È con un vino naturale che si festeggia la prima messa dopo la riapertura di Notre Dame a Parigi

30 Nov 2024, 09:22 | a cura di
Le prime celebrazioni religiose dopo la riapertura della cattedrale parigina saranno accompagnate non con un vino legato ai grandi nomi sponsor della ricostruzione, ma con un’etichetta naturale prodotta da una piccola tenuta nella Loira

Era il 15 aprile 2019 quando le fiamme divorarono la cattedrale di Notre Dame, riducendo in cenere la sua celebre guglia e lasciando il mondo intero a osservare incredulo. Oggi, a distanza di cinque anni, il conto alla rovescia per la riapertura della storica cattedrale è ufficialmente iniziato: il 7 dicembre 2024. Per il primo rito ufficiale dopo l’incendio, l’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, ha scelto un vino naturale prodotto dal Domaine de la Bénisson-Dieu, una piccola tenuta di appena 2,6 ettari situata ai margini della Côte Roannaise, a ovest di Lione, nella regione vitivinicola della Loira. Niente grandi etichette come Château d’Yquem o Latour, nonostante i generosi contributi di figure come Bernard Arnault, Ceo di Lvhm, e François Pinault, fondatore del gruppo Kering, che con le loro donazioni milionarie hanno sostenuto la ricostruzione della cattedrale.

Régis e Aude-Reine Anouil, i proprietari di Domaine de la Bénisson-Dieu

Alla prima messa di Notre Dame si berrà vino naturale

La scelta del Domaine de la Bénisson-Dieu non è casuale. La tenuta è nata dal sogno di Régis e Aude-Reine Anouil, una coppia parigina che, dopo una carriera nella chiesa cattolica (lei come avvocato del vescovado di Nanterre e lui come giornalista presso la Società per le missioni estere di Parigi), ha deciso di dedicarsi alla viticoltura nel 2019, lo stesso anno dell’incendio di Notre Dame. «Eravamo insoddisfatti delle nostre vite», ha raccontato Régis a Wine searcher. «Volevamo qualcosa che ci unisse e che ci permettesse di lavorare insieme». Dopo aver lasciato i rispettivi lavori, la coppia ha completato un diploma in viticoltura e vinificazione a Digione – capitale della storica regione della Borgogna – intraprendendo poi tirocini in contesti religiosi di tutto il mondo: dai vigneti trappisti di Latroun in Israele alle tradizionali qvevri georgiane, fino al tempio giapponese di Daizen-ji e all’abbazia di New Clairvaux in California.

Alla fine, il loro viaggio li ha riportati in Francia, dove hanno rilevato una piccola tenuta biologica e naturale. Oggi, il Domaine de la Bénisson-Dieu produce circa 10mila bottiglie l’anno, tra cui un bianco che risponde perfettamente ai requisiti del diritto canonico: «Il vino per la messa deve essere naturale, ottenuto esclusivamente da uva e privo di sostanze estranee», spiega Régis. Tutti i loro vini, infatti, non sono filtrati né chiarificati e, a parte 20 mg/l di solforosa nella fase dell'imbottigliamento per il bianco, gli altri sono realizzati senza solforosa.

Dal vigneto all’altare di Notre Dame

La scelta del vino per il primo rito nella cattedrale restaurata ha una carica simbolica: dodici bottiglie della cuvée Vin de France, un blend di chardonnay, grenache blanc e clairette delle annate 2022 e 2023, accompagneranno le celebrazioni religiose durante la prima settimana di riapertura della cattedrale. Gli Anouil, ispirati dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, hanno scritto all’arcivescovo di Parigi per offrire il loro vino come «umile contributo» alla riapertura. La risposta positiva è arrivata in poche settimane, sancendo un legame tra la piccola tenuta e uno degli eventi religiosi più attesi degli ultimi anni. Per Régis e Aude-Reine, questa opportunità è il coronamento di un percorso di vita: «Portare all’altare un vino naturale è il nostro modo di onorare la terra e la spiritualità», hanno fatto sapere i due a Wine searcher. La coppia amplierà anche la piantagione, aggiungendo 1,3 ettari di souvigner gris e cabernet blanc, vitigni ibridi ben consolidati che si trovano spesso nell'Europa centrale. Le varietà sono state scelte principalmente per ridurre il lavoro necessario nel vigneto, ma ciò corrisponde anche alla loro visione di vinificazione a basso intervento.

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