Da qualche anno la Liguria del vino รจ foriera di tante belle notizie. Tramontata l’epoca dei vini corretti ma non fascinosi (con le dovute eccezioni, ovviamente), negli ultimi decenni la schiera dei “vignaioli coraggiosi” si รจ infittita e oggi questi rappresentano probabilmente la maggioranza. Volendo cavalcare questa ondata di grande ottimismo si puรฒ affermare, oggettivamente, che i vitigni di cui la Liguria dispone sono altamente qualitativi. Non c’รจ dubbio che vermentino e pigato, considerati parenti da parte della letteratura scientifica, ma da sempre percepiti come due entitร diverse e distinte dai viticoltori locali, siano da considerare dei vitigni a bacca bianca di elevata qualitร per l’intensitร dei precursori di aromi che determinano caratteristiche minerali all’invecchiamento. Se poi si prende in considerazione il rossese, ecco allora uno dei piรน bei gioielli del panorama ampelografico mondiale, che paga solo lo scotto di una scarsa massa critica. Nella zona di Dolceacqua regala rossi di forte personalitร che tutti gli anni premiamo. In questa edizione sono due ma molti altri hanno sfiorato i Tre Bicchieri. Quest’anno la Liguria di Levante, da sempre legata al vermentino, raccoglie piรน della metร dei premi regionali e porta addirittura alla ribalta una nuova azienda, presente da tempo in Guida. Si tratta della cantina La Pietra del Focolare e del suo Colliย diย Luni Vermentino Villa Linda del 2020. Nei prossimi anni ci aspettiamo grandi risultati dal vitigno granaccia, coltivato da tempo in Liguria, soprattutto nel comune di Quiliano in provincia di Savona,ย ma che gode oggi di un rinnovato interesse da parte di molti bravi viticoltori in tutta la regione.
Per gli ettari vitati che vanta, la Valle d’Aosta puรฒ essere considerata la Cenerentola della nostra viticoltura. Nell’ambito della qualitร , perรฒ, questa regione non รจ seconda a nessuno, soprattutto quando si prendono in considerazione determinati vitigni internazionali. La Valle possiede delle specificitร pedoclimatiche in grado di soddisfare le esigenze di vitigni noti come chardonnay, pinot nero o syrah, che qui si sono perfettamente adattati e ci danno vini dai caratteri unici.ย Da tempo premiamo le etichette piรน convincenti di queste tipologie e nell’edizione 2022 della Guida, oltre ai classici Chardonnay Cuvรฉe Bois di Les Crรชtes, Pinot Noir Semel Pater di Anselmet e Pinot Gris di Lo Triolet, anche Rosset dimostra sapersi ben destreggiare con le varietร borgognone.
Gli altri due premi vanno ad altri due grandi classici dell’enologia valdostana: il Muscat Flรฉtri di La Vrille e la Petite Arvine di Ottin. Si tratta ovviamente di grandi vini, ma ciรฒ che ci lascia perplessi quest’anno รจ la mancanza di valide alternative ai vitigni internazionali e – perchรฉ no – anche ai soliti noti. Eppure la Valle d’Aosta possiede una serie di autoctoni di valore, anche emergenti, ma pochi di loro, all’eccezione del fumin, sono stati oggetto di sperimentazioni approfondite da parte delle migliori cantine. Non รจ detto che tra le tante varietร indigene della Valle sia necessariamente nascosto un nuovo fumin o il pinot nero del futuro, ma avere qualcosa di unico รจ sempre un buon punto a favore, soprattutto ora che l’interesse per l’autoctono รจ forte. Lo scarso ricambio delle aziende puรฒ sembrare la norma in una regione piccola dove gli appezzamenti vitati sono ristretti e molto frazionati. Qui รจ difficile vedere nascere un nuovo Anselmet o una nuova Les Crรชtes, aziende di dimensioni importanti: siamo in un contesto territoriale che moltiplica a dismisura le spese di produzione. In compenso il ricambio รจ nettamente piรน evidente nell’ambito delle cantine di dimensioni contenute, dove spesso l’azienda nasce per hobby o per la passione di un titolare, subendo una serie infinita di alti e bassi che ricalcano la sua vita. In quest’ottica vanno viste una serie di piccole realtร che sembrano vivere oggi un momento particolarmente felice e delle quali speriamo di sentir parlare anche in un futuro prossimo.
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