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C'erano una volta le degustazioni in cantina: ecco come stanno cambiando

Scordatevi le solite visite, oggi le aziende cercano di incuriosire i giovani attraverso attività parallele, come wine tasting con gli asini o yoga con le capre

  • 04 Giugno, 2025

Per anni fedele compagno di cene eleganti, brindisi solenni e lunghe discussioni tra amici. Ma oggi, guardando i dati e leggendo i titoli di molti media verrebbe da pensare che il vino sia destinato a diventare un ricordo del passato. Colpa (o merito) delle nuove generazioni, si dice. Ma è davvero così? I giovani hanno davvero perso interesse per il vino, oppure è l’industria che non ha ancora capito come parlare con loro? La risposta è no. I gusti che cambiano tracciano una crisi, gli stipendi bassi escludono le nuove generazioni dal mondo del vino e, a essere sinceri, non è solo una responsabilità della Gen Z il calo dei consumi. In questo scenario, certo, qualcosa deve cambiare e le cantine si stanno muovendo per incuriosire i giovani e coinvolgerli nel mondo del vino.

 L’era dell’esperienza

«Un tempo visitare una cantina era un rito semplice: si arrivava, magari senza prenotazione, si assaggiavano i vini versati dal produttore o dalla sua famiglia, si compravano alcune bottiglie e si portava a casa una storia da raccontare agli amici» scrive Letti Teague sul Wall Street Journal. Oggi quel modello sembra essere superato. Le cantine si stanno reinventando, cercando nuovi linguaggi per coinvolgere un pubblico più giovane, abituato a esperienze multisensoriali, contenuti condivisibili e -parola chiave- “esperienze”. Così ecco comparire tour in cantina con yoga tra le capre, degustazioni in sale specchiate, wine club vegani e… asini in miniatura. Sì, anche gli animali da cortile possono diventare ambasciatori del vino se servono a raccontare valori come la sostenibilità e l’agricoltura biologica—temi cari ai Millennials e alla Gen Z. «Benny, Jewel, Copper Penny e il piccolo Cotton sono le mascotte ufficiali della nuova “divisione a base vegetale” del club del cibo e del vino della cantina», ha detto la cofondatrice della cantina Ravines, Lisa Hallgren. E funzionano, a quanto pare.

Il vino diventa “luogo”

Le cantine si spogliano della loro identità di luogo di produzione e punto vendita, diventando una destinazione, un luogo d’incontro, uno spazio di relax. Addirittura alcune, come la Slater Run Vineyards in Virginia, organizzano concerti e ospitano food truck; altre, come la Michael Shaps Winery, puntano su ambienti silenziosi e degustazioni premium, lontani dal clamore e dalle distrazioni. Secondo John Cifelli, manager di Unionville Vineyards, «i visitatori vengono in cantina per rilassarsi, non solo per ascoltare una storia e comprare qualche bottiglia».

Gusti in evoluzione

Se cambia il modo di fruire dei luoghi, non da meno è il gusto. E non parliamo dei Boomer, che restano fedeli a chardonnay e cabernet sauvignon, ma dei giovani consumatori che si dimostrano sempre più curiosi e aperti. Secondo il Wine Market Council, i Millennials amano sperimentare: dalle uve autoctone poco note alle tecniche produttive più artigianali. Così, cantine di successo, anche piccole e indipendenti, stanzo ampliando la loro gamma con vitigni come savagnin, auxerrois, noiret, muscat ottonel, saperavi, kerner —varietà di nicchia, molto spesso escluse dai grandi mercati ma capaci di conquistare palati più giovani.

Una nuova narrazione

«Quale formula conquisterà il cuore dei giovani bevitori e assicurerà la redditività delle cantine?» scrive Teague. «Sono contenta che visitare le cantine sia diventata un’esperienza più multidimensionale di quando ho iniziato, ma spero che il “fine” non si perda».  «Il vino deve restare al centro» continua la giornalista. «Quindi brindo alla giusta combinazione di esperienze e contenuti che saprà far nascere un amore profondo per il vino anche nelle generazioni future».

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