Tre le trincee

Il rifugio delle Dolomiti dove mangiare carne alla brace e dormire in vecchie botti

Un’escursione tra larici e mughi conduce a un rifugio autentico in Val Badia, dove pascoli, trincee e cucina di montagna si incontrano a duemila metri di quota

  • 28 Agosto, 2025

Il sentiero ricalca le curve di una vecchia pista da sci, in estate una mulattiera ghiaiata che si arrampica tra larici e mughi. Il respiro accelera a ogni tornante mentre la foresta di conifere si apre gradualmente su una conca verde che sembra un invito: ecco che all’orizzonte compare il Rifugio Scotoni, nascosto tra le Dolomiti come un tesoro antico.

L’alta Val Badia si rivela lentamente lungo il cammino. In primavera, il pascolo brulica di primule, crochi e genziane; il sottobosco vibra intorno alle scarpe, tra piante di erica e stelle alpine. Ogni passo si fa festa, con il profumo pungente dei prati che anticipa l’alta quota. Dopo un’ora e qualche minuto di salita a passo costante, immersi nelle rocce delle Dolomiti di Fanes e del suggestiva vetta del Lagazuoi, la baita emerge: un rifugio dalle pareti di pietra e legno antico, perfettamente integrato nel paesaggio. Di fianco un piccolo ruscello.

Il calore della stube tirolese

Dentro, lo Scotoni accoglie con il calore di un salotto di montagna. Rustici mobili artigianali, vecchi legni grinzosi, una stufa tirolese e una griglia a vista, dove la carne arrostisce come una promessa d’autenticità, ncosì la definirebbe chi ha abitato le sue stagioni per cinquant’anni, come la famiglia Agreiter. L’ambiente non pretende eleganze formali, ma trasuda ospitalità genuina. Nella stube risuonano risate e racconti: famiglie, escursionisti, genitori con bambini attratti dagli alpaca e dal piccolo parco giochi all’esterno.

I segni delle trincee

La zona che circonda il rifugio porta ancora i segni della Grande Guerra; è faticoso da credere che intorno a questa straordinaria oasi di pace e bellezza a duemila metri si siano svolte alcune delle più cruente battaglie della Prima guerra mondiale tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche.

Oggi, camminando tra i pascoli e le rocce, è possibile imbattersi in vecchie postazioni, trincee e gallerie scavate nella roccia, testimonianze silenziose di un passato segnato dal sacrificio e dal coraggio. Il sentiero stesso, con le sue curve e tornanti, ricalca in parte i percorsi militari che un tempo collegavano i fortini, trasformando ogni escursione in un viaggio che unisce natura, storia e memoria. Non lontano dal rifugio sorge una bellissima chiesetta in legno, eretta per commemorare i caduti, che dovevano combattere non solo contro il nemico, ma anche contro le estreme condizioni dell’alta montagna.

Non lontano da lì, vale la pena visitare la suggestiva Galleria degli alpini del monte Lagazuoi. Meno battuta, e altrettanto bella, la Galleria Goiginger, che si trova all’interno del Sasso di Stria, con una serie di cunicoli che attraversano orizzontalmente quasi tutta la parete est della montagna, per quasi cinquecento metri. Ci si muove al buio, quindi è utile affittare un caschetto con le torce.

Carni alla brace, graukäse e kaiserschmarren

Lo Scotoni è sicuramente una tappa immancabile per chi visita queste zone. La cucina è una celebrazione del territorio. Alla brace sfrigolano tagli di carne sapientemente arrostiti (fantastico il tomahawk di manzo austriaco con frollatura di 40 giorni), e i primi, come le tagliatelle al ragù di selvaggina e polenta con i funghi, rispettano le stagioni.

Non mancano i piatti curiosi che raccontano l’alta montagna, come il graukäse, il cosiddetto “formaggio grigio” (qui la storia della famiglia Laner che lo produce in Valle Aurina) tra i più magri al mondo, con appena il 2% di grassi. Tradizionalmente servito con cipolla, olio e aceto per stemperarne il sapore intenso, qui allo Scotoni arriva in una versione semplice e rustica, in cui il gusto forte e leggermente pungente del formaggio si armonizza con la dolcezza della cipolla. Lo speck viene fatto in casa. Molto apprezzato al rifugio il kaiserschmarren, una specie di frittata dolce tipica del Trentino-Alto Adige. La carta dei vini conta 400 etichette, il servizio a volte può risultare un po’ lento, si consiglia quindi di arrivare presto.

Dormire in una botte in montagna

Al rifugio è anche possibile dormire: camere semplici, in legno di larice, da quattro a sei posti, con bagni privati o in comune, arredate in stile tirolese. Non manca una “botte” in legno per chi cerca qualcosa di intimo e singolare. Al mattino, la luce filtra tra travi e letti a castello, mentre fuori comincia la giornata alpina.

Al di fuori, i pascoli distesi invitano alla lentezza. I bambini corrono liberi, attirata anche da caprette e alpaca; le escursioni si moltiplicano: al Lago di Lagació in poco più di 45 minuti lungo il sentiero 20, o verso il Rifugio Lagazuoi e la vetta storica della Grande Guerra, con feritoie e gallerie ancora visibili. La fatica è ripagata da panorami incredibili, da quell’ovattata sensazione di trovarsi in un luogo pieno di pace.

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