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Abbiamo provato il nuovo ristorante di Locatelli a Londra: ecco com'è

Un ristorante italiano dentro uno dei musei più famosi al mondo: menù, atmosfera e prezzi del nuovo progetto di Giorgio Locatelli a Londra. Spoiler: c'è anche il bar con i maritozzi

  • 26 Giugno, 2025

Da una parte Monet, Caravaggio, Renoir. Dall’altra maritozzi e tagliatelle al ragù. Quella di Giorgio Locatelli sulla carta avrebbe potuto rappresentare una sorta di sfrontatezza egocentrica: chiudere la sua Locanda per aprire in uno dei musei più prestigiosi al mondo. Quasi a dire che la cucina italiana può stare vicino solo ai suoi simili, artisti con artisti. E invece quella dello chef Locatelli è una scelta, senza dubbio vincente e oculata, che sa più di dialogo popolare tra la città di Londra e una tavola sì elegante e ricercata, ma tutto sommato semplice e a tratti umili, come nel suo solito stile.

Reali pappardelle

Siamo stati a un mese dalla sua apertura, nell’ala Sainsbury della National Gallery, del ristorante che porta il suo nome. Fuori una Trafalgar Square vibrante e veloce, dentro l’austerità composta e maestosa delle collezioni esposte. All’ingresso diversi cartelli: “Per le prenotazioni da Locatelli, entrare da qui”: di primo acchito qualcosa quasi di respingente, bisogna fare la fila, chiedere a qualche guardia di sicurezza. E invece no, si entra, come un qualsiasi visitatore del museo, si sale l’imponente scalinata che porta al primo piano, ed eccolo lì il ristorante più chiacchierato degli ultimi mesi, quello che ha destato persino l’interesse dei Reali inglesi, primi clienti ai tavoli a provare le pappardelle con fave, pecorino e rucola e il pollo alla cacciatora con polenta.

L’eleganza sobria, i colori neutri, i pavimenti in legno, i dettagli di marmo: tutto richiama ad un’essenzialità minimale, ma ricercata, dove il gioco di luci è dato dalle enormi vetrate e gli spazi aperti disegnano un continuum sia con le opere d’arte che con l’ambiente museale stesso. Essenzialità che ritroviamo in ogni piatto proposto in carta, e forse è questa la vera carta vincente di uno chef, che ha deciso di non snaturare sé stesso e la sua idea di accoglienza, ma forse di giocare la mano giusta al momento giusto. Proposte italiane comprensibili da chiunque, prezzi decisamente popolari per una città dove spesso anche guardare una vetrina fa male al portafogli: la nuova era di Locatelli mette la cucina italiana sulla sua via principale, semplice e diretta, ma le dà il giusto palcoscenico per essere apprezzata e conosciuta.

Colazione all’italiana

Anche se andiamo a fare un discorso prettamente imprenditoriale, ci rendiamo subito conto di come in un’epoca di crisi per la ristorazione, dove spesso è proprio l’alta ristorazione a soffrire, aprire un ristorante in un luogo ogni giorno frequentatissimo da persone di tutto il mondo, con un via vai continuo e incessante, non può che essere una scelta azzeccata. Soprattutto se consideriamo l’anima strutturale stessa di questo locale, così aperto negli ambienti da risultare inclusivo e accogliente. Così come se pensiamo che al piano di sotto, proprio accanto ai banchi informazioni del museo, Locatelli ha aperto anche il suo punto bar, altra idea assolutamente azzeccata, perché ancora più pop e divertente. Lo chef ha infatti deciso di portare un pizzico di romanità all’interno di un’atmosfera british esclusiva, con il Bar Giorgio, che offre colazioni e merende all’italiana, puntando su un classico, il maritozzo, in versione sia dolce che salata, che sicuramente negli ultimi anni si è aggiudicato il premio come lievitato dell’anno nel cuore degli italiani, ma anche all’estero. Anche in questo caso i prezzi rimangono davvero accessibili, circa una decina di euro per un maritozzo dalle dignitose dimensioni: certo, paragonandoli a scontrini romani, qualcuno potrebbe anche storcere il naso, ma non capita tutti i giorni di addentare un maritozzo alla panna con negli occhi ancora il ricordo dei Girasoli di Van Gogh.

Cucina centrata

Potremmo star qui a elencare piatto dopo piatto, ricetta  dopo ricetta, tra quelli presenti in carta sia al ristorante che al bar di Locatelli: la calamarata con la gallinella di mare, la melanzana con la maionese di soia o i tortelloni di vitello. Quel che ci ha maggiormente colpito è sicuramente qualcos’altro. Nessun dubbio, infatti, sulla cucina dello chef, tanto da essersi portato a casa il riconoscimento di Due Forchette durante l’ultima tappa del Gambero Rosso International per i ristoranti italiani all’estero. A trascorrere una giornata seduti a quei tavoli ci si rende subito conto di quella che è la missione di Locatelli: farsi portabandiera nel mondo del racconto della cucina italiana, senza troppi orpelli inutili, ma con una concentrazione di qualità, tradizione e rispetto per una cultura. E forse anche quel pizzico di umiltà che serve per reggere il confronto con un luogo ospitante di così tanta levatura e personalità. Locatelli, umile lo rimane, anche quando all’accoglienza dà il suo consenso per incontrare un suo piccolo piccolo fan italiano: «Tra mezz’ora lo chef arriva, aspettalo qui al desk del ristorante» — dice una delle ragazze all’ingesso. Anche questa è ospitalità, soprattutto se ti chiami Locatelli.

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