I “farinei” sono loro due, Marco e Alessandra. In dialetto farinel è il birichino, il furbetto e i nostri in 10 anni, con il loro food truck, un Citrôen HY degli anni ’60 attrezzato, hanno macinato chilometri per le piazze di mezza Italia a far conoscere una buona cucina di strada e soprattutto le miasse. Tipiche dell’Eporediese, sono sottili e croccanti rettangoli di farina di granoturco che vengono cotte su apposite piastre, lungamente riscaldate sul fuoco. Hanno storia lunga visto che le origini sono medioevali. In passato erano cucinate al posto del pane, ma spesso venivano anche consumate come piatto unico.
Terminato il periodo on the road “parcheggiano” a Borgofranco d’Ivrea, e danno il via ad una seconda idea, che presto diventa un progetto ed un obiettivo, quello di rivalorizzare una bellissima zona con particolarità quasi uniche. Il posto è giusto, il nome e l’energia non mancano come pure l’alta qualità dei prodotti utilizzati.
Acquistano un balmetto con un bellissimo cortile all’ombra di tre piante giganti e secolari, lo riempono di tavoloni da festa della birra, mettono a norma tutta la struttura, costruiscono un laboratorio alimentare per le preparazioni più impegnative e soprattutto lui, il furgoncino, l’antico testimone vintage. Ecco servito Al Balmet dal Farinel ovvero il primo “miasse beer garden” del Canavese, un posto che ricorda le grandi birrerie all’aperto bavaresi, ma in uno stile completamente locale.
Sono dislocati ad un chilometro circa dal centro di Borgofranco d’Ivrea; si estendono in direzione nord, lungo la via Francigena Morenica Canavesana, per quasi cinquecento metri e formano una sorta di villaggio a sé stante apparentemente abbandonato e disabitato. Il nome è il diminutivo di balma, un’antica denominazione di origine ligure che sta per grotta, luogo incavato nel monte.
A prima vista paiono semplici cascine addossate le une alle altre e tutte insieme alla montagna, senza speciali pregi e con un aspetto esteriore e un’architettura poco rilevanti. E’ al loro interno che nascondono un fenomeno naturale quasi unico al mondo: dal ventre della montagna, per complessi e particolari fenomeni geonaturali e attraverso numerose fenditure del terreno esce, di continuo, un fresco venticello che nel tempo l’uomo ha catturato ed utilizzato per i propri fini e a proprio vantaggio.
foto www.comune.borgofranco.to.it
Da tempo immemore si è infatti costruito attorno agli orifizi una serie di cantine di eccezionale valore per una resa ottimale della maturazione e conservazione del vino, che qui acquista una bontà del tutto particolare. Grazie al fresco soffio delle “ore” (le bocche) all’interno di queste cantine, l’umidità e la temperatura si mantengono costanti su 7/8 gradi in ogni periodo dell’anno. E oltre al vino anche i formaggi, il lardo e i salumi in genere possono essere conservati al meglio.
Alle prime cantine in diretto contatto con le “ore” sono stati poi aggiunti altri ambienti che utilizzano in maniera indiretta e secondaria il flusso di brezza e molto spesso anche un piano superiore. All’esterno il Balmetto è spesso dotato di un cortile chiuso da un cancello in legno o in ferro arredato con tavoli in pietra e panche rustiche.
Le “ore” nei balmetti – foto www.comune.borgofranco.to.it
I balmetti diventano negli anni, un posto di aggregazione e spensieratezza, dopo il duro lavoro nei campi o nelle vigne e dove la gente del posto si rifugiava in cerca di tranquillità, frescura e allegria. Infatti tutte le domeniche d’estate le famiglie si ritrovavano nei vari balmetti e fra una fetta di pane e salame e un bicchiere di vino saltava sempre fuori una fisarmonica e la gente cominciava a cantare. E non è un caso che la via principale su cui sorgono si chiami via del Buonumore. L’ultimo censimento registra 213 balmetti con 267 proprietari: è quindi evidente che per alcuni esiste la comproprietà. Le “ore” sono ben 292.
Ma torniamo a Marco e Alessandra: quando pensate di avere sbagliato strada siete quasi arrivati. Quattro passi a piedi e un cortile dove spicca il rosso Citrôen HY attrezzato a cucina. Le tradizioni locali sono le padrone soprattutto nelle miasse, il must del territorio: le potete gustare con salsiccia cruda e fontina, con paté di melanzane e battuta di lardo o col Salignùn, formaggio piccante e speziato, da solo o accompagnato con salsiccia, acciughe, salam patata o contadino. E poi i taglieri con salumi, formaggi, vitello tonnato, carne cruda e ottimi panini dalle ragguardevoli dimensioni fra cui cruda e bagna caôda oppure salsiccia alla griglia, peperoni cipolle e salse. Ottime birre alla spina, bibite e qualche vino. Il balmetto di casa è proprio lì accanto: fateci un giro accompagnati da Marco e Alessandra, anche voi diventerete un poco “farinei”.
*foto di copertina tratta dal sito www.balmetti.com
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