Food Tech, nel mondo e in Italia. Giro d'affari in crescita costante per chi investe su cibo e tecnologia

13 Ago 2016, 08:32 | a cura di

Gli ultimi dati non fanno che confermarlo: il 2015 ha visto esplodere il settore che mette al servizio dell'industria alimentare tecnologie all'avanguardia e strumenti digitali. E il trend positivo continua nel 2016: ecco chi ne beneficia e cosa succede in Italia. 


Investire nel food tech

L'ultima indagine di settore arriva dal report annuale di Rosenheim Advisors, relativo a un 2015 che ha visto crescere con andamento costante il giro d'affari del comparto food tech. E d'altronde il business di questo ecosistema che mette tecnologie all'avanguardia e strumenti digitali al servizio dell'industria alimentare e del settore enogastronomico merita di essere tracciato con attenzione sempre maggiore, visto il volume di investimenti che è in grado di generare a livello globale. 6,8 miliardi di dollari nel corso del 2015, per essere precisi. Stando ai dati elaborati, il gioco lo conducono ancora Stati Uniti, Cina, Germania, India e Regno Unito; l'Europa, nel complesso, ha investito circa un miliardo di dollari. Ma un trend positivo è innegabile anche nel nostro Paese, che a partire dalla consegna del cibo a domicilio (il settore finora più attraente e remunerativo) sta lentamente virando verso altri segmenti, dalla ricerca di ristoranti all'e-commerce di prodotti enogastronomici, alle etichette intelligenti. In Italia il volume di affari  che coniuga cibo e tecnologia sfiora i 135 miliardi di euro, molto si deve agli investimenti delle food start up, che nel mondo hanno attirato 5,7 miliardi di dollari solo nel 2015 (facendo registrare un incremento annuo del 152%). Ed è solo l'inizio. L'indagine prefigura scenari futuri incoraggianti.

Un 2016 incoraggiante

Nell'anno in corso è già iniziato un processo di consolidamento delle piattaforme di food delivery, di cui abbiamo già ampiamente trattato, che stanno rapidamente conquistando quella fetta di mercato finora esclusa dal servizio a domicilio, dai ristoranti stellati allo street food di qualità. Fino a tracciare un trend nuovo, in arrivo da oltreoceano ma già sperimentato anche da qualche pioniere italiano, che prevede la produzione di cibo a uso esclusivo del food delivery. Intanto sopravanzano anche le piattaforme di e-commerce, che prospettano al consumatore un mercato sempre più diversificato e attento alle soluzioni iper-locali, con positive ricadute per il made in Italy enogastronomico. Mentre i ristoratori vedranno ampliarsi ulteriormente il ventaglio di possibilità per fidelizzare il cliente via app, intercettando le sue preferenze e abitudini alimentari e offrendogli nuovi servizi. E tutti intuiscono quanto lo sviluppo e il sostegno di nuove start up sia linfa vitale per un settore sempre più attrattivo come quello del food tech.

L'Italia e il food tech

A questo scopo, prima dell'estate, a Roma nasceva Startupbootcamp Foodtech, il primo acceleratore globale e indipendente nel mondo dedicato al food tech. Tra i partner in prima linea anche il Gambero Rosso. Mentre dal Sud dell'Italia arrivano gli esiti dell'Agrogeneration tenutosi tra Messina e Catania dal 18 al 22 luglio, con il contributo del CREA e del Mipaaf e la partecipazione di tante realtà del settore, come Future Food Institute e Ruralhub. Nell'ambito della manifestazione incentrata sulla nutrizione del pianeta, l'hackaton Feeding Fairha proposto soluzioni innovative che fanno leva sulla tecnologia per aiutare il comparto alimentare. Tra queste lo Scarto d'oro, per riutilizzare gli scarti di pomodoro nella realizzazione di nuovi prodotti, Food Farm'ony– una mappa fisica ed elettronica per suggerire ai turisti nuovi percorsi sensoriali incentrati sul cibo – e Food Flowers Pirates, che scommette sulla produzione e commercializzazione di fiori edibili. Il mondo del food tech è bello perché è vario.

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