Modello francese

Conti in rosso e concorrenza agguerrita. Che cosa si nasconde dietro la possibile fuga di Carrefour dall’Italia

Il colosso francese della Gdo taglia nuovi impiegati negli uffici di Milano e valuta l'ipotesi di cedere la rete italiana. Tutti i motivi della crisi

  • 08 Luglio, 2025

Carrefour sembrerebbe pronto a mettere la parola fine alla sua avventura in Italia. Dopo anni di perdite consistenti, strategie di ristrutturazione e tagli al personale – l’ultimo del 25% dei dipendenti nella sua sede centrale di Milano – il colosso francese della grande distribuzione starebbe pensando alla cessione degli oltre mille punti vendita disseminati per la Penisola ad altri player. Un’operazione che il gruppo non ha mai smentito né confermato, mentre i rumor sul lento e sofferto “arrivederci” al mercato italiano si rincorrono da mesi. Ma quali sono le vere ragioni dietro questa possibile uscita di scena?

Bilancio in rosso e il nodo franchising

Le difficoltà di Carrefour in Italia sono sotto gli occhi di tutti da tempo. Negli ultimi anni il gigante della Gdo ha accumulato perdite significative nel nostro Paese: circa 115 milioni di euro nel 2022, 129 milioni nel 2023 e 93,5 milioni nel 2024, con un totale stimato da Mediobanca di quasi 874 milioni di perdite tra il 2019 e il 2023. Risultati negativi, dovuti solo in parte alla riduzione del potere d’acquisto dei consumatori nostrani. A pesare è soprattutto la concorrenza agguerrita di discount come Lidl, della tedesca Schwarz, che solo due anni fa ha registrato una crescita di fatturato del 9,2%, superando i tradizionali ipermercati. Una sfida complessa da fronteggiare in un mercato “complicato”, a detta della catena fondata ad Annecy nel 1959.

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A incidere c’è, però, anche un modello di business che non ha reso profittevole l’attività diretta. Per contenere le perdite e ridurre i costi, Carrefour ha infatti puntato molto sul franchising. Su 1200 punti vendita in Italia, solo 211 oggi sono di proprietà diretta, mentre la stragrande maggioranza sono gestiti con accordi che generano solo un decimo del fatturato totale della società. Una trasformazione che ha alleggerito il peso di asset e costi fissi, ma che ha ridotto il controllo diretto sul mercato, limitando le possibilità di rilancio.

Il piano di riorganizzazione e i licenziamenti a Milano

Parallelamente, anche la rete diretta ha subito una contrazione significativa. Basti pensare ai tagli effettuati nel 2021, quando venne avviata una procedura di licenziamento collettivo con 769 esuberi. Quattro anni più tardi la storia si ripete. Con una nota il 5 luglio scorso, l’azienda guidata in Italia dal ceo Christophe Rabatel ha annunciato un piano di riorganizzazione della sede centrale di Milano che coinvolge 175 licenziamenti su circa 800 unità. Una scelta motivata come necessaria per «garantire una maggiore agilità commerciale». Ma annunciata da Carrefour solo a seguito delle indiscrezioni riportate dal settimanale tedesco Lebensmittel Zeitung di un possibile abbandono del Paese. La decisione ha suscitato dure reazioni da parte dei sindacati, che hanno definito i licenziamenti «inaspettati e inaccettabili», denunciando scelte aziendali sbagliate e la necessità di un confronto urgente. «Chiediamo di garantire l’occupazione e non scaricare sui dipendenti scelte aziendali sbagliate», si legge in una nota firmata Filcams Cgil, Fisascat e Uiltucs.

carrefour

Cessione “spezzatino”

Dopo aver già abbandonato mercati come Grecia, Colombia, Cina, Taiwan, Giordania e Oman, Carrefour sembrerebbe intenzionata a procedere con un ulteriore disimpegno internazionale, con l’Italia nel mirino come prossimo Paese da cui uscire. Le trattative, ancora riservate, coinvolgerebbero alcuni dei principali operatori della grande distribuzione italiana, come la bolognese Conad, il colosso Esselunga e Penny Market del gruppo Rewe. In questo scenario, i discount potrebbero acquisire i punti vendita più adatti al loro modello, soprattutto i Carrefour Express nelle aree urbane, mentre le insegne italiane punterebbero su altri segmenti come ipermercati e supermercati di medie dimensioni. Una parabola che ricorda quella di Auchan, le cui attività dal 2019 sono state acquisite in larga parte da Conad segnando un passaggio cruciale nel panorama della grande distribuzione italiana.

Un’eventuale uscita di Carrefour rappresenterebbe dunque l’ennesima svolta per il mercato italiano della Gdo. La rete verrebbe infatti frammentata tra diversi attori, aprendo la strada a un ridisegno del panorama distributivo nazionale. La decisione finale spetterà ai vertici parigini, in particolare all’amministratore delegato globale Alexandre Bompard, il cui mandato scadrà il prossimo anno. Bompard ha comunque confermato che nei prossimi mesi il gruppo sarà «molto attivo» nel valutare vendite o partnership, non solo in Italia ma anche in altri mercati, lasciando aperta la porta a un cambiamento radicale nella presenza di Carrefour nel nostro Paese.

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