In agosto spesso cercare rotte fuori-rotta vuol dire infilarsi negli interstizi “metropolitani” alle porte delle grandi città che proprio nel mese ancora più gettonato per le vacanze vengono lasciati respirare dai vacanzieri cittadini che magari preferiscono spostarsi verso altri lidi (e Lidi) lasciando per gli altri periodi dell’anno queste mete più comode da raggiungere, per esempio da Milano, da Bologna o da Torino.
Dopo aver scelto il quadrante geografico in cui concentrarci per pianificare una gita di relax (ma non per questo banale, noiosa, scialba), cerchiamo ancora altre opzioni che possano “garantirci” ancora più tutele rispetto all’assalto dei vacanzieri. Ecco, questo secondo step sarà decisivo per dare carattere e senso all’esperienza che puntiamo a fare nel mezzo dell’estate. Quindi, scegliamo per esempio l’Oltrepò, provincia vitivinicola verde a due passi da Pavia. Territorio famoso per le sue bollicine a base di Pinot nero. E c’è da dire che meritano e anche parecchio. Però, noi ce la vogliamo fare proprio difficile: quindi andiamo a scegliere di visitare la cantina di un rossista, pasdaran e ambasciatore del Buttafuoco, allievo di uno dei genius loci di questo spicchio di territorio dove si coltiva e si vendemmia su crinali scoscesi. Cioè, andiamo, nel cuore afoso dell’estate, a degustare vini rossi (che sembrano essere in crisi anche neglia ltri mesi più freschi dell’anno) e che vini rossi!, tra i più intensi e tosti che si possano trovare.
Ok, a questo punto siamo arrivati. La cantina è quella di Andrea Picchioni a Canneto Pavese, proprio tra le valli della Versa e di Scuropasso, tra i filari più storici e identitari di queste terre dove letteralmente nacque il Buttafuoco, uno dei più tosti e identitari (e un po’ anche sconosciuti) rossi d’Italia. Siamo nel cuore pulsante dell’Oltrepò: da qui si intuiscono le linee di confine che lo separano da Piemonte, Emilia e Liguria. Siamo in una campagna nervosa e molto caratterizzata, ancora lontana dalle meccanizzazioni delle colture estensive. Qui se non vai a piedi a curare i filari di Barbera, Croatina e Uva Rara, è meglio che lasci perdere.
Qui, a ridosso delle vigne scoscese e del bosco che le circonda, sta la cantina di Picchioni: entrare è d’obbligo per sfuggire alla canicola. Ma anche perché pregustiamo i suoi vini: Andrea li tira fuori dal frigo a una temperatura di 12 gradi e li mette sul tavolo insieme a un gustosissimo pane locale e imperdibili salami di cui sono insuperabili cultori e maestri (il pregiato Vecchio Varzi quasi scompare di fronte a questi monumenti artigianali introvabili nei normali circuiti). Ecco. Ve lo abbiamo detto: non vi resta che provare di persona il godimento dionisiaco in questa cantina (non spoileriamo nulla di più, ma ovviamente prendete prima appuntamento!). E magari vi potrebbe anche capitare di imbattervi in una delle paste al forno o ripiene preparate dal mamma di Andrea. E allora potreste anche decidere di restarci, in Oltrepò.
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