Nel mezzo di una distesa innevata dell’Hokkaido o lungo una spiaggia assolata di un’isola del sud del Giappone, troverai sempre una vending machine. Resta lì, isolata e luminosa, con le sue lattine perfettamente ordinate dietro il vetro. Anche quando intorno non c’è nessuno, la sua presenza rimane rassicurante e silenziosa. Non importa quanto remoto sia il paesaggio: la vending machine c’è, operativa e impeccabile, come se aspettasse quel momento esatto in cui qualcuno – chiunque – possa avere bisogno di lei. Ma cosa rende queste macchine così iconiche?
Il primo distributore automatico giapponese è stato creato nel 1904 da Tawaraya Takashichi. Non vendeva drink e snack, bensì cartoline e francobolli. Solo a partire dagli anni Sessanta, grazie all’utilizzo più frequente dalla moneta da 100 yen, sono state introdotte le prime macchine capaci di servire sia bevande calde che fredde, una novità rivoluzionaria che ha aumentato la praticità e l’accessibilità del servizio, anche nei mesi più freddi. L’adozione fu favorita da fattori sociali come la crescente urbanizzazione, la sicurezza pubblica (che permette di installare distributori ovunque senza timori di vandalismo), l’autonomia e l’efficienza della macchina.
Oggi, con una densità di circa un distributore ogni 23 persone, il Giappone (secondo l’Associazione Nazionale dei Produttori) ospita più di 5,5 milioni macchine automatiche sparse ovunque: sui marciapiedi delle città, nei vicoli di paese, lungo i sentieri di montagna e persino in aree completamente isolate. È difficile camminare per più di 100 metri a Tokyo senza imbattersi in almeno un distributore automatico. Sono presenti fuori dalle stazioni ferroviarie, nei vicoli meno battuti, nelle aree rurali, nei parcheggi, dentro hotel, scuole, ospedali, edifici aziendali e persino vicino ai templi.
Sebbene i distributori di bevande siano i più comuni, e rappresentino circa il 50% del mercato, l’offerta è diventata negli anni incredibilmente variegata. Oggi si possono acquistare bibite come tè verde, caffè, acqua aromatizzata, energy drink, latte di soia e zuppa di miso. Inoltre, è possibile trovare cibo confezionato e non, come torte artigianali, dolci giapponesi, ramen istantaneo (con acqua calda erogata direttamente), hamburger, sushi confezionato, bento, patatine, pizze e snack. Altri prodotti includono articoli per l’igiene e la vita quotidiana come mascherine, ombrelli, guanti, spazzolini da denti e caricabatterie.
Your Name (2016)
La presenza onnipresente dei distributori automatici si riflette in numerosi anime, manga e film. Un esempio è l’anime Your Name (2016), di Makoto Shinkai, dove uno dei personaggi acquista una bevanda al distributore, un gesto di abitudine quasi meccanica. Nel film The Ramen Girl (2008), diretto da Robert Allan Ackerman, si racconta la storia di una giovane donna americana che si trasferisce a Tokyo per imparare l’arte del ramen sotto la guida di un maestro giapponese. Le vending machine compaiono come elementi di sfondo che arricchiscono l’ambientazione urbana e culturale della città. Anche se non sono protagoniste della trama, la loro presenza è costante e significativa: si vedono spesso lungo le strade affollate , nei vicoli o accanto ai piccoli ristoranti di quartiere. I distributori automatici nel film rappresentano quella familiarità quotidiana giapponese che contrasta con l’insicurezza e lo spaesamento della protagonista.
The Ramen Girl (2008)
Il film Fast and Furious: Tokyo Drift (2006), diretto da Justin Lin, è ambientato nel cuore pulsante di Tokyo, le vending machine definiscono l’atmosfera unica della città, rendendo la fotografia visivamente affascinante. Le scene di drifting e inseguimenti si svolgono principalmente in quartieri notturni come Shibuya e Shinjuku, dove le strade sono illuminate da neon, insegne lampeggianti e, ovviamente, file di distributori automatici colorati e brillanti.
Fast and Furious Tokyo Drift (2006)
Reborn as a vending machine-I now wander the dungeon (titolo originale: Jidohanbaiki ni Umarekawatta Ore wa Meikyu ni Samayo) è un anime fantasy isekai estremamente singolare, basato sull’omonima light novel. La trama ruota attorno a un uomo che muore in un incidente e si reincarna… come distributore automatico. Il fatto che un’intera opera fantasy sia costruita attorno all’idea di rinascere come un distributore automatico testimonia quanto profondamente radicato sia il concetto di jidohanbaiki nella cultura giapponese.
Reborn as a vending machine
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