Un nome diventato ormai un brand, un locale che ha guadagnato affezionatissimi in tutta la Penisola e in sei anni di vita non ha conosciuto flessioni da alcun punto di vista (al netto del periodo di lockdown, ovviamente, durante il quale comunque non ci si è fermati con il bis dell'Osteria alla Concorrenza, vedi scheda). Merito di una personalità definita e riconoscibile e della cucina "sanguigna" e autentica del Grande Lebowski della ristorazione meneghina, quel tatuatissimo Diego Rossi diventato star malgrado (o proprio per questo) vada in giro in ciabatte e canottiera. Ma merito pure dello staff affiatato e in gamba che lo affianca e di un'atmosfera che come la Settimana Enigmistica vanta innumerevoli tentativi di imitazione (tutti falliti). Quale sia il segreto di Trippa tutti se lo chiedono da tempo ed è difficile rispondere a una domanda del genere in poche righe. Forse, anzi certamente, ce n'è più di uno, ma quel che è innegabile è che il lavoro di Diego Rossi ai fornelli è un'esplorazione continua e curiosa di territori inconsueti, battuti da pochissimi o spesso da nessuno, ai confini del dicibile, un modo per épater les bourgeois, un quinto quarto e mezzo che riesce a non respingere mai pure nelle versioni più estreme, ma che piuttosto affascina e sa attirare gli scettici. Impossibile annoiarsi qui, la proposta varia di giorno in giorno, ma la trippa fritta c'è sempre e non vi consiglieremmo di privarvene, così come difficilmente mancano classici come il vitello tonnato e il midollo. (astenersi stomaci delicati e persone per cui l'atto del mangiare richiede contegno). Certo, prenotare è una lotteria, ma fa parte del gioco del luogo e del divertimento. La carta dei vini, poi, smilza ma coerente, più punk rock che concerto di Capodanno, è un'ulteriore conferma dello spirito di Trippa. Difficile, una volta provata l'esperienza, non diventarne addicted.
The best trattorias/bistrots are marked with 1,2,3 shrimps according to their quality grades.