Come stanno andando i consumi di vino estivi negli Stati Uniti? In attesa di capire come le nuove tariffe di Trump impatteranno concretamente sulle vendite, a fare una prima ricognizione ci pensa la critica enogastronomica Kathleen Willcox su Drink Business. La conclusione è che i vini di fascia alta stanno aumentando vertiginosamente, mentre quelli di fascia medio-bassa stanno crollando. Ma con le dovute eccezione (soprattutto se si parla di vini europei).
In generale il trend spinge verso la premiumizzazione (a volte ritornano!). «Stiamo iniziando a vedere una certa stabilizzazione – afferma Kaleigh Theriault, direttrice associata del settore delle bevande alcoliche di NielsenIQ – La premiumizzazione come mentalità dei consumatori sta contribuendo a maggiori crescite nei vini con un prezzo compreso tra 15 e 30 dollari».
Nelle quattro settimane concluse il 14 giugno, le vendite di vini da tavola e spumanti nazionali, secondo i dati Niq off-premise, sono diminuiti in volume del 6%, con un andamento migliore per i vini più costosi e un calo inferiore al 3% per quelli da 15 dollari e oltre.
Le vendite principali avvengono, però, nel fuori casa: il rapporto Niq sulle vendite on-premise mostra che il 47% dei consumatori ha dichiarato di essersi recato in un bar o in un ristorante per un drink nell’ultimo mese, con una velocità di acquisto e un numero di scontrini in aumento del 9% (settimana che si è conclusa il 26 luglio).
Il rovescio della medaglia della premiumizzazione è una base di consumatori istruiti, spesso più giovani, alla ricerca di vini europei ben fatti che eccellono nella loro categoria. Secondo la rivista inglese, non è un segreto che un vino europeo, basato sul terroir e prodotto in modo sostenibile, sia spesso più economico dei suoi omologhi nazionali. Infatti, con budget ridotti, chi spende meno di 50 dollari a bottiglia sembra puntare sulle importazioni.
Ne sono consapevoli i produttori che, in questa fase, cercano di contenere i prezzi, come dichiara il direttore marketing della cantina piemontese Bersano Federico Orione: «Il settore vinicolo sta cambiando. Dobbiamo rimanere al passo con i tempi e connetterci con le persone del mercato. Questo significa innanzitutto soddisfare le loro esigenze». In altre parole, mantenere stabili i prezzi dividendo il peso dei dazi con gli importatori, senza far ricadere l’aumento sui consumatori. «In tempi incerti, come quelli che stiamo attraversando, se si è un po’ più bravi e si offre un prezzo un po’ più ragionevole, si ha l’opportunità di conquistare una grossa fetta di mercato», afferma.
Barolo e Prosecco tra i più richiesti
Danny Keefe, ceo e proprietario dell’importatore Grapejuice Group con sede a Denver, vede spazio per prodotti di alta qualità a costi ridotti. È lui stesso ad affermare che le vendite dei loro vini a meno di 10 dollari sono crollate del 18%, ma che le vendite di vini intorno o oltre i 40 dollari sono aumentate del 47% quest’anno, con il Barolo in testa.
In particolare, sarebbero i consumatori più giovani quelli maggiormente propensi a bere vini d’importazione. Secondo Keefe in forte aumento sono ancora le vendite di Prosecco, ma anche di spumanti francesi e spagnoli.
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