Banchetti da lavoro disposti in strada per impedire il passaggio e telai come barricate. Non si tratta dell’opera di alcuni teppisti, ma della nuova protesta delle pastaie di Bari vecchia. Nel cuore del Borgo Antico le “signore delle orecchiette” hanno bloccato l’accesso al famoso vicolo di via Arco Basso dopo che la polizia annonaria nei giorni scorsi ha sequestrato ben 151 chili di prodotti alimentari esposti in vendita sulle bancarelle. Taralli dolci e salati, pasta fatta a mano e pomodori secchi sono finiti sotto la lente d’ingrandimento non per la loro qualità, ma per la mancanza di autorizzazioni. Il motivo? Prodotti riconosciuti come industriali ma spacciati per artigianali, dunque commercializzati illegalmente.
Tre pastaie sono state multate per occupazione abusiva e commercio illecito su suolo pubblico, mentre una quarta ha ricevuto una multa per indebita occupazione di spazi esterni. Oltre al sequestro dei prodotti alimentari, sono stati posti sotto sigillo anche i banchi utilizzati per l’esposizione. Una stretta che ha suscitato immediatamente la reazione delle venditrici, con una mobilitazione spontanea contro i controlli sempre più severi che nella giornata di mercoledì 20 agosto ha dato vita a momenti di tensione. Gli animi sono stati placati grazie all’intervento dei carabinieri e a una trattativa lampo con il Comune, tramite cui le pastaie hanno discusso dei recenti fatti e rivendicato la sopravvivenza della tradizionale esposizione delle orecchiette.
Pietro Petruzzelli, assessore allo Sviluppo locale, ha però messo i puntini sulle “i”, ricordando che l’amore per le orecchiette fresche è sacro, mentre la vendita di prodotti industriali senza autorizzazione non lo è affatto. «Le pastaie possono esporre i loro telati con orecchiette fresche o cimentarsi nella preparazione in strada in modo dimostrativo. Ma la vendita vera e propria, soprattutto di prodotti non artigianali o industriali, senza la necessaria autorizzazione è vietata», ha spiegato Petruzzelli, aggiungendo che «qualcuna si sta già mettendo in regola».
Una posizione sostenuta anche da Carla Palone, assessore alla Vivibilità urbana, che ha sottolineato come la polizia locale «applichi regole uguali per tutti, a tutela dei consumatori e della stessa immagine delle pastaie, riconosciute come simbolo autentico di Bari Vecchia». La verifica riguardante tracciabilità e autorizzazioni è infatti la stessa che viene applicata ai mercati e ai ristoranti cittadini, «nulla di particolare né fuori contesto».
L’episodio non è però solo una questione di controlli, perché segna l’ennesimo capitolo di una vicenda che dura da tempo. Un vero e proprio ritorno alla “guerra delle orecchiette” che ha cominciato a far parlare di sé sin dal 2024, finendo sotto l’occhio vigile della Procura di Bari. L’oggetto dell’indagine è la presunta truffa ai danni di turisti ignari che avrebbero acquistato orecchiette industriali spacciate per artigianali.
Una pratica che, se confermata, metterebbe a serio rischio non solo l’economia locale ma anche l’autenticità di un’attrazione considerata patrimonio culturale. Anche per questo, da quest’anno l’amministrazione comunale ha disposto nuove regole, imponendo alle pastaie di formalizzare la loro attività attraverso la registrazione presso la Camera di Commercio e di rispettare le norme igienico-sanitarie nella preparazione delle orecchiette. Obblighi e restrizioni – come il divieto di vendere direttamente per strada le orecchiette prodotte, che potranno invece essere realizzate esclusivamente a scopo dimostrativo – che negli scorsi mesi hanno già spinto le pastaie a scendere in piazza, in un clima di crescente tensione tra tradizione e regolamentazione.
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