L’ordine non รจ necessariamente cronologico (o sรฌ), ma c’รจ una progressione nel modo in cui si guarda alla pizza oggi – soprattutto quella napoletana – che รจ figlia del lavoro certosino di alcuni professionisti su temi che una volta semplicemente non erano centrali, qualitร e ricerca su tutti. E oggi che appaiono scontati, รจ bene sottolineare – giocando sulle pizze iconiche – che dai fondamentali non si scappa.
Ab inizio fu Enzo Coccia a tracciare una nuova strada, portando di fatto nella modernitร l’arte dei pizzajuoli napoletani, attraverso lo studio di nuove tecniche di impasto e la selezione di prodotti di grande qualitร , dagli oli extravergini d’oliva al pomodoro del piennolo del Vesuvio. La sua Margherita รจ il simbolo della rivoluzione, inarrestabile, dettata dalla ricerca.
Il passo dei passi fu fatto da Franco Pepe che ha toccato lโintoccabile Margherita premunendosi di chiamarla โsbagliataโ per evitare inutili quanto sterili polemiche. Nellโintento di valorizzare il pomodoro riccio di Caiazzo, ne ha di fatto invertito gli ingredienti, pur conservandone il gusto e lo spirito. A lui il merito di aver cambiato lโimmagine del pizzaiolo portandola alla stregua di quella dei piรน blasonati chef, grazie al suo aspetto lindo e professionale, a metร strada tra il chirurgo e lo scienziato.
Arrivรฒ il turno del genio folle dellโindomabile Francesco Martucci, che, nella sua โTana delle Tigriโ, come egli stesso ama definire il suo laboratorio creativo, fucina di capolavori, ha portato la marinara nel futuro senza il bisogno di chiamare il Dr.Emmett โDocโ Brown e la sua DeLorean, sperimentando le ormai tanto imitate tre cotture (vapore, fritta e al forno) e selezionando le migliori materie prime, come il pomodoro, in questo caso arrosto, le alici di Trapani, le olive caiazzane, i capperi di Salina, il pesto di aglio orsino e lโorigano dei Monti Lattari.
Poi รจ toccato al D10OS della pizza, Diego Vitagliano. Questa volta la Mano de Dios non รจ servita per segnare un goal ai mondiali, ma per stendere una pizzaย soffice e leggera come una nuvola. ย โSbagliandoโ volutamente la Marinara, il buon Diego lโha arricchita di un inusuale contrasto di dolcezza, con la confettura di pomodori cannellini del Vesuvio, e il profumo intenso ed erbaceo dellโaglio orsino, trasformandola di fatto in un vero e proprio elogio dellโessenzialitร .
Ultimo in termini di tempo Francesco Capece da San Cipriano Picentino che, trapiantato nella capitale meneghina, ha creato la sua Umaminara, servendola come fetta singola, con lavorazioni d’alta scuola e trasformazione in crema di tutti gli ingredienti come rette parallele, che, se in geometria si incontrano solo allโinfinito, qui si incontrano sul palato in una vera e propria esplosione di gusto.
A cosa serve questo elenco? A dimostrare che se da un lato queste pizze hanno ispirato i piรน, creando un filone di rinnovamento, dallโaltro ormai gli epigoni mettono in piedi accostamenti sempre piรน azzardati, a volte, parafrasando Bruno Barbieri, creando dei veri e propri โmappazzoniโ: sorvolando sui fritti sommersi da creme e salse che inevitabilmente ne compromettono la croccantezza, ecco indigesti quanto inutili fili di peperoncino, fiori eduli ovunque, gamberi di Mazara morti due volte, abbinati alla qualunque e sacrificati sullโaltare del foodporn, con la convinzione errata che forse la pizza ยซpiรน โnguacchiata รจ meglio รจยป. Pizze dalla struttura e altezza adatte piรน per le fauci di un Carcharodon Carcharias Linnaeus, il Grande Squalo Bianco, che per la bocca di un comune essere umano.
Una cosa che appare inconfutabile, o quasi, รจ che le pizze (cosiddette) gourmet, poichรฉ cambiano di continuo, hanno vita breve, lo spazio di un menu stagionale, di una serata stampa, di un evento. Quelle che restano sono le classiche, la Margherita e la Marinara, che, pur reinterpretate dai nostri maestri in chiave moderna, sono sempre le grandiose Margherita e Marinara. Non si puรฒ andare dai Masanielli senza provare la Futuro di Marinara, come non si va via da Pepe in Grani senza assaggiare la Margherita Sbagliata. Come per dire che si puรฒ (e si deve) sperimentare, viaggiare, girare il mondo, ma alla fine si torna sempre a casa. La pizza cosโรจ se non un cerchio perfetto?
Consiglio per le nuove leve: invece di riempire le pizze di ingredienti (una volta ne abbiamo contati ben 18) senza alcuna logica, pensate al gusto finale. I migliori piatti della cucina italiana sono fatti da tre ingredienti e sono quelli che non moriranno mai.
Niente da mostrare
Resetยฉ Gambero Rosso SPA 2025 – Tutti i diritti riservati
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8
registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novitร del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.