Quando, quasi 7 mesi fa, si facevano i conti sull’andamento del comparto delle ristorazione ci eravamo appena affacciati su uno scenario che faceva tremare le vene ai polsi: dopo la pandemia, la guerra che aggiungeva incertezza a incertezza in un settore giร duramente colpito dall’emergenza Covid e che cominciava a scontare gli effetti di una crisi internazionale: uno scenario che lasciava presagire un ulteriore ritardo nell’auspicata ripresa. Oggi, alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, si torna su quell’analisi nel Forum della Ristorazioneย di Padova, in cui si presenta il Rapporto 2022 dellโOsservatorio Ristorazione, spin-off dellโagenzia RistoratoreTop e organizzatore del Forum, che elabora dati provenienti da istituti di ricerca ISTAT e Censis, associazioni di categoria FIPE e Federalberghi, Wearesocial, le banche dati di Infocamere e la web app Plateform. ร questo il punto di partenza per una riflessione sul rilancio del settore che sta pagando care le conseguenze della situazione socioeconomica.
Il 2021 รจ stato un anno di record negativi: oltre 23mila aziende hanno cessato la loro attivitร (45mila se sommati a quelli del 2020), e solo 8.942 sono state le nuove imprese nel 2021, anno che registra il saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni piรน cospicuo degli ultimi dieci anni (-14.188), con il numero piรน basso di attivitร iscritte alle Camere di Commercio, che per la prima volta in 10 anni sono meno dell’anno precedente (396.993 imprese rispetto alle 397.700 del 2020, ovvero -707). Cifre che da un lato sono organiche a un mercato per certi versi saturo e instabile, come spiegaย Lorenzo Ferrari, presidente dellโOsservatorio Ristorazione: โSe da un lato questi numeri sono normali assestamenti di un mercato fin troppo affollato, dallโaltro sottolineano la differenza marcata di competenze e liquiditร presente tra gli imprenditori del settoreโ. Un contesto nel quale il dinamismo e la capacitร delle aziende di modulare organizzazione e offerta in base alla situazione contingente fanno la differenza : โNel biennio caratterizzato dalla pandemiaโ continua Ferrari โsono sopravvissute o hanno addirittura prosperato quelle realtร che hanno saputo riorganizzarsi tempestivamente, rimboccandosi le maniche tra nuovi modelli di business, produzione di sala e cucina ottimizzata e processi di fidelizzazione dei clientiโ . A sparire sono stati invece molti dei locali che vivevano di passaggio e di turismo โ soprattutto se non supportati dall’attenzione alla qualitร del prodotto โ e quei locali che non si sono adeguati alle potenzialitร offerte dalla digitalizzazione. In ogni caso, perรฒ, il bilancio negativo pesa su tutta la filiera (con una perdita nella produzione agroalimentare per un valore di circa 15 miliardi), con una situazione in cui si evidenziano problematiche ormai croniche โ per esempio la mancanza di personale – e un cambiamento radicale nelle abitudini di prenotazione, consumo e fruizione anche con l’avanzata dell’online, dalle piattaforme di prenotazione e delivery, ai canali social come strumenti sempre piรน usati per informarsi.
Tra le grandi cittร , Roma รจ quella che ha subรฌto con maggiore evidenza gli effetti della crisi: nel 2021, 8 attivitร su 100 hanno chiuso battenti (-2.841, da 34.200 a 31.359); mentre Milano e Torino registrano un -0,6% e -0,4%. Stabile Firenze mentre le grandi cittร del Meridione consegnano un segno positivo: Napoli al +2,5% (19.765 nuove attivitร ) e ancora meglio Palermo al +3,3% (5.840 nuove attivitร ). Riguardo al solo secondo trimestre 2022, secondo LโOsservatorio realizzato da TheFork in collaborazione con Format Research,ย aumentano +5% rispetto allโanno precedente le nuove aperture,ย ma aumentano anche le cessazioni. In Italia le regioni che hanno registrato il maggior numero di imprese nuove nate da ottobre 2021 sono il Lazio (613) la Lombardia (506) e la Campania (394); soprattutto ristoranti di cucina italiana (41%) e asiatica (25%), piรน della metร (56%) rientra in una fascia di prezzo compresa tra 15 e 30 euro.
Chiudono i ristoranti, รจ piรน difficile reimpiegarsi e trovare lavoro? No, non esattamente: la difficoltร a trovare collaboratori nel mondo dell’ospitalitร รจ sempre piรน cronica, con la fuga dalla ristorazione avvenuta giร nella prima fase della pandemia che oggi si confronta anche con una diminuzione di iscrizioni agli istituti alberghieri che fa dunque prevedere un futuro con meno disponibilitร di forza lavoro. Nel 2021-2022 le iscrizioni sono state solo 34.015 (il-47,1% del 2014/2015, l’anno scolastico con il maggior numero di iscritti: 64.296). Anche questo รจ un calo in parte fisiologico, dopo anni di eccessi, dovuti alla fascinazione per questo mestiere indotta dai programmi tv e da una certa comunicazione patinata degli chef star, ma โThe Great Resignationโ – come viene definito questo fenomeno – รจ legato anche alla tendenza da parte di di millennials e Gen Z ad avviare attivitร in proprio, alla disillusione rispetto a questo settore schiacciato da irregolaritร , contratti capestro, lunghe giornate di lavoro a ritmi insostenibili, settore di cui la pandemia a rivelato tuitta la fragilitร . Una sfiducia verso il settore che deve essere contrastata non con operazioni di facciata ma, dice Ferrari, โfacendo sistema e ripensando il settore per attirare e, soprattutto, trattenere i piรน giovani, aprendo a figure professionali piรน consone alle competenze e alle aspirazioni dei nativi digitali e ridisegnando orari e modalitร di lavoro. Lo stesso contratto nazionale andrebbe rivisto per stimolare lโappeal del mondo ristorativoโ.
A proposito di nativi digitali, gli ultimi due anni hanno cambiato radicalmente le abitudini di fruizione e consumo, portando in primo piano servizi e strumenti offerti dalla rete: pagamenti cashless, menu digitali, sistemi di prenotazione online (piรน che raddoppiate rispetto al pre-pandemia: oggi il 39,1% delle prenotazioni avviene via web, a fronte del 49,7% via telefono e lโ11,2% di walk in) e di gestione delivery o take away โ le vere grandi ereditร dell’epoca Covid (un mercato che oggi vale 1,17 miliardi di euro, con 13,21 milioni di utenti nel 2021: +15,3% rispetto al 2020) – self-ordering, app per gestire i turni del personale, la fatturazione e i rapporti con i fornitori. Anche rispetto ai canali di informazione e scelta del ristorante, per quanto il passaparola resti sempre il principale veicolo di informazione (per il 46,13%), l’online prende sempre piรน piede: Google (per il 14,85%)ย per la prima volta preferito rispetto a TripAdviso (per il 10,97%), Instagram (il 7,76% ) e Facebook (il 7,14 ): in totale il 40,72% dei clienti scopre il locale online. Il 13,13% – invece โ si fa incuriosire dal passaggio davanti allโinsegna.
Ma se l’online rappresenta un efficace strumento di comunicazione e un aiuto per i ristoranti, nasconde anche delle insidie, quelle rappresentate dalle campagne di promozione lanciate da piattaforme di prenotazioni on line che promettono sconti anche del 50%, che โ denuncia la Fipe – โrischiano di aggravare ulteriormente la grave crisi che attraversa la ristorazione italiana prima per effetto dei tanti lockdown imposti dalla pandemia e ora per lโaumento vertiginoso ed inarrestabile dei costi dellโenergia che stanno distruggendo i conti economici delle impreseโ.
Il cliente italiano vuole fare nuove esperienze: solo 9 clienti su 100 frequentano abitudinariamente gli stessi ristoranti, il restante 91% cerca nuove insegne anche lontano da casa: solo 4 clienti su 10 vivono in prossimitร dei ristoranti provati, il 33,72% frequenta locali della propria provincia ma non nelle immediate vicinanze di casa, il 19,72% cambia regione e il 7,52 proviene da un altro Paese. Il 33,5% sceglie di frequentare il locale in coppia, il 30,6% con amici, il 28,9% con famiglia, il 3,7% con colleghi o per motivi lavoro, mentre il 2% si presenta al tavolo senza accompagnamento.
Non rassicurante, con le ombre di un conflitto che non accenna a finire e l’incubo degli aumenti energetici diventati una realtร con la quale fare i conti. E che conti. Con il caro energia che si riversa con effetti catastrofici su tutte le attivitร : solo per fare un esempio, il costo nel settore vitivinicolo รจ stato valutato piรน di 3 miliardi di euro, costo che non รจ semplice spalmare sui prezzi al consumo ย – e non รจ un caso che le associazioni di categoria richiedano interventi strutturali, per esempio โun patto di filieraโ auspicato dalla Uiv. Tornando al settore dell’ospitalitร il nuovo rapporto Fipe traccia uno scenario che non รจ molto migliorato, ma non รจ neanche peggiorato cosรฌ tanto, almeno per ora: a fare da spauracchio รจ โ come detto – il rincaro dell’energia e la conseguente difficoltร a far quadrare i conti. Quali sono a oggi le strategie per tamponare questi rincari? Oltre la metร dei ristoranti (il 63,6%) dichiara di aver modificato la propria attivitร : il 20,7% ha ottimizzato i costi di produzione, il 10,3% ha fatto tagli al personale, infine il 32,1% ha ridotto i consumi. Aumenti sui menu: a quanto ammontano? Il 26,95% degli intervistati ha effettuato aumenti inferiori al 5%, il 44,6% tra il 6 e il 10%, il 19,7% tra 11 e 15% e lโ8,75% sopra il 16% (i dati emergono da un sondaggio della web app per la digitalizzazione dei ristoranti Plateform, su oltre mille locali in Italia); aumenti che – sottolinea la Fine – “sonoย ben al di sotto dell’inflazione generale”: a settembre si sono assestati in linea generale al 5,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Tirando le fila, quali sono le prospettive per i prossimi mesi? Mai come ora sarร legato all’andamento del potere di acquisto degli utenti, in un panorama in cui si prevede un progressivo aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche: dunque a essere piรน appetibili saranno i locali accessibili, di fascia medio bassa (come come giร rilevato dall’osservatorio di TheFork)ย scelti prevalentemente per necessitร o per piacere. ย โLa ristorazione รจ vissuta sempre piรน come unโesperienza e non come un bene di prima necessitร . Chi saprร interpretare al meglio questo concetto, sarร protagonista della ripartenza del settore nel 2022 e negli anni a venire dopo un 2021 che ha evidentemente rappresentato lโanno zero della categoria”. Per questo “la ristorazione, oggi, non รจ per tutti”. Sarร sempre piรน difficile sopravvivere per chi si improvvisa:ย “ร un mestiere complesso, appannaggio di chi รจ strutturato e organizzato, di chi รจ in grado di acquisire e formare personale qualificato, di chi fidelizza i clienti, di chi sa strutturare e organizzare il locale come unโazienda, di chi รจ in grado di gestire accuratamente lโaspetto finanziario. E anche di chi si รจ dotato, dove necessario, di sistemi internalizzati di prenotazioni e delivery e di chi ha ridisegnato i ruoli del personale di sala e cucina per rendere i locali piรน performantiโ.
Insomma: “ilย 2022 รจ l’anno della ripartenza, ma non per tutti”.
a cura di Antonella De Santis
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