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Arrivano i crying café, le caffetterie giapponesi dove puoi piangere e nessuno ti giudica

Locali dove guardare film struggenti, ascoltare musica toccante o leggere storie emozionanti per liberarsi dallo stress attraverso il pianto, sorseggiando una bevanda

  • 03 Settembre, 2025

Ti è mai capitato di voler piangere, ma di non poterlo fare a casa? Di sentirti sopraffatto, ma di non avere uno spazio sicuro dove lasciarti andare, senza domande, senza occhi puntati addosso, senza dover spiegare niente a nessuno? È proprio da questo bisogno che, in Giappone, stanno comparendo sempre di più i crying café: stanze ideate per consentire alle persone di piangere liberamente, in un ambiente riservato e lontano da sguardi indiscreti.

Perché sono nati

Il Giappone, con la sua raffinata cultura dedicata all’introspezione e al controllo emotivo, ha da tempo valorizzato luoghi come gli Internet Café che offrono momenti di evasione, riposo o lavoro confortevole. Invece, l’idea dei crying café nasce in risposta agli alti livelli di stress vissuti dalle giovani donne nella quotidianità moderna. L’espressione emotiva, in molte società orientali, è spesso controllata, e in Giappone piangere pubblicamente è ancora un tabù; queste stanze diventano quindi un’alternativa empatica alla repressione delle emozioni.

I club del pianto come rifugi emozionali

Il concetto di liberazione attraverso le lacrime si trova anche in una pratica chiamata rui katsu (la ricerca delle lacrime), ovvero sessioni collettive di pianto, spesso in contesti aziendali o eventi emotivi dove non si considera il pianto come segno di debolezza, ma come uno strumento di cura e riequilibrio emotivo. Il primo evento di rui katsu è stato organizzato nel 2013 da Hiroki Terai, e tali iniziative si sono diffuse in molte città giapponesi.

Il cafè dove entri solo se sei triste

Foto credit: soranews24

Nel quartiere di Shimokitazawa, a Tokyo, hanno preso forma proprio i “cry café”. Nato nel 2020, il Bar Mori Ouchi accoglie esclusivamente persone in cerca di uno sfogo emotivo – tristezza, ansia, malinconia – offrendo spazi senza giudizio dove lasciarsi andare al pianto. Accogliente rifugio nato durante la pandemia ma progettato da anni.

L’ingresso recita esplicitamente “negative people only” e con una regola singolare: l’accesso non accompagnato è riservato solo alle donne, gli uomini possono entrare solo se accompagnati. Atmosfera calda, legno, cabine private e un menu dedicato solo ai cocktail. I visitatori posso portare del cibo esterno al locale ma devono acquistare almeno un drink.

Foto credit: Bar Mori Ouchi

Crying room

Una formula analoga è stata adottata anche in ambito ricettivo presso l’hotel Mitsui Garden Yotsuya a Tokyo, dove sono state create vere e proprie “stanze del pianto”, riservate alle donne.

Per circa 10.000 yen a notte (circa 55–60€), le ospiti possono accedere a una stanza allestita con accessori pensati proprio per favorire il pianto: fazzoletti ultra morbidi, mascherine riscaldate per gli occhi, struccanti e lenzuola calde e accoglienti per un comfort totale.

La stanza include una selezione di circa 12 film “strappa lacrime”, con titoli internazionali come Forrest Gump, The Intouchables, The Notebook, One Day, The Diving Bell and the Butterfly, oltre a opere asiatiche come A Moment to Remember o il film giapponese A Tale of Mari and Three Puppies. È disponibile anche una piccola sezione dedicata a manga tristi.

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