La squadra del Miramonti l'Altro, nei mesi complicati, è arrivata al delivery - di livello assoluto, ovviamente - partendo prima dai cannoncini da portare a casa dei clienti fedeli (qui, una marea) e passando dal box per l'aperitivo. E' stato come in tanti altri locali un esercizio commerciale ma anche psicologico: in questo caso, con un valore ancora più importante. Brigata tra le più giovani ad alto livello (notoriamente con tantissime donne, a partire dalla sous-chef Arianna Gatti), in una cittadina non particolarmente attrattiva. La premessa per dire che da quando il ristorante di Philippe Levéillé e Daniela Piscini - che si definiscono i fratelli maggiori di una famiglia vera, senza retorica - è tornato al regime normale, si respira un'atmosfera ancora più piacevole di prima. Con tutto il rispetto per il piccolo dehors, la classe della sala interna è di un altro pianeta. Tre i percorsi gastronomici, fermo restando che la carta funziona alla grande: Elogio della tradizione (90 euro), Chez Philippe (solo su prenotazione a 150 euro), Sapori e Colori (120 euro). Quella di Philippe è diventata con il tempo una cucina sempre più personale dove l'omaggio alla patria che l'ha adotatto è continuo ma al tempo stesso non si è dimenticato della natia Francia e dei viaggi per il mondo. Poi è evidente che il mix tra l'esperienza pluridecennale di un bravo cuoco e la freschezza della giovane brigata porti un valore aggiunto e curiosità nelle preparazioni. Da qui un livello elevato, sul fronte estetico (vedi l'iconico Alici nel giardino delle meraviglie o #Volevoessereunpomodoro!) ma soprattutto nel gusto, dovunque si vada a pescare. Per capirsi: quaglia laccata al miele come ravioli di melanzana alla brace, Fatulì e macadamia; cacciucco di anguilla affumicata; animella come un capretto al coccio. Non c'è minimalismo, del resto nessuno si è mai lamentato di uscire dalla villetta di Concesio a stomaco vuoto, tanto più chiudendo con un assaggio del clamoroso gelato alla crema. Il servizio è impeccabile, sotto la regia di Daniela. Quanto alla cantina, nessun problema di etichette o zone vinicole: magari per lo Champagne, divertitevi a parlarne con lo chef, che ne sa moltissimo.