Alto Adige Wine Summit 2019. Come il vino supera i cambiamenti climatici e i migliori assaggi

13 Set 2019, 17:30 | a cura di
4 giorni alla scoperta dell'Alto Adige e dei suoi migliori vini. Un appuntamento fondamentale per capire come la zona risponde ai cambiamenti climatici.

L’Alto Adige, con i suoi 5.500 ettari di vigne, rappresenta circa l’1% della superficie vitata della nostra penisola. Nonostante le sue ridotte dimensioni, è una delle regioni italiane più famose per la qualità dei suoi vini, per il 98% classificati come Doc. La produzione annua si attesta sui 40 milioni di bottiglie, circa un terzo prende la via dell’export. L’Alto Adige è un esempio virtuoso di un territorio che, nel giro di pochi decenni, ha saputo rinnovarsi e imboccare senza incertezze la via dell’eccellenza.

La produzione vitivinicola in Alto Adige

Oggi può contare su una produzione di bianchi realizzati con vitigni internazionali - pinot bianco, pinot grigio, sauvignon blanc, chardonnay, sylvaner, riesling, grüner veltliner, müller-thurgau, gewürztraminer, riesling - e su interessanti rossi prodotti con i vitigni autoctoni, schiava e lagrein o con le più famose varietà francesi, soprattutto pinot nero, merlot e cabernet sauvignon.

Dal 5 all’8 settembre, 150 rappresentati della stampa italiana ed estera si sono ritrovati a Bolzano per degustare in anteprima circa 200 vini di una sessantina di cantine e per approfondire la conoscenza di un territorio sfaccettato e complesso, con un occhio rivolto ai cambiamenti climatici.

L’Alto Adige Wine Summit, quest’anno giunto alla sua seconda edizione, rappresenta ormai un appuntamento chiave per la promozione della produzione enologica del nostro territorio in Italia e all’estero” ha commentato Eduard Bernhart, direttore del Consorzio. “Crediamo che per poter apprezzare la qualità dei nostri vini sia necessario toccare con mano e vivere in prima persona i contrasti da cui prendono vita: sia dal punto di vista delle altitudini, con vigneti dislocati tra 200 e 1000 metri sul livello del mare, che dal punto di vista della composizione geologica dei terreni estremamente variegata, così come delle temperature e delle forti escursioni termiche tra giorno e notte, che regalano ai vini i loro aromi e la freschezza che li contraddistingue”. 

Vigne dell'Alto Adige

Alto Adige: un territorio da scoprire

Alto Adige si trova nel cuore delle Alpi. Il 98% del territorio è montuoso e solo lo 0,6% della superficie è coltivato a vigneto. Da un punto di vista dell’orogenesi, è il risultato della collisione tra la placca euroasiatica e quella africana, che ha formato la catena delle Alpi. Un violento scontro tettonico che ha regalato la compresenza di rocce e minerali molto diversi tra di loro.

Le aree e i suoli dell'Alto Adige

Semplificando in modo molto schematico, possiamo dire che nell’area più a nord prevalgono le rocce metamorfiche; nella zona centrale troviamo soprattutto rocce d’antichissima matrice vulcanica, soprattutto porfidi; mentre la parte più a sud è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e dolomitiche. Ancora più complesse sono le fasce intermedie tra zone vulcaniche e dolomitiche, come l’area di Termeno, Ora, Bassa Atesina e Cortaccia. Nei suoli si riscontra una grande varietà di minerali, con oltre 150 tipi di rocce diverse. L’antico ghiacciaio, che ha plasmato le principali valli della regione, ha trasportato una grande quantità di depositi morenici, ancora oggi visibili in terrazzamenti e conoidi di deiezione.

Il clima dell'Alto Adige

Nonostante la sua collocazione geografica, l’Alto Adige ha un clima molto particolare, con estati calde e secche, dai connotati quasi mediterranei. La scarsa piovosità, compresa tra i 500 agli 800 millimetri l’anno, le soleggiate esposizioni rivolte a sud e l’influsso mite dell’Ora, che risale la valle dell’Adige dal lago di Garda, creano condizioni ideali per la viticoltura. La regione è un vero mosaico di microclimi, che presentano forti differenze in pochi chilometri, con un gradiente termico estremamente elevato.

Vigna dell'Alto Adige

Il cambiamento climatico e le conseguenze sui vigneti in Alto Adige

Negli ultimi 50 anni, nella regione alpina si è registrato un innalzamento medio della temperatura di 1,5 gradi centigradi. Se non ci saranno inversioni si rotta, si potrebbe arrivare a un incremento tra i 2,5 e i 5 gradi centigradi entro il 2100. La prima conseguenza di questo cambiamento climatico è riscontrabile nelle mutate caratteristiche dei fenomeni atmosferici. Il numero delle grandinate, ad esempio, non è cambiato, ma è aumentata molto l’intensità e la violenza degli eventi. L’aumento delle temperature, con un conseguente germogliamento precoce della vite, ha reso molto più gravi i danni delle gelate tardive. Le temperature più alte stanno cambiando anche il profilo delle uve, con una più alta concentrazione zuccherina e vini con gradazioni alcoliche più alte.

Cosa cambia per i viticoltori dell'Alto Adige

Sempre più spesso è necessario ricorrere a una doppia vendemmia e i nuovi impianti trovano dimora ad altitudini sempre più elevate. Sono già presenti una decina di ettari coltivati oltre i 1000 metri e la tendenza è in continuo aumento. Le stime parlano di una disponibilità teorica di circa 4000 ettari coltivabili ad alta quota, anche se le pendenze e le esposizioni non sempre rendono facile la creazione di nuovi impianti. Oltre all’innalzamento delle vigne, si sta riflettendo anche sull’opportunità di introdurre nuovi vitigni, adatti a un clima più caldo. L’Alto Adige sta già guardando al futuro, cercando le migliori soluzioni per mantenere il primato della qualità.

Se a questo aggiungiamo le notevoli differenze d’altitudine, con vigne coltivate tra i 200 e i 1000 metri e le forti escursioni termiche, le sfaccettature climatiche diventano infinite. La ricchezza dell’Alto Adige risiede proprio in questa ricca complessità pedoclimatica, che consente di coltivare ogni varietà nelle parcelle più vocate e realizzare vini con una forte impronta territoriale.

I 10 migliori assaggi da Alto Adige Wine Summit 2019

Tra i 200 vini in degustazione, ci sono piaciuti soprattutto i bianchi della Valle Isarco, una zona che produce vini sempre più interessanti e le interpretazioni della schiava, un vitigno spesso sottovalutato, che sta dimostrando di poter esprimere etichette dallo spiccato carattere territoriale.

  • Alto Adige Valle Isarco Sylvaner R 2018, Kofererhof
  • Alto Adige Sauvignon Riserva Renaissance 2016, Gumphof
  • Alto Adige Valle Isarco Sylvaner Alte Rebe 2018. Pacherhof
  • Alto Adige Valle Isarco Pinot Grigio Alte Rebe 2018, Kofererhof
  • Alto Adige Muller-Thurgau Feldmarschall von Fenner 2018, Tiefenbrunner
  • Alto Adige Pinot Bianco Sirmian 2018, Nals Magreid
  • Mitterberg Schiava Granit 2018, Hartmann Donà
  • Mitterberg Schiava Phyllit 2018, Hartmann Donà
  • Vino Rosso Elda 2015, Nusserhof
  • Alto Adige Schiava Gschleier Alte Rebe 2018, Girlan

a cura di Alessio Turazza

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