Vino

Gabriele Gorelli, un anno da Master of Wine

Quattordici mesi dopo lโ€™ambito traguardo, lโ€™unico MW italiano traccia un bilancio: โ€œIl titolo รจ unโ€™opportunitร  anche per lโ€™Italiaโ€. Il futuro? โ€œQuello del vino ce lo giochiamo sul posizionamento dei bianchi. Il mio sarร  sempre legato a Montalcinoโ€.

  • 20 Giugno, 2022

Era fine febbraio dello scorso anno, quando lโ€™Italia poteva finalmente festeggiare il suo primo Master of Wine, il 418esimo della storia del prestigioso Istituto inglese. Gabriele Gorelli, wine expert e designer, con le radici saldamente affondate a Montalcino, conquistava il tanto ambito titolo che mai nessuno era riuscito a portare dentro i confini nazionali. Un percorso a ostacoli che solo un runner come lui, abituato ai tornati di Montalcino e alle corse in mezzo ai filari, poteva affrontare con la determinazione dei suoi trentโ€™anni (oggi ne ha 38). Il coronamento di un sogno che, a causa del Covid, ha fatto slittare di un anno la cerimonia ufficiale, che si รจ tenuta solo lo scorso 23 marzo (vedi foto), ma anche lโ€™inizio di un nuovo percorso. Cosa รจ successo in questi 14 mesi? Cosa รจ cambiato nella vita lavorativa di questo nuovo โ€œmaestro del vinoโ€? E soprattutto, questo titolo ha influito anche sulla percezione dellโ€™Italia allโ€™estero?

Gabriele Gorelli

Ne abbiamo parlato proprio con Gabriele Gorelli che, nelle prossime settimane, sarร  uno dei docenti della Summer School Sanguis Jovis (11-15 luglio) della Fondazione Banfi, di cui รจ brand ambassador.

Gabriele, proviamo a fare un bilancio di questo anno da Master of Wine.

รˆ stato un anno che รจ volato ma che mi ha letteralmente cambiato la vita. Oggi posso dire di divertirmi facendo solo quello che ho sempre voluto fare. In mezzo ho anche preso decisioni importanti, come ad esempio uscire dalla Brookshaw&Gorelli (agenzia di design specializzata in comunicazione visiva di vini; ndr), che avevo fondato 17 anni fa, ma che ormai non era piรน compatibile con la mia attuale attivitร .

Qual รจ stato il tuo primo incarico da Master of Wine?

Sono stato contattato per Bordeaux en Primeurs dello scorso anno dal team di Les Grand Chais de France. Devo dire che i francesi sono sempre molto attenti agli stimoli che vengono da fuori. E per me รจ stato bellissimo essere accolto negli Chรขteau e percepire la loro voglia di essere raccontati anche in Italia. Cosa che abbiamo fatto a maggio 2021 con la prima edizione dellโ€™Anteprima di Bordeaux di Verona – quella che per me รจ la vera cittร  italiana del vino – e ripetuto anche questโ€™anno, sempre in Veneto. Un format che piace e che puรฒ anche far avvicinare i giovani al vino e a questo tipo di esperienza di acquisto.

Se i francesi hanno subito colto la palla al volo, pensi che il nostro Paese abbia โ€œfiutatoโ€ lโ€™importanza di avere il suo primo Master of Wine italiano?

In parte sรฌ: ho allโ€™attivo diverse collaborazioni e consulenze sul territorio nazionale. Sono, invece, brand ambassador di due gruppi internazionali: Oeno Group, leader nel settore degli investimenti nei fine wine, e Vinventions, leader delle chiusure alternative per il vino. Per quanto riguarda lโ€™Italia, sono contento di essere entrato a far parte della Fondazione Banfi di Montalcino: un โ€œluogoโ€ dove succedono cose belle e dove si sviluppano idee nuove. La vicinanza con la comunitร  degli studenti รจ sempre stimolante ed รจ proprio vicino a loro che voglio restare. Nella prossima edizione della Summer School, mi occuperรฒ di Sangiovese prodotto allโ€™estero, analizzando i diversi approcci: da quello australiano a quello californiano.

Gabriele Gorelli

Incarichi a livello istituzionale?

Dal lato istituzionale, in questi mesi, ho avuto diversi incontri, ma ancora nessun progetto concreto. Per quanto mi riguarda sarei felicissimo di essere la voce e il volto dellโ€™Italia del vino allโ€™estero.

In attesa degli eventi, possiamo dire che, con la tua โ€œinvestituraโ€, รจ cambiata la percezione dellโ€™Italia vitivinicola nel mondo?

Sicuramente oggi lโ€™Italia ha unโ€™esposizione maggiore. E questa รจ la cosa che mi rende piรน felice e orgoglioso. Non perchรฉ la viticoltura italiana prima non fosse considerata, ma perchรฉ adesso รจ come se nella grande comunitร  dei MW ci fosse un riferimento interno. Per qualunque richiesta, sanno chi chiamare. Siamo tutte persone che parlano la stessa lingua e che hanno affrontato insieme lo stesso percorso.

Da italiano e da Master of Wine, qual รจ la tua percezione: oggi lโ€™Italia e il suo vino piacciono allโ€™estero?

Non solo piacciono, ma piace proprio lโ€™italianitร , il nostro modo di fare. Faccio un esempio. Qualche mese fa mi ha contattato unโ€™agenzia della Napa Valley per chiedermi di organizzare un incoming proprio a Napa. Hanno 53 MW in Usa e lo chiedono proprio a un italiano: incredibile, no? Credo che questo dimostri la grande stima che nutrono nel nostro modo di essere e di fare.

Questa stima si traduce anche in termini di scelta di prodotto?

In gran parte sรฌ. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno ancora tanto potenziale da esprimere. Pensiamo solo al numero della popolazione e al grado di maturitร  raggiunto in fatto di consumi di vino. Senza dimenticare che Oltreoceano, lโ€™immagine del nostro Paese e del nostro stile di vita รจ fortissima: chi beve italiano รจ perchรฉ vorrebbero fare lโ€™italiano. A volte siamo fin troppo critici con noi stessi e non vediamo quello che rappresentiamo allโ€™estero.

Come si vince oggi la sfida con la concorrenza?

La sfida la vince chi riesce a posizionarsi lรฌ dove il mercato riconosce valore, grazie a una brand identity chiara. E molti vini italiani hanno giร  questa identitร , altri la stanno costruendo.

รˆ sempre questione di comunicazione, dunque?

In larga parte. Lโ€™obiettivo sarebbe riuscire a ritagliare per ognuna delle nostre regioni un diverso tenore comunicativo. Paradossalmente Montalcino ci รจ riuscita senza comunicare. Per anni ha utilizzato il metodo di chiudersi, lasciando che gli altri parlassero del Brunello. Un poโ€™ quello che รจ il metodo Borgogna. In questo modo, perรฒ, ha creato la sua identitร  e ha attirato i consumatori di tutto il mondo verso di sรฉ. Ma รจ riuscita a farlo perchรฉ attorno aveva tutto un territorio solido e dei vini di altissimo livello. Oggi sta rinnovando il proprio messaggio, cercando di dare unโ€™immagine piรน giovane che attiri anche una platea diversa di consumatori. Penso ad esempio alla prima edizione di Red Montalcino degli scorsi giorni.

Qual รจ, quindi, la ricetta da utilizzare per trasmettere lโ€™italianitร  dei nostri vini nel mondo?

Non cโ€™รจ una ricetta valida per tutti. Per esempio, Barolo e Barbaresco hanno puntato sulla zonazione e sulle menzioni geografiche aggiuntive, ma non significa che tutte le altre denominazioni debbano fare la stessa cosa. Se dovessi pensare allโ€™identitร  dellโ€™Abruzzo non la ritroverei nella zonazione, ma nel colore unico del suo Cerasuolo. Anzi, quando un giorno non lo si chiamerร  piรน semplicemente rosato, ma rosso dโ€™estate, allora avremo fornito quel giusto appeal che il mercato si aspetta.

A proposito di rosati e nuovi trend di mercato, dove credi che lโ€™Italia debba costruire il proprio futuro?

Sicuramente siamo stati dei first mover sulle bollicine, anche se polarizzati su unโ€™unica Doc che รจ quella del Prosecco. Denominazione che, per inciso, oggi rappresenta una case history impressionante, dalla quale non si puรฒ prescindere. In futuro, vedo da percorrere la strada delle Rive di Conegliano Valdobbiadene, che rappresentano la migliore espressione del territorio. Allargando ad altre tipologie, credo che lโ€™occasione oggi ce la giochiamo sui bianchi. Se non riescono a venir fuori in tutte le loro espressioni e a imporsi sul mercato, rischiamo di essere cannibalizzati dai bianchi esteri. E questo non ce lo meritiamo.

Prova a immaginarti tra dieci anni: come ti vedi?

Non troppo diverso da oggi, se non con un maggior numero di esperienze. E, poi, non mi vedo piรน โ€˜solo e unicoโ€™, ma circondato da una pletora di MW italiani con cui poter fare sviluppare insieme una serie di progetti e consulenze di altissimo livello.

A proposito, chi sono i papabili MW italiani piรน vicini al titolo?

Pietro Russo (Donnafugata) e Andrea Lonardi (Bertani Doamins), che potrebbero conseguire il titolo tra il 2023 e il 2024. Con loro ho condiviso gran parte del percorso, studiando insieme. E proprio su questo abbiamo giร  un progetto in divenireโ€ฆ

Qualche anticipazione?

Come dicevo abbiamo condiviso tante esperienze, trovandoci in un ambiente โ€“ quello dellโ€™Istituto MW – quasi ostile, ma riuscendo a trovare comunque un nostro stile. Abbiamo, quindi, deciso di raccontare questa โ€œitalian wayโ€ in un libro, allโ€™interno della collana Jumpo Shrimp di Stevie Kim. Il messaggio che vogliamo veicolare รจ che insieme si puรฒ.

Riavvolgiamo il nastro e ritorniamo a 14 mesi fa. Cosa ha significato avere avuto accesso al titolo di MW?

Sicuramente non mi sento, e non mi sono mai sentito, arrivato. Il titolo รจ un viatico per crescere ancora di piรน.

Se lโ€™orizzonte รจ il mondo intero, il quartier generale รจ rimasto e rimarrร  sempre Montalcino?

Montalcino รจ un punto fermo, la mia base. Oltre a rappresentare una sorta di messaggio: ce lโ€™ho fatta ma non vado via. E non lo avrei fatto anche se mi fossi trovato in una Montalcino diversa da quella del 2022, senza il livello di vini e di notorietร  a cui รจ arrivata. Preferisco di rendere migliore il posto dove abito, invece di andare ad abitare in un posto migliore.

a cura di Loredana Sottile

Questo articolo รจ stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 16 giugno 2022
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