Peppino Lopez. L'artigiano che crea i piatti per gli chef

27 Gen 2020, 10:35 | a cura di
È la storia di un percorso cominciato per gioco e diventato un'attività di grande valore artigianale: la storia di Peppino Lopez, che crea i piatti per i grandi chef.

“Mi sentivo un numero, non mi piaceva. Così sono tornato in Sicilia”. Comincia così il suo racconto Peppino Lopez, architetto che, “in cerca di altro” si è lasciato alle spalle Milano e il suo giro di grandi nomi del design internazionale per tornare nella sua terra e da lì ripartire, aprendo il suo studio di architettura e design, e lasciandosi ispirare proprio da quei panorami e da quei materiali. Intraprendendo un percorso del tutto originale, che dal tavolo da progettazione lo ha portato alle tavole dei ristoranti. “Credo ci sia molta poesia in un piatto che racconta un territorio non solo dal punto di vista culinario ma anche quello del design”.

Peppino Lopez BREZZA-piano-laterale-Large

Brezza

Design for chefs

“Mi sono avvicinato al mondo del food in modo naturale” racconta “un amico chef mi ha coinvolto, chiedendomi di realizzare dei piatti per lui”. L'amico chef è Pietro D'Agostino de La Capinera di Taormina, raffinato elegante dalla bellissima terrazza sul mare. “Mi è sempre piaciuto fare lavori manuali, toccare la materia”. Accetta la proposta, la vede come una sfida e così 3 anni fa nasce la prima collezione di piatti, personalizzata, esclusiva: pochi pezzi, una mise en place in pietra lavica e dei piatti fatti a mano per una portata, porta pane e porta grissini. Disegnati appositamente per D'Agostino “che ha sposato l'idea dell'artigianalità, del fatto a mano”.

Peppin Lopez piatto lava

Lava

I materiali

“Mi piace lavorare con i materiali del territorio” continua. “I miei sono piatti in gres, ma all'interno uso altre materiali, mi ispiro alla Sicilia, al paesaggio siciliano, o alle materie che ci sono qui, come la pietra lavica”. Il colore, invece, è il bianco: “ho provato a fare piatti colorati ma non mi soddisfano, i materiali si esaltano con il bianco, che valorizza anche la pietanza. Il piatto” continua “deve essere una tela banca su cui il cuoco completa la sua opera d'arte, preferisco stare un passo indietro rispetto allo chef, la mia mano si intuisce, ma è nascosta”. Gli chef, al plurale, perché dopo D'Agostino ne sono arrivati altri: Alessandro Ingiulla, Nino Ferreri, Nino Rossi, Giuseppe Raciti, Daniele Lippi. Che non di rado al cambio di menu cambiano anche i piatti.

Il lavoro con gli chef

Gli chef lo contattano con richieste particolari, di forme o dimensioni che non trovano in commercio o perché sono in cerca di qualcosa di diverso e unico: “forma, modello, logo, tutto è personalizzato al 100%, non ho stampi, tutto è pensato e realizzato da me a mano e su misura per ogni chef e per la loro cucina” sono delle piccole opere d'arte, pezzi unici, mai perfettamente identici uno all'altro, anche se di uno stesso modello e collezione “credo che la particolarità sia anche quella” aggiunge Lopez che dice: “mi definisco un designer artigiano”. La difficoltà maggiore di lavorare con gli chef? “Guidarli” risponde sicuro “perché sono molto creativi, ma nel loro settore, con i loro prodotti: invece qui ci sono altri materiali e bisogna sapere come si comporta ognuno durante le fasi della lavorazione”.

Tempi e costi

In base alle indicazioni ricevute, Lopez fa delle proposte e poi prepara un prototipo che diventa il punto di partenza per arrivare all'oggetto definitivo. I piatti vengono realizzati a mano, uno a uno, si tratti di pochi pezzi o di 100 e più. I tempi? “20-25 giorni per la consegna”. In mezzo ci sono tanti passaggi: “forgiatura del primo piatto, essiccazione, spugnatura, rifinitura, prima cottura e seconda cottura, dopo aver smaltato il piatto”. Si va dai 25 ai 30 euro a piatto “un 10% di più rispetto a uno di qualità”.

 

Peppino Lopez a a mano libera

A mano libera. Foto Giuseppe Casaburi

La ricetta incontra il piatto

“Passo molto tempo in cucina” spiega “il mio lavoro deve essere anche capire bene la filosofia dello chef: per una cucina essenziale e basata sugli elementi naturali e locali i piatti saranno semplici, materici, eleganti. Una cucina più barocca vuole un piatto più decorato. E poi” continua “ci sono i materiali: per esempio Pietro usa prodotti dell'Etna, il piatto creato per lui ha come motivo decorativo la sabbia del vulcano, mentre per Daniele Lippi ho pensato a un piatto molto particolare, con una sorta di guscio con l'osso di seppia, per una ricetta con la seppia”.

Così il piatto riesce a valorizzare la pietanza, a creare un valore aggiunto “abbiamo fatto una prova con la stessa ricetta presentata in due piatti diversi, uno normale e uno mio. Due cose completamente diverse”; tanto che non è mancato qualche chef che ha aggiornato la ricetta per adattarla interagendo così con il lavoro di Lopez.

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Radici

Le capsule collection

Ogni piatto ha una storia, una filosofia e un'ispirazione. La prima collezione si chiama Sicilia mia natura e declina l'idea del lavoro con i materiali autoctoni in diverse linee: Radici, Lava, Ceppo, Brezza Marina, A Mano Libera. In cantiere le nuove collezioni: Coccio accompagnerà tutto il 2020 e si ispira ai reperti archeologici, le ceramiche comuni rinvenute negli scavi di Siracusa. “Sono piatti che trasmettono l'idea del territorio, di una storia, della cultura e dell'artigianalità. Una linea molto materica, in cui la natura è sempre motivo di ispirazione”.

La seconda collezione si chiama Mani D'autore, e Lopez l'ha già testata con Martino Ruggieri (Pavillon Ledoyen, Parigi) nella cena che ha fatto a Roma con Daniele Lippi da Acquolina, con cui collabora proprio per queste cene a 4 mani. Sono ceramiche caratterizzate dall'impronta delle mani nel piatto, “il richiamo è al lavoro manuale, un invito ad apprezzare l'artigianalità”.

Peppino Lopez - https://www.peppinolopez.it/

a cura di Antonella De Santis
foto Alfio Bonina

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