Il Brunello di famiglia che conquista Montalcino. Ecco la cantina premiata per il suo grande vino rosso

Viene da Montalcino il Rosso dell’Anno per la Guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso: è il Brunello di Montalcino Giodo 2020. A produrlo è una famiglia toscana cresciuta tra le vigne. In prima fila c’è Carlo Ferrini, enologo di fama internazionale, considerato un vero guru, soprattutto in fatto di sangiovese, un vitigno che ha amato e saputo valorizzare per tutta la sua carriera. Oggi la sua ultima scommessa, la cantina Giodo – un sogno realizzato insieme alla figlia Bianca – è riuscita a produrre, anno dopo anno, una serie di Brunello da poker d’assi. Bianca, figlia d’arte ma non troppo, ha raccolto un’eredità importante, distinguendosi per forza e determinazione nell’avventura vinicola ilcinese, portando in azienda la sua spiccata personalità.

Giodo, il progetto da Montalcino all’Etna

Classe ’90, neomamma, Bianca è oggi alla guida di Giodo (brand che comprende anche l’esperienza siciliana con una microcantina sull’Etna). In passato è stata atleta agonista di pallanuoto e ha conseguito studi in economia e agraria, con esperienze tra Stati Uniti e Italia nel marketing e nell’export vinicolo: attività che le hanno permesso di unire competenze gestionali e visione internazionale. «Giodo è un’avventura che porto avanti con orgoglio. Il progetto nasce a Montalcino nei primi anni Duemila – racconta –; si è ampliato in Sicilia con Alberelli di Giodo, sull’Etna, e si è consolidato in modo decisivo con la costruzione della nuova cantina nel 2020, che ha accolto tra le prime uve proprio quelle dell’annata oggi premiata».

Il Brunello di nuova generazione

«A Montalcino la tradizione si percepisce in ogni angolo, ma credo che un Brunello possa essere fedele a queste radici e al tempo stesso esprimersi in modo contemporaneo, fresco, approcciabile, anche in un contesto di cambiamenti climatici. Montalcino – aggiunge Bianca – è generosa, ha una luce che incanta e un terroir che richiede umiltà. La bellezza di questo territorio, con i suoi boschi, la macchia mediterranea e le morbide colline, è parte integrante dei nostri vini. Il nostro compito più importante è ascoltarla, ogni anno, con rinnovata attenzione. Il premio del Gambero Rosso ottenuto con il Giodo 2020 ci conferma che la strada intrapresa è quella giusta: eleganza, equilibrio e rispetto assoluto del territorio».

In arrivo un nuovo vino: Prètto (vero, schietto, sincero)

Accanto a Bianca c’è anche Riccardo Ferrari, cellar master e compagno di vita, parte integrante del piccolo team che porta avanti Giodo seguendo ogni minimo dettaglio. La gamma, che fino ad oggi comprendeva il Brunello di Montalcino Giodo e l’IGT Toscana La Quinta, si arricchirà a breve con il lancio dell’annata 2021 di un nuovo Brunello: Prètto.

«Il nome anticipa lo spirito del vino: significa vero, schietto, sincero, un linguaggio che rispecchia uno stile attuale, vivace e agile. Un’interpretazione immediata e diretta del sangiovese, pensata anche per dialogare con le nuove generazioni, mantenendo profondità e autenticità».

«Vedere Bianca dare ogni giorno nuova linfa a Giodo – chiude Carlo Ferrini – è una soddisfazione immensa. Insieme abbiamo creato Prètto, per il quale facciamo una selezione in vigna altrettanto rigorosa come per il Brunello Giodo, ma si tratta di un’espressione più spontanea. Giodo rimarrà la nostra etichetta di punta, frutto di una scelta paziente e attenta delle migliori espressioni che affinano nei nostri tonneaux».

Il forte legame tra padre e figlia

Il rapporto con un padre così noto nel mondo del vino può essere impegnativo, ma Bianca lo vive come un dono: «Ci sono confronti, a volte anche discussioni – commenta – ma avere accanto un professionista con così tanta competenza, esperienza e passione è straordinario. Nessuno mi ha imposto questa strada: è stata una mia libera scelta e oggi sono felice di portarla avanti.

Sono cresciuta respirando la passione di mio padre per il mondo del vino e per il sangiovese: un’eredità preziosa e, allo stesso tempo, una grande responsabilità. Cerco di dare al progetto Giodo anche una voce mia, più vicina alla mia generazione. Credo che il mio contributo in azienda sia stato soprattutto in termini di organizzazione e sensibilità, due aspetti che fanno la differenza in una realtà giovane come la nostra».