A mezzogiorno di una giornata di metà agosto, quattro mucche riposano all’ombra di chiome d’alberi. Quella più piccola e dal manto nero sbuffa quando il volo di una mosca punzecchia i suoi bui occhi laterali. Nel mentre, un gatto dagli occhi verdi rotola sull’erba e una donna anziana legge un libro seduta su una panca di legno.
Siamo a Pontinvrea – un piccolo comune situato sull’Appennino Ligure a 20 km dalla Riviera Ligure – in visita alla Goloka Ecofarm, la comunità rurale, nata due anni fa, con l’obiettivo di sperimentare, lontano dalla città e a contatto con la natura, lo bhakti yoga, il servizio devozionale praticato dai membri Hare Krishna per avvicinarsi alla divinità a cui sono devoti. Fondata a New York, nel 1966 dal maestro spirituale indiano Srila A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, in inglese ISKON (International Society for Krishna Consciousness), abbraccia attualmente oltre 500 centri, tra templi e comunità rurali, e milioni di membri della congregazione in tutto il mondo.
Nata dall’iniziativa di un gruppo di devoti italiani, tra cui Prabhu Das – responsabile del centro a Torino e autore di libri sulla storia e la spiritualità del movimento (tutti pubblicati da OM edizioni) – Goloka Ecofarm rientra nel progetto di costituzione di luoghi che sottolineino l’importanza dell’ecologia spirituale e sostengano la sostenibilità ambientale.
A differenza di quanto avevo supposto, l’ISKCON non prevede un’alimentazione vegana, ma vegetariana. Come spiega Simheshvara Gauranga, il giovane devoto piemontese che mi accompagna in visita, le mucche sono animali sacri a Krishna di cui la comunità si prende cura con amore e devozione. Goloka, infatti, in sanscrito significa letteralmente “Il pianeta delle mucche” ed è il nome usato per indicare il mondo di felicità spirituale dove risiede Krishna al cui fianco, nella ritrattistica devozionale, compare spesso una mucca.
Se il latte, e i prodotti derivati come lo yogurt, sono consentiti nell’alimentazione, le uova invece non sono comprese perché considerate, secondo le parole del devoto, «ricettacolo di energia e forme viventi». Secondo i primi due principi regolatori dell’Associazione, non è consentito mangiare carne e pesce, perché, dal punto di vista spirituale, l’uccisione di un animale è un atto di violenza generatore di elevati livelli di karma negativo. Inoltre, non è possibile bere né caffè né tè né alcolici, considerati sostanze “intossicanti”.
Gli stessi principi etici regolano i ristoranti affiliati all’Associazione, quasi un centinaio in tutto il mondo, da New York a Nuova Delhi, da Nairobi a Melbourne, a cui si è aggiunto recentemente il nuovo locale gestito dalla stessa comunità di Pontinvrea, nella frazione di Giovo Ligure (SV): il Govinda restaurant è un locale vegetariano sotto gli alberi, con un’ampia sala illuminata e un menù con pizze vegetariane e preparazioni indiane.
Dopo la visita al tempio, Simheshvara Gauranga ci domanda se vogliamo fermarci a pranzo. Dalla cucina al piano terra, arriva un buon odore.
«Ogni giorno una persona della comunità ha come compito la preparazione dei pasti» ci spiega il devoto «che sono sempre cucinati in abbondanza, con cura e attenzione». La preparazione degli alimenti, infatti, è considerata un atto di devozione a Krishna e, prima di essere consumato, il cibo viene consacrato alla divinità. Il pasto varia di giorno in giorno, ma è spesso composto da verdure e frutta dell’orto, svariate tipologie di pane di tradizione indiana (il chapati, il dosa, il naan), ciotole di riso (non solo bianco, ma anche al tamarindo, al limone, alla menta), piatti di legumi (in particolare le lenticchie) e salse di contorno come il chutney e il pickle.
Nell’ottica di cibo nutritivo per il corpo e per l’anima e di accoglienza e ospitalità verso il prossimo, rientra il progetto “Hare Krishna Food for Life” (FFL), il più grande programma di preparazione e distribuzione di cibo vegetariano a persone senza fissa dimora e famiglie in difficoltà. Dai primi anni Settanta fino ad oggi si è sviluppata una rete internazionale di volontarie e volontari che offre milioni di pasti al giorno, con progetti in oltre 60 paesi, nei centri notturni e nelle mense scolastiche.
In Italia, Food for Life ha cominciato la sua attività in occasione dell’EXPO 2015 a Milano, con il progetto “Fuori Expo Veg” che ha portato alla distribuzione di pasti vegetariani e biologici in diversi centri di accoglienza per persone senza fissa dimora del capoluogo lombardo. Successivamente, con l’appoggio dell’ufficio Adulti in difficoltà, è nata la prima associazione di operazione sociale a Torino e l’iniziativa è stata presto replicata nelle città di Genova, Savona, Bari, Bologna, Milano, Biella e Padova.
La mia visita termina dove è iniziata, davanti al campo delle mucche e, mentre mi invita ad accarezzarne una, Simheshvara Gauranga mi racconta che, secondo la tradizione vedica, l’essere umano ha sette madri e, tra le più importanti, ci sono la mucca e Terra. Secondo i devoti Hare Krishna, il rispetto del suolo, e di tutta la natura, è un passo fondamentale per vivere in armonia e contrastare la crisi climatica e alimentare globale.
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