Turismo

Dalle colonie al turismo europeo: ecco come Ventimiglia sta riscrivendo la propria identità turistica

Per decenni Ventimiglia è stata un luogo di passaggio: colonia estiva per bambini, mercato di frontiera, ultima fermata prima della Francia. Oggi la città ligure si riscopre destinazione turistica, con numeri in crescita e nuovi servizi

  • 28 Luglio, 2025

C’erano i dormitori, i letti a castello, il refettorio dove si mangiava in silenzio, le giornate scandite dal suono di una campanella. Ventimiglia, come molte località liguri, negli anni Cinquanta e Sessanta diventava in estate una città di bambini. Arrivavano in treno da Milano, Torino, Novara, con una valigia e l’etichetta al collo. Erano figli di operai, impiegati, insegnanti e trascorrevano intere settimane in colonia, tra bagni al mare, ginnastica e canzoni in coro. Alcune erano pubbliche ma altre private, finanziate dalle grandi aziende italiale come Olivetti, Agip, Montecatini, ed erano anche spazi di cura: spesso i bambini cagionevoli di salute venivano portati lì per settimane – come ricorda l’attore Giacomo Poretti in un racconto scritto per La Stampa: «Le colonie sono state uno dei momenti di maggior democrazia sociale, che ha permesso anche ai figli dei proletari di vedere il mare per la prima volta… ma il giorno più bello era l’ultimo, quando si ritornava a casa da mamma e papà»
In Liguria ne sorsero decine, molte delle quali, come a Ventimiglia, scomparvero tra gli anni Ottanta e Novanta, vendute, abbandonate o trasformate in residence.

Ventimiglia oggi

Dopo il declino delle grandi strutture estive e il graduale smantellamento del sistema mutualistico, tra anni Ottanta e Novanta la città ha vissuto una fase di transizione in cui il turismo si è mantenuto su scala locale o di prossimità. Ventimiglia era più spesso una tappa che una destinazione: ci si fermava per il mercato del venerdì, per una passeggiata sul lungomare o prima di attraversare il confine verso Mentone. I turisti erano perlopiù francesi in cerca di convenienza, o italiani diretti altrove. Negli anni Duemila, con l’apertura del nuovo valico autostradale e l’ampliamento della stazione ferroviaria, la città ha cominciato a riconfigurarsi anche logisticamente, ma senza una vera strategia di attrattività. Le presenze si concentravano in estate e i servizi erano ridotti, frammentari, spesso legati al commercio transfrontaliero.

Nel 2024, invece, ha superato le 200mila presenze turistiche annue, con un incremento del 9,2% rispetto all’anno precedente, secondo i dati diffusi da Riviera Time e confermati dal Comune. Un risultato che la colloca tra le località liguri a più rapida crescita, dietro solo a Sanremo. A cambiare, però, non sono solo i numeri, ma il modo in cui la città ha deciso di raccontarsi.

Cala Del Forte Ventimiglia

Il sindaco Flavio Di Muro ha parlato esplicitamente di «una Ventimiglia che cambia pelle», aggiungendo in un’intervista al Secolo XIX che «non si può realizzare un calendario turistico basandosi solo sulle tradizioni, bisogna rispondere alle esigenze di tutte le fasce d’età ». Per questo motivo l’amministrazione ha triplicato i punti informativi IAT, potenziando l’accoglienza in stazione e al porto, ha investito su nuovi eventi culturali e ha rafforzato i gemellaggi con città come Mentone e Monaco. Anche l’assessora al turismo Serena Calcopietro ha sottolineato la volontà di trasformare Ventimiglia da città commerciale a città turistica, puntando sulla valorizzazione della natura, dell’enogastronomia e di una rete di servizi diffusa durante tutto l’anno.
Il porto turistico Cala del Forte, completato nel 2021 con i suoi 178 posti barca, è diventato un simbolo di questa nuova fase, così come la prima tratta della ciclovia della Riviera dei Fiori, che ha ricevuto nel 2025 il premio Italian Green Road Award. A questi si aggiungono il rilancio del Belvedere Resentello, sede di concerti e yoga all’alba, l’apertura del Museo Civico nella Fortezza dell’Annunziata, i percorsi naturalistici attorno ai Giardini Hanbury e il ritorno degli spettacoli nell’area archeologica di Nervia.

Ventimiglia è oggi una città che intercetta nuovi flussi turistici senza perdere del tutto la sua vocazione familiare. Non è diventata una meta inflazionata, come alcune sorelle liguri più note, ma ha trovato un equilibrio tra il turismo esperienziale e la continuità con la propria storia. Il contributo della tassa di soggiorno nel 2024 ha superato i 190.000 euro: un piccolo segnale economico, certo, ma anche un indicatore del nuovo posizionamento della città.

Il ritorno: il mare, la memoria, il futuro

Chi torna a Ventimiglia dopo trent’anni non ritrova le camerate né le vecchie cucine delle colonie, ma riconosce il suono del mare al mattino, la luce tra i vicoli, il respiro ampio della scogliera. Tornare da adulti, dopo aver trascorso qui le estati dell’infanzia, è come aprire un cassetto dove si conservano impressioni più che immagini. I bambini di allora sono i turisti di oggi, e il cortocircuito emotivo è inevitabile: la stessa spiaggia che un tempo era rigidamente divisa tra sezioni ora è frequentata da famiglie franco-italiane, ciclisti in viaggio lungo la costa e coppie che si fermano a guardare il tramonto con un bicchiere di bianco.

La memoria delle colonie non è solo nostalgia, ma un modo per leggere il presente. Ventimiglia ha saputo reinventarsi senza diventare irriconoscibile. Non è più la città dei bambini in fila per due, ma non è neppure una cartolina patinata per turisti frettolosi. È, forse, una città in transizione: più consapevole, più curata, ancora accessibile. E in questo equilibrio tra passato e futuro, chi c’è stato da piccolo può ritrovare qualcosa.

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