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“All’estero mangiano schifezze. Ozempic per dimagrire? È il male assoluto”. Intervista a Iva Zanicchi

La cosiddetta "Aquila di Ligonchio" apre la sua cucina dei ricordi al Gambero Rosso e racconta la sua storia d'amore con il cibo

  • 02 Ottobre, 2025

Una carriera lunga oltre 60 anni, tra successi canori, ma soprattutto televisivi. Iva Zanicchi ha una grande passione che è quella per il cibo: lo racconta il suo percorso professionale – ha anche presentato un programma tv – ma anche quello personale. Una storia di famiglia legata alle tradizioni emiliane dove i pranzi della domenica finivano sempre a chitarra, canzoni e cappelletti. In attesa del suo quinto libro con la sua cucina dei ricordi, che sta scrivendo, ecco cosa ha raccontato al Gambero Rosso.

Che tipo di mangiatrice si sente a tavola?

Sono una gran buona forchetta, non mi abbuffo ma sono attratta dal cibo in modo feroce. Io sono nata affamata.

Cosa intende per “affamata”?

Da neonata piangevo giorno e notte nonostante mia madre mi attaccasse al seno. Sono nata a gennaio, c’era tanta neve e il medico non c’era, mia madre vedendomi così temeva che morissi, poi un giorno è arrivata una vecchia zia infermiera che mi ha denudato, avevo tre mesi, e ha detto: “Questa bambina non è malata, ha fame”.

A quel punto che è successo?

La zia è andata in cucina, ha preparato il pancotto con olio, spicchio d’aglio e l’ho mangiato tutto.

A tre mesi?

Sì, mia madre aveva timore, però la zia è stata brava, me l’ha fatto mangiare piano piano con il cucchiaino. E così ho smesso di piangere.

Il pancotto non può ricordarlo perché era troppo piccola, ma c’è un altro piatto che le ricorda l’infanzia?

Banale dirlo perché sono emiliana, ma sicuramente i cappelletti in brodo. È il profumo di quel brodo della domenica che faceva mia madre, che ricordo e che da allora non ho più sentito.

Le mancano i pranzi della domenica a casa?

Provo tanta nostalgia. Soprattutto quando la mamma tirava la sfoglia e io e le mie sorelle, l’aiutavamo a piegare i cappelletti. Ero bravissima. Da noi, arrivate a 14 anni, c’era l’obbligo di imparare a tirare la sfoglia rigorosamente a mano. E poi la mia mamma ci faceva fare le gare con i cappelletti, ero piccola ma vincevo sempre io.

E ora si dedica alla cucina?

Devo dire la verità: ho avuto mio marito, Fausto Pinna, che si dilettava benissimo ai fornelli, era un cuoco eccezionale. Inventava ricette, era il suo hobby. Avevamo pensato anche di aprire un ristorante, ma poi ci abbiamo rinunciato.

E cosa le cucinava suo marito per coccolarla?

Lui era sardo, fino al midollo e preparava spesso piatti sardi: porceddu, malloreddus, tortelli sardi.

Abbiamo capito che è una buona forchetta però è anche testimonial di un marchio di piani alimentari per il dimagrimento.

Sì, perché io sono davvero dimagrita 10 chili, non racconto fandonie.

È stata dura seguire una dieta?

Bisogna farla bene, ti puoi distrarre una sera a cena, ma devi seguire e il peso si perde.

Eppure, c’è chi usa una scorciatoia: Ozempic, il farmaco per i diabeti usato per dimagrire anche da vip, ultima Serena Williams. Cosa ne pensa?

Mamma mia, tutto il male possibile! Bisogna avere rispetto per i diabetici che devono combattere tutta la vita con il peso, i farmaci.

E allora qual è la soluzione, secondo lei?

Basta chiudere la bocca (sorride, ndr). O meglio, seguire una dieta con la nostra cucina italiana che è varia ed è la migliore del mondo, non è poi così difficile.

Ha girato tanto per il suo lavoro, ma la cucina italiana rimane la sua preferita?

Assolutamente! Ogni regione ha la sua tradizione. Per carità, si mangia benino in Spagna o in Francia, in Argentina a volte sembra di essere in Italia, hanno la carne, ovviamente, ma fanno anche pasta buonissima, però in Italia…

E quando va all’estero mangia in ristoranti italiani?

No, mangio sempre cucina locale, mangio le loro schifezze (sorride, ndr).

Foto di Gianni Brucculeri

Ha un piatto preferito che prepara quando è sola a casa?

Adoro tutti i tipi di pasta, ma soprattutto gli spaghetti fatti in tutti i modi. Ogni tanto mi faccio la pasta alla poverella, come la fanno a Napoli.

Ci dice la ricetta?

Sì, allora cucino gli spaghetti, intanto in una padella metto del burro, due uova e le faccio a occhio di bue. Quando la pasta è pronta la metto sulle uova e giro tutto in padella molto velocemente, aggiungo tanto formaggio e il piatto è pronto.

Nel 2006 ha presentato il programma Il piattoforte su Canale 5. Le sarebbe piaciuto presentare La prova del cuoco?

Lo fa troppo bene Antonella Clerici, è un programma di successo, miro ad altro.

A cosa?

Beh, non esiste più ma mi sarebbe piaciuto presentare il vecchio “Il pranzo è servito” di Corrado.

Foto in copertina Gianni Brucculeri

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