Da assaggiare

Che cos'è il mazzafegato, il salume umbro sconosciuto amato dagli anziani

Un salume, che letteralmente significa ammazza fegato, radicato nella tradizione contadina in particolare dell’Alta Valle del Tevere, al confine tra Umbria, Toscana e Marche

  • 04 Agosto, 2025

Mazzafegato, il suo nome – che richiama la forte presenza del fegato tra gli ingredienti – lo identifica come un salume dal gusto deciso e caratteristico. È un insaccato tradizionale dell’Umbria, particolarmente diffuso nelle zone di Gualdo Tadino, Spoleto, Orvieto e Gubbio, che si caratterizza per essere l’ultimo salume preparato dopo tutti gli altri, quando rimangono sul bancone le carni avanzate dalle macellazioni.

Non si spreca niente

La sua origine risale a tempi antichi, forse addirittura medievali, quando ogni famiglia che macellava un maiale realizzava il mazzafegato come ultimo insaccato, usando i ritagli di carne rimasti e le interiora: cuore, lingua, polmone, milza. In epoca moderna la produzione è diminuita.

Al taglio si presenta con un colore scuro e una consistenza compatta. Il sapore è intenso e varia dal dolce al sapido in base alla ricetta utilizzata, mentre il profumo è influenzato sia dalla speziatura che dal periodo di maturazione.

La preparazione dei norcini

Viene realizzato utilizzando carne suina mista, in gran parte di seconda e terza scelta, combinata con una quantità minore di fegato tagliato a coltello, in proporzione di circa tre parti di carne e una di fegato.

Ne esistono due versioni principali: quella dolce e quella salata, che si distinguono per gli aromi usati nell’impasto. La versione dolce prevede l’aggiunta di sale, pepe, zucchero, pinoli, uvetta e scorza d’arancia, mentre la versione salata si limita a sale, pepe, pinoli e finocchietto selvatico.

Una volta condita, la miscela viene insaccata in budelli naturali e legata manualmente, con lo spago. Si formano salsicce di 10 centimetri di lunghezza e circa 3 di diametro, che vengono poi lasciate asciugare per 7-10 giorni. Dopo una fase iniziale di asciugatura, il tipo dolce può già essere gustato, sebbene spesso venga fatto stagionare più a lungo. Il tipo salato, invece, richiede almeno due mesi di stagionatura.

Le varianti

Nel corso degli anni sono nate diverse differenze locali: in Umbria è comune usare il finocchio selvatico locale, mentre nelle Marche, dove il salume è conosciuto anche come salsiccia matta, si usano scorze d’arancia, uva passa e pinoli per creare una versione dolce. In Toscana fa capolino la variante detta sanbudello, aromatizzata occasionalmente anche con vino caldo.

Generalmente viene cotto alla griglia o alla brace. Nella tradizione umbra si accompagna più frequentemente con verdure di campo lessate, legumi o purè di patate, insieme a un buon pane casereccio. Se stagionato, talvolta si consuma anche crudo, affettato spesso e abbinato a pane fresco.

Foto copertina credit: Facebook Alta Umbria

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