteria

Filetti di maiale croccanti in salsa agrodolce di soia

Il concept di Sinosteria

Passano gli anni e arriva il momento di dare un’impronta piรน personale al ristorante.ย Il 12 febbraio nasce Sinosteria, che di Asian Inn รจ la naturale evoluzione. โ€œVorrei fare di piรน, far conoscere tutta la cultura cinese, non solo quella gastronomicaโ€, ed ecco che ragiona di seminari sul tรจ e sulla medicina cinese, passando per la musica e la poesia, avendo come riferimento i vecchi caffรจ di un tempo, luoghi di incontro e di cultura. โ€œVorrei che i clienti, tra cui tanti sinologi, andassero via da qui ricordando non solo il cibo, ma tutto. Conoscendo storia cultura filosofia e modo di pensare di un popolo, si riesce a capirne meglio anche la cucinaโ€.

La sfida della tradizione

La proposta รจ classica ma non immobile. Si cambia per seguire la stagionalitร  ma sempre nei confini della tradizione, pur non mancando in Cina una nuova cucina contemporanea;ย โ€œnon mi sento pronto a fare il passo per la cucina moderna, ho tante cose da imparare dalla tradizione, anche usando ingredienti locali per un servizio miglioreโ€. Come nel caso dello zafferano di Navelli che arricchisce la crema di riso con latte di cocco – โ€œunico piatto creato da papร  per il ristoranteโ€ che oggi ha l’impronta di Jun proprio nella spezia.

crema di riso al latte di cocco con pollo, zafferano di Navelli e zucchine. Sinosateria Roma

Crema di riso al latte di cocco con pollo, zafferano di Navelli e zucchine

La cucina cinese

โ€œNelle costolette di maiale in salsa agrodolce c’รจ il nostro Dnaโ€ spiega Jun โ€œc’รจ il nostro fondo madre, un fondo bruno che alimentiamo da 8 anni, una specie di metodo Solera. Una pratica tradizionale per salse, distillati o acetoโ€. E poi c’รจ il pollo gonbao, con arachidi e friggitelli, โ€œcontiene tutti gli elementi fondamentali: il morbido del pollo, il croccante dei friggitelli, il duro delle arachidi. La sensazione tattile รจ fondamentale nei piatti cinesi, non ci bastano le sensazioni dei gusti base โ€“ dolce, salato, acido, amaro, umami โ€“ abbiamo bisogno anche di fragranza e avvolgenza, con la sensazione data dalla masticazione e il retrogusto che rimane dopo che hai deglutito. Intendiamoci, non sono cose esclusive della cucina cinese ma per noi sono imprescindibili. Elementi che si cercano sin dall’antichitร  a differenza di altre culture in cui sono presenti solo nella cucina d’avanguardiaโ€. Un principio che sposa un altro punto chiave: โ€œper noi si deve creare un gusto nuovo che sia protagonista rispetto a quello del prodotto, lavorato in modo fine e con piรน passaggi per avere un sapore completamente nuovo. Dunque in un piatto รจ importante sentire prima il gusto della pietanza, che deve essere armonico, e poi quello dei singoli ingredienti che non vengono esaltati in sรฉโ€.

Branzino Songshu in salsa agrodolce con quadratini di friggitelli e carote Sinosteria

Branzino Songshu in salsa agrodolce con quadratini di friggitelli e carote

La passione per il vino

Una chiacchierata con un cliente รจ la molla per un’altra passione: โ€œparlavamo di cosa bere insieme al cibo cinese, per me era possibile abbinare un vino ma non sapevo quale. Allora ho sentito la necessitร  di studiareโ€. Parte da autodidatta e incappa in un volume, Memorie di un assaggiatore di vini, di Daniele Cernilli che poi conoscerร  e con il quale spartirร  tante riflessioni. โ€œLui รจ il mio primo maestroโ€. Si innamora di questo mondo, segue corsi, ne frequenta due insieme โ€œerano diversi, uno con un taglio piรน commerciale e del servizio, avevo bisogno di entrambiโ€ . Moltiplica gli assaggi e approfondisce la cultura non solo enologica ma anche gastronomica italiana, grazie ad Alessandro Brizzi, โ€œla mia seconda guidaโ€. Continua la sua ricerca tra i vini per trovare l’incastro giusto con la cucina cinese, รจ ancora Cernilli che gli suggerisce un Cannonau per le sue costine di maiale in agrodolce. รˆ una scoperta. โ€œLavoravo tantissimo Cannonau di Dettori, senza sapere bene cosa ci fosse alle spalle, fino a che un giorno un distributore mi illustra l’azienda e mi fa provare altri vini. Non riuscivo a berli. In quel periodo c’erano tanti eventi sui vini naturali: non riuscivo a bere neanche quelli. Ma non capivo come mai tante persone li apprezzasseroโ€. Si accende una nuova scintilla e decide di approfondire, ancora una volta. Approda da Porthos, 4 anni fa: โ€œi seminari erano divertenti, diversi da quelli fatti fino ad allora. Ho deciso di ripartire da zeroโ€. Il corso base di conoscenza del vino รจ una tappa importante: โ€œSandro Sangiorgi รจ una figura fondamentale nel mio percorsoโ€. Il terzo maestro. โ€œNon solo dal punto di vista lavorativo ma anche da quello spiritualeโ€. Ne nascono serate che portano appassionati di vino – di un certo tipo di vino: artigianale, naturale, bio, funky, etico, ribelle – a conoscere la cucina cinese.

La carta dei vini di Sinosteria

Oggi la carta dei vini conta 140 etichette, circa un terzo abruzzesi e qualche new entry straniera, per esempio i riesling, โ€œtra i bianchi รจ il piรน amato dai cinesi, quello che si associa meglio ai nostri piatti piccanti. Mi piace far sentire la differenza tra un alsaziano, uno della Mosella e un italicoโ€.

Con i fuori carta arriva facilmente a quota 200 referenze, grandi nomi o chicche introvabili, da insider, โ€œinteressanti ma difficilmente abbinabili alla nostra cucinaโ€. A volte non sono vini da tutti i giorni – โ€œun Valentini, o il Paradiso di Manfredi 2010, o certe vecchie annate di Taurasi o Baroloโ€ – altre hanno un carattere che mal si sposa con quella tavola: โ€œil Pecorino di Emidio Pepe, per esempio, non va in una cena cinese: ha un carattere forte, bisogna aspettarlo nel bicchiere, invece i piatti cinesi no, non possono aspettare. Il fattore temporale li rende poco compatibili. Una carta dei viniโ€ conclude โ€œdeve essere coerente con la cucina e il ristorante. Poiโ€ aggiunge โ€œse vogliamo fare una degustazione attingo al fuori carta. Ma c’รจ tanto del mio carattere in cantina e voglio che ci sia una mia impronta anche in cucinaโ€ dove la ricerca della materia prima segue lo stesso sentiero del vino, con tanto Abruzzo a guidare la strada – aglio rosso di Sulmona, patate del Fucino o di Avezzano, zafferano di Navelli โ€“ e molta attenzione nella selezione, dai banchi dei contadini del mercato di Piazza San Giovani di Dio a quelli di piazza Vittorio – โ€œindispensabili per le verdure cinesiโ€ – a quelli bio di San Paolo, soprattutto per la frutta dei sorbetti home made (grande passione di Jun). Poi ci sono alcuni distributori di rango per la carne, allevata allo stato brado, come Orme.

La clientela

E i clienti come prendono la proposta dei vini? โ€œCon i cinesi รจ piรน semplice, si lasciano guidare e apprezzano il modo in cui racconto i vini, persino cose come un Tenores Dettori, un Cesanese Riccardi Reale, o un Primitivo Archetipo o Morella. Gli italiani inveceโ€ riflette โ€œsono piรน titubanti. รˆ normale: farsi consigliare un vino italiano da una persona cinese รจ stranoโ€.

Sinosteria โ€“ Roma – viale Marconi, 586 โ€“ 06 92592048 โ€“ www.sinosteria.it

a cura di Antonella De Santis

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