Un percorso che è ormai storia. Di famiglia e di territorio alpagotto. Una tradizione di accoglienza (la locanda, la cucina e tutti gli elementi accessori sviluppati) in cammino da quattro generazioni, mai ferma, e rilanciando sempre: in eleganza, ricerca, dilatazione d'orizzonti. Ma tenendo sempre come fulcro il calore, l'affettività, che nel cibo ben preparato e condiviso si esalta. Con coerenza, dunque, i menu e le presentazioni dei piatti continuano a evolvere, ma senza lasciare indietro o ripudiare nessuno dei tesori di materie e "saper fare" accumulati negli anni: l'icona del celebre agnello locale (in ragù con coratella e profumata fricassea sui golosi bigoli al torchio), l'apporto del bosco in stagione, le nozze fini tra la testina di vitello e l'accento iodato del riccio marino, lo stacco finale del "cioccolato, olive e Campari". La cantina da sempre è un vanto, per originalità, ampiezza ed equilibrio nei ricarichi (la mescita al banco ne è prologo e appendice). E il servizio è consapevole e sorridente. Come tutto qui.
I migliori ristoranti sono contraddistinti da 1,2,3 forchette, a seconda del grado di "eccellenza"
Il punteggio è espresso in centesimi. I voti prendono in esame cucina, cantina e servizio. I punti a disposizione sono così ripartiti:
50 per la cucina
20 per la cantina
30 per il servizio
Soltanto in pochissimi casi (location d’eccezione, progetti di formazione, particolare attenzione all’etica e alla sostenibilità del cibo) si aggiunge un bonus.