Vaccino prioritario per chi lavora nella ristorazione? A New York (e non solo) sarà così

4 Feb 2021, 10:27 | a cura di
Il dibattito sull’ordine di priorità che dovrà regolare la campagna di vaccinazione anti-Covid è acceso in tutto il mondo. New York sceglie di includere tra le categorie più esposte al rischio chi lavora nella ristorazione. E anche Madrid ragiona sul tema, mentre in Italia la riflessione coinvolge tutta l'industria del turismo. Ecco perché.

Mentre in Italia si indaga sui “furbetti” del vaccino, e molte regioni si avviano ad aprire le vaccinazioni per gli over 80, in tutto il mondo la campagna vaccinale prosegue a ritmi più o meno serrati, per scongiurare l’eventualità che le mutazioni del virus indeboliscano l’efficacia delle somministrazioni. In questa fase, pianificare in modo preciso il lavoro e predisporre strumenti e spazi di manovra funzionali allo scopo è fondamentale.

Vaccino anti-Covid. Come gestire la campagna?

Tra le questioni più dibattute c’è l’ordine di priorità su cui impostare la campagna: quali categorie hanno diritto a ricevere per prime il vaccino? Unanime e condivisa in tutto il mondo è la decisione di privilegiare personale medico e sanitario e lavoratori impegnati nelle RSA, come sdoganato è pure il criterio di procedere secondo età anagrafica, in ordine decrescente (ma anche l’opportunità di vaccinare in tempi brevi gli studenti non va sottovalutata). Negli Stati Uniti, che per primi, all’inizio di dicembre scorso hanno avviato un piano massivo di vaccinazione e oggi procedono spediti verso la meta, dando prova, in molti Stati, di gestione salda ed efficace, sin dall’inizio ci si interroga sulla necessità di dare precedenza anche a chi produce cibo. Chi lavora nei campi o nell’industria della trasformazione alimentare è spesso in posizione di vulnerabilità, anche sanitaria (specialmente nel regno della sanità privata). Oltre ai molteplici fattori di rischio, inoltre, i lavoratori del settore primario si sono dimostrati ancora una volta essenziali nell’assicurare continuità a un comparto che non può fermarsi.

Camerieri al lavoro per sterilizzare i tavoli

Priorità a chi lavora nella ristorazione: la decisione di New York

Ma il dibattito si è presto esteso a comprendere anche le persone impiegate nel settore della ristorazione, su cui è bene spendere due considerazioni abbastanza lampanti, e consequenziali: in tutto il mondo, la categoria ha pagato un prezzo altissimo, anche in termini di posti di lavoro sfumati, oltre che per il rischio assunto nel continuare a prestare un servizio al pubblico; e proprio la natura di un lavoro di contatto costante con il pubblico impone di riflettere sull’utilità di vaccinare gli operatori del settore in tempi brevi, per facilitare la riapertura delle attività (non sarà sufficiente ad arginare il rischio di contagio dovuto alla compresenza di più avventori in uno spazio chiuso, ma certo preserverà personale di sala e cucina, mettendo in sicurezza il lavoro della squadra). E New York sembra pronta a procedere in questa direzione. È il governatore Andrew Cuomo ad annunciare l’inserimento tra le categorie destinate a ricevere il vaccino nella cosiddetta Fase 1b i lavoratori della ristorazione, insieme ai tassisti. La decisione arriva a seguito di un incremento del 20% delle dosi di vaccino disponibili nello stato di New York, starà ora al sindaco Bill De Blasio scegliere di recepire l’indicazione del governatore, che ha apertamente caldeggiato l’operazione, anche in virtù dell’imminente riapertura (il prossimo 14 febbraio) degli spazi indoor di bar e ristoranti della Grande Mela, finora autorizzati a utilizzare solo i dehors. “Chi lavora nella ristorazione” conferma De Blasio “ora si troverà a contatto in spazi chiusi con persone che mangiano e bevono. E i medici sono stati chiari nel definire questa situazione un’area di rischio. Dobbiamo proteggere le persone che lavorano nei nostri ristoranti”. I l lavoratori della ristorazione newyorkese, dunque, andrebbero ad aggiungersi a operatori della distribuzione alimentare, dipendenti del trasporto pubblico e persone sopra i 65 anni, interessati dalla fase 1b della campagna vaccinale in città, cui seguirà, tra marzo e aprile un ulteriore ampliamento della platea interessata, con la fase 1c.

L’idea di Madrid

Intanto, anche in Europa, c’è chi considera la possibilità di dare precedenza agli operatori del settore. Succede a Madrid, che preannuncia l’intenzione di garantire in tempi rapidi il vaccino ai lavoratori della ristorazione, perché “seriamente esposti al rischio di contrarre il virus”. La città ha risentito meno di altre regioni spagnole delle restrizioni imposte alla ristorazione per arginare la seconda e terza ondata della pandemia: a Madrid, bar e ristoranti non hanno mai chiuso, pur subendo limitazioni orarie e l’obbligo di accogliere al massimo quattro commensali per tavolo (presto si arriverà a sei). Anche per questo, vaccinare chi lavora nel settore diventa una priorità, come ha ribadito Isabel Diaz Ayuso, incaricata dal governo centrale di gestire l’emergenza sanitaria nella capitale spagnola. I dati, spiega la Ayuso, porterebbero ad anticipare l’accesso al vaccino per tassisti, insegnanti, camerieri e cassieri della grande distribuzione.

Procida

E l'Italia che fa? L'esempio della Campania

In Italia, invece, come si sceglierà di procedere? La Commissione speciale per il turismo e l’industria alberghiera della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha già chiesto alla Conferenza Stato-Regioni di sostenere l’avvio di un programma vaccinale anti-Covid che consenta agli operatori del turismo - dunque anche a tutti coloro che lavorano nel settore dell'ospitalità e della ristorazione - di essere immunizzati entro il mese di aprile o maggio. E tra i primi a pronunciarsi è stato Felice Casucci, assessore al Turismo della Regione Campania: “La proposta condivide una posizione già espressa dall’assessorato alla Semplificazione amministrativa e al Turismo della Campania: il tema della sicurezza costituisce una priorità per la ripresa dell’ospitalità campana. Pieno sostegno all’iniziativa e auspicio di una rapida ed efficace risposta nazionale”. Gli fa eco Costanzo Iaccarino, presidente di Federalberghi Campania: "Vaccinare gli operatori entro l’estate permetterebbe di lanciare un messaggio positivo ai turisti che potrebbero scegliere di trascorrere le vacanze in Italia in completa sicurezza". La Regione Campania, riporta Il Mattino, è al lavoro su un ambizioso progetto da completare entro la prossima estate: fare di tutta la città di Napoli, e delle località turistiche della Campania, mete accoglienti e sicure, vaccinando in tempi rapidi le categorie coinvolte nell’indotto dell’industria turistica, "dalla balneazione all’arte, dalla cultura ai percorsi enogastronomici". Per far ripartire l'industria del turismo di slancio, e dare sollievo a uno dei settori più penalizzati dall'inizio della pandemia.

a cura di Livia Montagnoli

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