C’è un filo rosso – anzi, tricolore – che lega il mondo dei sandwich statunitensi all’Italia. È quello degli immigrati che, approdati tra fine Ottocento e primi del Novecento a New York, Chicago e Philadelphia, hanno contribuito in modo decisivo a definire la cultura del panino negli Stati Uniti. Il classico Hero Sandwich nato a New York, chiamato anche Hoagie, Grinder o Italian Sub, e l’Italian Beef Sandwich di Chicago ne sono esempi lampanti: stratificazioni di carne e formaggi, pane generoso e un’identità tutta italo-americana. Ma l’universo dei sandwich statunitensi è molto più ampio e variegato. Ogni zona ha il suo panino-simbolo, spesso nato da esigenze pratiche e diventato, nel tempo, patrimonio gastronomico nazionale. Ecco quindici sandwich a stelle e strisce che raccontano una nazione, i suoi snodi migratori, le derive industriali, e anche le sue stravaganze.
Un classico dei panini da delicatessen: pane di segale tostato, pastrami o corned beef, formaggio svizzero, crauti e salsa russa (a base di maionese, ketchup, ed altri ingredienti a piacere, fra cui rafano, peperoncino, erba cipollina, senape e spezie). Nato a Omaha, Nebraska durante una partita di poker negli anni Venti, trova la sua consacrazione nei deli del Lower East Side di Manhattan grazie alle radici dell’ebraismo aschenazita. Tuttavia, il Reuben non è kosher a causa della combinazione di ingredienti che include sia carne che formaggio.
Variante: il Rachel, in cui il pastrami è sostituito da fette di petto di tacchino, e i crauti dall’insalata di cavolo cole slaw.
Manzo affettato sottile, grigliato su piastra e fuso con formaggio (tradizionalmente l’industrialissimo Cheez Whiz, ma anche provolone dolce), servito in un lungo panino morbido a forma di baguette, spesso accompagnata da cipolle fritte direttamente nel panino, non a fianco. Nasce negli anni Trenta dall’ingegno di Pat Olivieri, titolare del Pat’s King of Steaks. Un’istituzione della città dell’amore fraterno.
La briosche oblunga tostata e imburrata, incisa nella parte superiore, e farcita con pezzi di aragosta al vapore nasce nel Connecticut, ma è il panino simbolo estivo delle coste del Maine e del New England in generale. Il Lobster Roll si completa con una miscela di maionese, sedano, succo di limone e un goccio di salsa piccante: semplice e sontuoso allo stesso tempo.
A metà fra una ciabatta e una baguette, lo sfilatino “cubano” viene pressato e farcito con maiale arrosto affettato sottile, prosciutto cotto, formaggio svizzero, cetriolini e senape. Nato negli anni Sessanta a Miami, riflette la presenza cubana in Florida. A Tampa in particolare, si aggiunge anche salame: segno della comunità italo-cubana locale.
Il panino ebraico newyorkese per eccellenza: pastrami caldo, pane di segale e senape gialla, un classico introdotto dagli immigrati ebrei provenienti dalla Lituania e dalla Romania più di un secolo fa. Panino tipico nei locali di Lower Manhattan, come il Katz’s Deli, che ne serve una versione leggendaria.
La farcitura è custodita da una baguette di tipo Leidenheimer, e può variare da croccanti gamberi o ostriche in pastella, a roast beef cotto lentamente. Nato a New Orleans nel 1929 per nutrire gratis i tranvieri in sciopero (i “poor boys”), oggi è uno dei simboli del cibo creolo.
Il fascino del BLT risiede nella sua semplicità. Il nome è un acronimo dei suoi tre ingredienti: bacon croccante, lattuga cappuccio o iceberg, e tomato, fette di pomodoro maturo condite con sale e pepe, racchiusi in due fette di pane in cassetta bianco tostato, con appena un velo di maionese. Nato nei primi del Novecento, ma divenuto popolare dopo la Seconda guerra mondiale, è uno dei sandwich più diffusi d’America.
Insalata di tonno, cipolle caramellate e formaggio fuso racchiusi tra due fette di pane tostato – solitamente di segale. Risultato caldo e filante.
Variante: Patty Melt, dove l’insalata di tonno è sostituita da una patty, la svizzera di manzo. È l’alternativa da diner al classico burger.
Spalla e collo di maiale cotti low and slow (lentamente e in affumicatoio), sfilacciati a mano e conditi con una ricca salsa barbecue (miscela signature del pit master). Questa saporita farcia è servita in un bun soffice. Icona del barbecue del Sud, soprattutto in Tennessee e North Carolina, ha infinite varianti locali. Per questo particolare panino, i contorni sono importanti quanto il protagonista.
Sandwich tipico della città degli angeli, servito in due soli locali a downtown: Philippe’s e Cole’s infatti si contendono la paternità. All’interno della baguette una generosa quantità di roast beef afftettato sottile; il panino viene servito con una ciotolina di jus caldo per intingere il tutto. L’aggiunta di cipolle caramellate e formaggio è optional.
Non esiste panino più rappresentativo dell’emigrazione italiana oltreoceano. Creato da italo-americani al Central Grocery di New Orleans nel 1906, è un ponte tra Sicilia e Louisiana. Il panino può includere vari tipi di salumi, tra cui mortadella, capocollo, prosciutto cotto o salame; formaggi come provolone o mozzarella. Tuttavia, come se non bastasse, ci sono due elementi che rendono originale e memorabile questo sandwich: il siciliano pane muffuletta caldo, e l’insalata di olive. Si tratta di un pestato di sottaceti: olive verdi snocciolate e farcite di pimento, olive kalamata, cipolline sottaceto, giardiniera, capperi, olio d’oliva e pepe nero.
Il pollo fritto negli Stati del Sud è icona a sé. Il petto di pollo fritto, marinato una notte nel latticello, risulta succulento al cuore e croccante fuori; viene servito nel panino con cetriolini e maionese. Nasce quasi un secolo fa a Nashville, dove si gusta la variante piccante. Il panino con pollo fritto è forse il miglior sandwich d’America.
Questo non-panino è la prima colazione salata per eccellenza: bagel (semplice o ai semi di papavero) aperto e tostato, coperto di formaggio spalmabile (cream cheese), generosa quantità di lox, nome yiddish per il salmone affumicato, e guarnito con cipolla rossa affettata finemente e capperi. Nasce nelle comunità ebraiche di New York tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Crea dipendenza.
Non potevamo omettere il würstel di suino, localmente chiamato frankfurter, fra i panini iconici degli Stati Uniti. A seconda della città cambiano condimenti: senape e crauti arricchiscono il dirty water dog venduto dai carretti per strada a Manhattan, bollito in acque torbide, che è parte del folklore urbano; oppure chili e formaggio fuso in Texas, o il panino che si gusta allo stadio di Boston, noto anche come Fenway frank, composto da un hot dog di manzo cotto al vapore, servito su un panino in stile New England (più sottile e tagliato in diagonale) con peperoni stufati e salsa relish (cetriolini tritati e senape gialla). Sebbene non sia un condimento principale, alcuni fan dei Red Sox amano aggiungere al sandwich anche i baked beans (fagioli simbolo della città).
Disordinato e succulento, questo panino a base di carne di manzo macinata cotta a fuoco lento in una salsa agrodolce a base di pomodoro, tipicamente condita con cipolle, peperoni e spezie e servita su un bun da hamburger, ha origine dibattute. Una scuola di pensiero ritiene che il panino si sia evoluto dai sandwich di carni miste (loose meats) popolari nel Midwest negli anni Trenta; un’altra sostiene sia nato all’Avana nel 1910, conquistando il palato persino di Ernest Hemingway che l’ha esportato a Key West in Florida. Comunque sia andata, il panino Sloppy Joe è diventato un cult da gustare rigorosamente sbrodolandosi.
Pane bianco, burro di arachidi e marmellata (solitamente d’uva fragola). Il comfort food per eccellenza dell’infanzia oltreoceano, standardizzato nei pranzi al sacco scolastici.
Fette di pane imburrato e farcito con formaggio cheddar, tostato in padella. Ne risulta un panino croccante fuori, e fondente all’interno: è l’altro grande classico da merenda o cena veloce, spesso accompagnato da zuppa di pomodoro per l’inzuppo.
Negli Stati Uniti esistono molto altri panini, ciascuno con la propria geografia e memoria. Alcuni nascono dalla fame operaia, altri da tradizioni familiari o comunitarie, altri ancora da puri incroci culturali. Oggi si trovano ovunque, ma conservano, anche nella forma più industriale, un legame forte con il luogo in cui sono nati. Assaggiarli è un modo per entrare nelle pieghe di un Paese vasto, contraddittorio, ma anche pieno di belle storie.
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