Carmelo Trentacosti รจ quello che si direbbe un cuoco dโesperienza. A 43 anni, porta in dote un talento affinato in cucine blasonate, affascinato dalla classicitร di una ristorazione che oggi difficilmente sopravvive fuori dal contesto dei grandi hotel (con belle eccezioni), dove il servizio al cliente si trasforma in un raffinato rituale di coccole al tavolo, con la brigata di cucina impegnata in prima linea ad affiancare la sala, perfettamente in grado, per esempio, di padroneggiare un servizio alla lampada. Gli ultimi anni, Carmelo, che รจ originario di Palermo, li ha passati a costruire lโidentitร di una delle tavole piรน celebrate della cittร , quel Cuvรจe du Jour che รจ frutto di una sua intuizione, nellโambito della piรน ampia offerta di ristorazione dellโhotel Villa Igiea (di cui a lungo รจ stato executive chef), punta di diamante dellโospitalitร siciliana allโinterno di un affascinante edificio in stile Liberty, affacciato sul porticciolo di Acquasanta. In questo inizio di 2020, perรฒ, grandi novitร si annunciano allโorizzonte: lโhotel รจ recentemente passato di mano, oggi nel pacchetto del gruppo Rocco Forte, che ha giร avviato una ristrutturazione destinata a protrarsi per i prossimi nove mesi. E in futuro il ristorante Cuvรจe du Jour potrebbe non riaprire piรน.
Ma Trentacosti ha scelto di cogliere lโopportunitร per rimettersi nuovamente in gioco, stavolta nel pieno centro di Palermo, e con un progetto che esula dallโhotellerie, piรน coraggioso per la dimensione in cui prende forma, in una cittร che, per quel che riguarda la ristorazione fine dining, stenta ancora a decollare. Dunque, la nuova cucina di Carmelo โ che ha seguito il progetto dallโinizio, curando anche lโorganizzazione degli spazi di lavoro e la scelta di arredi e stoviglie โ esordisce allโinterno di Palazzo Castrone, edificio tardo-cinquecentesco costruito a pochi passi dalla Cattedrale, con la sua facciata magniloquente e una incredibile fontana marmorea attribuita alla bottega del Gagini, che si scopre esplorando il cortile. Non pochi, infatti, sono i turisti che si spingono a curiosare, attratti dalla bellezza del complesso. E proprio la suggestione dello spazio ha convinto lo chef a cimentarsi con un progetto decisamente fuori dagli schemi, โassoldatoโ dallโarchitetto Giuseppe Forello, che รจ giร proprietario del Castello Lanza di Trabia e presidente della Fondazione Jobs, in qualitร di appassionato collezionista di computer e oggetti tecnologici legati al mondo Apple. Dettaglio, questo, non confinato al mero campo dei segni particolari.
Del Museo Santa Ninfa al piano nobile di Palazzo Castrone, Forello รจ diventato proprietario con lโintenzione di aprire un museo della rivoluzione informatica, per esporre gli oltre 4mila pezzi originali di una collezione sui generis, considerata la piรน completa al mondo, dal primo mitico Apple One (di 27 esemplari esistenti, Forello ne custodisce ben due) fino alle macchine tecnologiche piรน avanzate concepite dal colosso americano dellโinformatica. MEC, come si chiamerร il museo in procinto di aprire, salito il monumentale scalone settecentesco, si presenterร ai visitatori nella sequenza di sei sale affacciate su corso Vittorio Emanuele.
E la sorpresa in piรน รจ costituita dallโofferta gastronomica, come lโacronimo che dร il nome al progetto โ Meet, Eat, Connect โ lascia intuire. Con il museo, il nuovo ristorante fine dining di Carmelo Trentacosti condivide lโinsegna, lโidentitร grafica e il pensiero: โRitrovarsi a tavola รจ uno strumento potente per connettersi con gli altri, e cosรฌ sarร nel nostro spazio, che alle connessioni, cominciando dalle origini dellโinformatica, รจ completamente dedicato. In piรน, anche noi saremo chiamati a interagire direttamente col cliente, secondo lโidea che ho sempre avuto di una cucina in prima linea anche al momento del servizio, con tutta la squadra coinvoltaโ.
Con Carmelo ci sarร un team affiatato, in arrivo da Villa Igiea: 4 in cucina, 5 in sala, per servire non piรน di 25 coperti. E lโofferta si articolerร su due binari paralleli: il caffรจ letterario del mattino, raccolto intorno al bancone in ottone, con una linea di pasticceria e gastronomia per colazioni di lavoro; il ristorante che prende forma di sera, in una delle sale del museo, dove per il servizio della cena si materializzano ogni giorno 8 tavoli, โpiรน uno speciale in cantina, nella saletta riservataโ. E per il dopocena รจ in fase di studio una proposta da salotto-cocktail bar, per chi vuole trattenersi a bere un rum, o arrivare per un drink.
La cucina, invece, รจ parzialmente a vista, dietro una bella vetrata, tutta giocata, per ovvi motivi di convivenza con uno spazio storico, su piastre a induzione. Ma da MEC, come si mangerร ? โI dieci anni trascorsi a Villa Igiea mi hanno plasmato: la mia รจ una cucina tecnica, colorata, che ricerca anche prodotti particolari, ma sempre devota a una certa classicitร . Voglio valorizzare il lavoro del cuoco e del maรฎtre, portare la lampada in sala, scaloppare una baffa di ricciola al tavolo, preparare una crepe suzette davanti al cliente, che merita di vedere professionisti preparati allโopera. Saremo moderni nel far convivere questa impostazione con un approccio piรน fresco, ma la storia della grande ristorazione mi affascina, e non merita di essere dimenticata. Mi piacerebbe ricreare quello che era il Charleston negli anni Settantaโ. Dunque, lโallure del mitico ristorante dello stabilimento Liberty proteso sul mare di Mondello. Da Mec si potrร scegliere se ordinare alla carta โ โbreve, circa 6 proposte per tipologiaโ – o provare un percorso degustazione, di mare o terra, rispettivamente a 90 e 80 euro. Circa 20 euro, invece, serviranno per una portata principale. โAllโinizio verranno a trovarci molti dei clienti conosciuti in tanti anni a Villa Igiea, ma lโintenzione รจ quella di lavorare con i turisti che arrivano in cittร . Conquistare i palermitani sarร piรน difficile? Certo, ma ci proveremoโ.
MEC โ Palermo โPalazzo Castrone โ da febbraio 2020 โ www.mecpalermo.it
a cura di Livia Montagnoli
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