Plauto, il celebre commediografo romano, descriveva i suoi contemporanei come mangiatori d’erbe, e non era solo una battuta: l’alimentazione dei Romani era infatti ricca di verdure e frutta, coltivate con sapienza nei giardini delle domus. Oggi, a distanza di secoli, tra le rovine di Pompei, quel legame con la terra rivive grazie alla Fattoria Culturale Parvula Domus, un progetto inclusivo che coinvolge i ragazzi con disabilità della cooperativa sociale Il Tulipano. All’interno della serie Giorgione: insieme è più buono di Gambero Rosso TV, questo luogo speciale è raccontato come una realtà in cui agricoltura, storia e inclusione si intrecciano. Qui, i ragazzi si dedicano con passione alla cura degli orti, alla manutenzione dei giardini, all’apicoltura e alla riscoperta delle pratiche agricole dell’antica Pompei, dimostrando come ogni persona possa contribuire al lavoro con valore.
La cooperativa Il Tulipano è nata nel 2007 per dare opportunità lavorative e sociali a giovani con disabilità, ma anche per valorizzare un territorio ricco di storia come quello pompeiano. Nella fertile terra vulcanica prendono vita ortaggi e piante come lattuga romana, sia verde che rossa, aneto, barbabietole, sedano e perfino silene inflata, una pianta selvatica molto usata in epoca antica. I ragazzi trasformano i frutti del loro lavoro in confetture di mela cotogna, marmellate di limone e arancia, e miele millefiori prodotto nelle arnie gestite in autonomia.
Il legame con il sito archeologico si rafforza anche grazie al progetto Pompei in Blu, un percorso didattico proposto presso la Casa del Menandro e sviluppato in collaborazione con il Parco Archeologico e validato dall’Università Federico II di Napoli. Con un’agenda dedicata e attività interattive, i giovani con autismo o disabilità cognitive diventano protagonisti di esperienze che coinvolgono scolaresche e visitatori.
Accompagnato dai ragazzi della cooperativa, nella quarta tappa della serie, Giorgione ha esplorato luoghi affascinanti dell’area archeologica, come la Casa di Pansa, risalente al II secolo d.C. Qui, sotto la guida di Maurizio Bartolini, Primo Giardiniere del Parco, si è raccontata la struttura originaria della domus, dotata di un orto produttivo che oggi ospita il vivaio della flora pompeiana. Si riscoprono tecniche antiche di coltivazione come la piantumazione e messa a dimora di una barbatella di vite come era fatta al tempo degli antichi romani, cioè in olle pertuse, vasi forati usati per far crescere le radici che poi, se utilizzate, venivano sotterrate con tutto il contenitore in terracotta, per favorire lo sviluppo della pianta.
Altra tappa è stata la Casa delle Nozze d’Argento, con il suo giardino di rappresentanza e l’orto frutteto privato: un piccolo mondo antico fatto di pergolati, varietà antiche di mele, corbezzoli e rose che venivano usate per aromatizzare, un esempio di restauro secondo lo schema dell’epoca.
Una delle prove più affascinanti della centralità della frutta e degli ortaggi nella vita quotidiana dei Romani ci arriva proprio dagli affreschi ritrovati nelle ville pompeiane. In molte domus, tra cui la Casa delle Nozze d’Argento, si possono ammirare splendide decorazioni parietali che raffigurano veri e propri festini, con frutta disposta in abbondanza su piatti e vassoi. Queste immagini, perfettamente conservate, sono un’indicazione preziosa del fatto che le famiglie pompeiane coltivavano direttamente nei loro giardini quello che portavano in tavola.
A conclusione della giornata i ragazzi hanno cucinato con Giorgione un sdigiunino speciale: ravioli di pane fritti, ripieni di guanciale, pomodorini, cipolla, scamorza e mozzarella. Un piatto semplice, buono e sincero, proprio come l’impegno dei ragazzi con disabilità della cooperativa.
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